Editoriali

Quando ci si accontenta di una sconfitta

Tifosi delusi, tifosi soddisfatti “nonostante tutto” e tifosi arrabbiati. È questo lo stato d’animo dei seguaci della Nazionale italiana cinque giorni dopo l’uscita dai quarti di finale a EuroBasket contro la Serbia.

Sì, è vero, la nostra Nazionale ha perso contro la squadra che poche ore fa è stata sconfitta in finale dalla Slovenia ma questa non può e non deve essere una giustificazione. Non può esserlo perché ci stiamo accontentando di essere usciti ai quarti e a testa alta. E questa è una riflessione e un’analisi fatta a mente fresca, molti giorni dopo la partita giocata sul campo.

Questo Europeo è finito per l’Italia in linea con le aspettative che, chiaramente, erano più basse rispetto alle scorse competizioni. Ma questa squadra, almeno nel cuore dei tifosi, sembra sia andata oltre le aspettative stesse.

L’avevano definita la Nazionale più forte di sempre, probabilmente solo perché diversi giocatori – al tempo – militavano in NBA. Questa non è la squadra più forte di sempre, inutile prendersi in giro perché quando si spera troppo e ci si convince il tonfo si sente sempre di più. Però questa nazionale ha un merito. Il gruppo.

Il cuore è stato l’elemento portante di questa squadra e questo non è moralismo. È pura e semplice verità. Dei giocatori che hanno lottato dalla prima partita all’ultima. Una squadra combattiva che ci ha messo tutto il talento che aveva a disposizione. E tanto di cappello a Ettore Messina che in qualche modo è riuscito a creare una coesione e un gioco difensivo che ci permesso di arrivare fino ai quarti.

L’Italia non vince nulla da ben 13 anni. Sono moltissimi, davvero e soprattutto è la terza volta consecutiva che l’Italia esce ai quarti di finale all’Europeo. Come detto prima siamo “soddisfatti di essere arrivati fin qui” e la sconfitta sembra quasi la normalità. Ci siamo fossilizzati, siamo chiaramente abituati a perdere e non possiamo permettercelo in prospettiva futura.

Ma in Italia a questo punto quello che manca è la cultura della pallacanestro. Mancano le giovanili di livello che sfornino dei nuovi talenti. Manca la programmazione. Bisognerebbe ripartire dai vivai e fare giocare i giovani. Sono degli accorgimenti facili a dirsi che nessuno però riesce a realizzare. Dalla fine del cammino dell’Italia all’Europeo chi vi scrive ha letto su tanti social network appelli di appassionati di palla a spicchi a fare iscrivere i bambini al minibasket. È forse questa la soluzione? La Serie A è piena di giocatori stranieri. E i nostri? I nostri non giocano e non vengono valorizzati. Ma se non cambiano le cose nel più breve tempo possibile rischiamo solo di affondare ancora di più.

Published by
Enrica Iacono