Aria pesante, ieri a Cornaredo, e un Renzetti deluso davanti ai microfoni dei giornalisti: “Ci sono dei giocatori che non rendono come ci si sarebbe aspettato. Continuo a pensare che questa sia la rosa migliore di questi tre anni di Super League: il primo anno, per dire, giocavamo con Markaj titolare. Però, dopo avere visto queste ultime partite, penso proprio che qualcosa l’allenatore debba fare. I giocatori ci sono, pretendo i risultati. Mi dà fastidio sentire un allenatore che dice la classifica non gli interessa. A volte, mi sembra che non sia scoppiata la scintilla tra il gruppo e lo staff tecnico. Di chi è la colpa di tutto questo? Di tutti, anche mia. Ho preso giocatori che non mi piacevano, mi sono fatto convincere da qualcuno; invece, io sono uno che deve decidere di testa sua. I soldi sono i miei, se sbaglio sono miei anche gli errori. Non voglio retrocedere; qua ballano milioni di franchi, e non ce lo possiamo permettere.”
Queste ultime frasi non sono però piaciute al tecnico Pier Tami, che ha così ribattuto, al microfono di Nicolò Casolini della RSI: “Se lo dice lui… Non è mai entrato nello spogliatoio. Ovviamente, come tutti, è libero di dire ciò che vuole. Io sono dispiaciuto soprattutto per la squadra. Fa male aver fatto la partita, mettercela tutta, e pagare a caro prezzo ogni piccolo errore. Sono comunque d’accordo che bisognerà cambiare atteggiamento, perché chi si difende in dieci raccoglie più punti di chi vuole fare un gioco più propositivo.”
Cosa sta succedendo al Lugano? La partita di ieri non doveva essere particolarmente difficile da preparare: la formazione messa in campo da Yakin era la stessa di giovedì, e ha giocato allo stesso modo. Il problema è stato di tipo atletico: la squadra, al di là del possesso palla (70% nella prima frazione, 66% complessivo), ha tirato nello specchio della porta solo due volte, e non è mai riuscita ad alzare il ritmo a livello tale da riuscire a scardinare la munitissima difesa avversaria. Non che il GCZ abbia fatto di più: ma ha avuto una percentuale realizzativa del 100%. Poi, come diceva Tami a fine partita, se fosse entrato il pallone di Gerndt che ha colpito la parte superiore della traversa, nella prima frazione, forse avremmo commentato una partita diversa.
La condizione atletica, dicevamo. Diversi giocatori chiave sono stati lasciati ieri in panchina (Mariani è subentrato per via dell’infortunio occorso a Piccinocchi, ma ha dovuto lasciare il campo prima del 90′ per un indurimento muscolare). Il problema è che sembra che le seconde linee non siano all’altezza: l’U21 con Kovačić, Amuzie, Schäppi e il promettente Manicone è uscita sconfitta per 1-0 dal derby con il Locarno.
Giocatori come Milosavljević (del quale si parlava un gran bene) sono usciti dal radar, così come ha lasciato perplessi (perlomeno chi scrive) il fatto che non sia subentrato Ledesma a Piccinocchi, inserendo invece un Mariani in difficoltà che, infatti, non è riuscito ad arrivare a fine partita. Yao ha commesso l’errore che ha portato al rigore del primo gol, Daprelà è crescito un pochino con la difesa disposta a 4, ma dopo un primo tempo modesto e anonimo. Sabbatini è ancora lontano dalle prestazioni dello scorso anno: e questo, secondo noi, sta facendo la differenza.
Il capitano è nervoso: a fine partita. è esploso in una filippica nei confronti degli arbitri francamente non troppo comprensibile (il rigore, dalal tribuna, è sembrato esserci) che ha innervosito persino Pierluigi Tami. Davanti, Gerndt si batte, ma vede pochi palloni e non è un finalizzatore. Chi lo affianca (Marzouk, Junior o Bottani) non è a sua volta una prima punta di ruolo, e Manicone non è ancora pronto. In conclusione, un momento fifficile.
Ora che Constantin ha dichiarato, al Blick, di essere soddisfatto di Tramezzani (nonostante la sconfitta di ieri con un lanciatissimo YB, la panchina a rischio sembra essere quella dei bianconeri, attesi da un trittico di fuoco: Steaua Bucarest in Europa League, Zurigo al Letzigrund, Basilea a Cornaredo. Vedremo, il 14 ottobre, cosa accadrà.