Young Boys, il ruggito degli Orsi scuote la Super League svizzera
L’idea precisa di quanto tempo sia passato dall’utima vittoria di un trofeo per lo Young Boys (il trionfo, al Wankdorf – lo stadio della celeberrima finale mondiale del 1954 tra Germania Ovest e Ungheria – contro il nostro amato Servette di Ginevra) l’abbiamo avuta qualche mese fa. Con la scusa di voler assistere a una manifestazione, siamo infatti tornati a fare una gita sui monti della Carnia. Tornati, perché da giovani, su quelle cime, abbiamo passato tante giornate, nascosti in un bunker di cemento perché “I russi possono arrivare” (coma cantava Vasco Rossi). Ai tempi, avevamo inciso, sull’intonaco interno del rifugio, una data: maggio 1987. Incredibilmente, dopo trent’anni, e a oltre venti dall’abbandono dell’opera, l’incisione c’era ancora. Per capirci, esistevano la lira, la Jugoslavia, l’Unione Sovietica e il Patto di Varsavia. E l’epopea del Milan di Sacchi era, forse, solo nei progetti (all’epoca definiti visionari) di Silvio Berlusconi.
La dimensione odierna dello Young Boys di Hütter, invece, è data dalla calma quasi rassegnata con la quale l’ambiente del Lugano ha accolto la sconfitta di domenica. Poche recriminazioni, e la consapevolezza di trovarsi di fronte a una squadra quadrata, forte fisicamente e abile nel possesso palla. Certo: è ancora prestissimo per azzardare pronostici. Tuttavia, non pensiamo di sbagliare assegnando a questo Young Boys un ruolo da protagonista sino alla fine del torneo che, quest’anno, si annuncia meno scontato rispetto alle ultime edizioni.
La squadra giallonera, nelle ultime settimane, ha perso un pezzo importante come Ravet, ceduto per soldi (tanti) al Friburgo, in Bundesliga: quella del francese, dal punto di vista tecnico, è stata una rinuncia importante (l’ex regista del GCZ, lo scorso anno, è stato l’uomo assist del torneo, con 17 passaggi vincenti). Tuttavia, la squadra vista domenica allo Stade de Suisse contro il Lugano sembrerebbe aver ben metabolizzato sia la sua partenza che quella, in estate, della promessa rossocrociata Zakaria (passato anch’egli in Bundesliga, al Borussia Mönchengladbach). Certo, la fantasia non è il pezzo forte dei bernesi. Tuttavia, l’azione del terzo gol, domenica, al di là del fatto che la difesa ticinese fosse in fase di riorganizzazione dopo la rete appena subita, è stata pregevole: condotta tutta palla a terra, con tre passaggi che hanno, di fatto, aperto la retroguardia bianconera, consentendo a Nsame di colpire, da posizione pressochè centrale, realizzando una specie di rigore in movimento.
Poca fantasia, dicevamo. Hütter gioca con un 4-4-2 che non fa dei bernesi la squadra più tatticamente innovativa del torneo. Tuttavia, ha dalla sua la grande potenza fisica dei suoi centrocampisti, oltre a due giocatori dai piedi buoni come Bertone e Sulejmani. Dietro, la spinta del terzino di fascia Mbabu (buono anche in copertura) è costante, e il giovane centrocampista offensivo ex Thun Fassnacht è un giocatore di sicuro avvenire. Davanti, il tecnico austriaco può contare sui gol e sulla classe di Hoarau, uno dei migliori attaccanti della Super League elvetica. Tuttavia, domenica, abbiamo visto che nelle giornate di scarsa vena del francese ex PSG, gli Orsi possono contare su delle seconde linee all’altezza: Nsame, Assalé e Moumi si sono ben disimpegnati, con Fassnacht avanzato a giocare come punta. I centrali difensivi, invece, sono un po’ il punto debole dello Young Boys (abbiamo ancora negli occhi il suicidio clamoroso nei preliminari di Champions): e prova ne sono i numerosi gol subiti, così come alcune clamorose amnesie (oltre alla partita prima citata, bruciano i 4 gol subiti in casa nel derby contro il Thun).
Dove può arrivare questo Young Boys? Lontano, secondo noi: a patto, però, di trovare quella continuità che, in un torneo equilibrato come quello svizzero, fa la differenza. La squadra ha tutte le caratteristiche tecniche e fisiche per primeggiare, oltre al fatto di giocare in casa sul campo sintetico, fatto che disturba non poco parecchi avversari (in Svizzera, infatti, lo usa solo il Thun). Insomma, questo potrebbe davvero essere l’anno buono per tornare, finalmente, a festeggiare. Come scrivevamo sopra, le ultime vittorie risalgono agli anni ’80, e i gialloneri non vanno in finale di Coppa svizzera dalla stagione 2008/2009, quando vennero piegati, allo Stade de Suisse, dal Sion: troppo tempo, per una grande del calcio svizzero, che vanta, nel proprio palmarès, 11 titoli e 6 vittorie in Coppa.