Primo Piano

Lezione di civiltà

La rivalità storica tra Pisa e Livorno è una delle più conosciute, anche fuori dalla Toscana. Due città vicine, dal punto di vista geografico, ma da sempre considerate agli antipodi. Due città simili eppure così diverse, che hanno fatto del punzecchiarsi a vicenda il loro marchio di fabbrica. Tale acredine si dice abbia avuto origine nel lontano 1284, quando la flotta pisana venne sconfitta da quella genovese al largo delle coste livornesi. Per Pisa fu l’inizio della sua decadenza come Repubblica marinara; per Livorno, ritenuto fino a quel momento poco più di uno scalo sottomesso a Pisa, fu una sorta di rivincita. La difesa del proprio “campanile” e l’offesa dialettica nei confronti del rivale divennero la prerogativa di questa battaglia di sfottò reciproci. Nei giorni nostri la competizione si è trasferita all’ambito sportivo, in particolare al calcio: ogni qual volta le due squadre si affrontano, le due curve non mancano di apostrofare l’antagonista con cori e slogan coloriti.

Ma di fronte alle tragedie, tutto passa in secondo piano. Anche le rivalità storiche fanno un passo indietro. Per Livorno sono giorni difficili, dopo l’alluvione che ha sconvolto la città la settimana scorsa. Un evento catastrofico che ha determinato la morte di otto persone, vittime dell’esondazione di due piccoli fiumi cittadini, il Rio Ardenza e il Rio Minore. I livornesi hanno reagito in silenzio, ancora increduli e affranti nel dolore, cercando di ripulire completamente la città dal fango. Sono stati aiutati da molti volontari, provenienti da tutta la Toscana e certo, anche dalla tanto “odiata” Pisa.

Anche il calcio ha fatto la sua parte. Tra ieri e oggi molte tifoserie hanno mostrato la loro solidarietà al popolo livornese: chi con striscioni, chi con raccolte fondi per aiutare concretamente la popolazione. A Pisa, durante il minuto di raccoglimento, la curva Nord ha esposto uno striscione che recitava: “Non sono parole di circostanza ma dette col cuore. Vicini a Livorno e al suo dolore”. Un gesto bello, una risposta forte nei confronti di chi crede che in uno stadio non siano più possibili manifestazioni di questo genere. La speranza è che non ci siano più morti da commemorare, che non si debba ricorrere a quei sessanta secondi di assordante silenzio. Ma intanto aggrappiamoci a queste lezioni di civiltà. Ci sono eventi in cui la rivalità, anche quella più accesa, può essere messa tranquillamente in stand-by. In attesa del derby del 26 novembre prossimo, in attesa di poter tornare a parlare solo di calcio, i tifosi pisani oggi ci hanno insegnato qualcosa.