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Non ce la faccio, troppi ricordi
E stiamo così anche noi.

Abusata da meme e quant’altro, la citazione forse più famosa di Tre uomini e una gamba (1997) ben descrive lo stato d’animo dell’italiano appassionato di basket alla vigilia del quarto di finale di EuroBasket 2017.
Sono trascorsi 20 anni da quel film e i ricordi di Giovanni erano nerazzurri di colore e calcistici di passione, eppure siamo lì.

Affrontiamo, nella sfida che vale l’accesso alle top 4 dell’Europeo, la Serbia e già questo genera un vortice di nostalgia tale da travolgerci prima, durante e dopo la palla a due di domani a Istanbul.
Guida le Orlovi (Aquile) tale Aleksandar Đorđević, uno che ha scritto la storia della pallacanestro: Saša – o Sasha se ci piace di più – ha addirittura dato il nome a un’azione, vinto campionati un po’ ovunque oltre a titoli europei e coppe Korać.
Soprattutto: lo abbiamo ammirato con Milano, Fortitudo, Pesaro e ancora Milano. Per non parlare della carriera da coach: di nuovo Olimpia ma anche Treviso.
Un blasone che cresce se si guarda all’avventura di Đorđević/Djordjevic fuori Italia: Partizan, Portland, Barcelona e Real da con canotta e calzoncini, Panathinaikos da coach.
Sino al presente: Bayern – splendido esempio di pallacanestro che s’aggancia e si fonde alla tradizione locale del calcio – e appunto Serbia. La nazionale campione 2 volte del Mondo e 3 d’Europa, la parziale erede della grande Yugoslavia (26 medaglie tra Olimpiadi, Coppa del Mondo ed Europei), fucina di talenti inimitabile e irresistibile.

Basta ciò a far tremare i polsi.
E aggiungiamo: i serbi hanno dominato il loro gruppo, chiuso al primo posto. Sconfitti solo dalla Russia alla 2/a giornata (75-72), Bogdanović e soci non hanno più abbassato la guardia. +47 di differenza punti nella fase iniziale (contro il nostro +24), un record di 4-1, il terzo posto nel ranking FIBA alle spalle dei mostri USA e Spagna.
Tremano i polsi, confermiamo: siamo 35esimi [anche se sui criteri di classificazione varrebbe la pena scrivere fiumi d’inchiostro].

Eccoci, però.
Sulla Gazzetta di ieri Saša Danilović – vedi alla voce Troppi ricordiha portato molto rispetto all’Italia di Ettore Messina. Passata per le forche caudine di un girone convincente solo a metà (beffardo il ko con la Lituania, tremendo il flop coi tedeschi) ma che “gioca bene, è organizzata, non teme nessuno. Ha uno spirito ammirevole e la fortuna di avere in panchina un grandissimo allenatore“, che con l’attuale n. 1 della federazione serba ha vinto qualcosina. Spaventiamo lo Zar non solo per i suoi dolcissimi ricordi italiani ma per le qualità di un gruppo che non ha mollato mai, né dopo l’affaire Gallinari (galeotto fu il pugno) né dopo la disfatta di Tel Aviv contro la Germania.

E dunque giochiamocela, domani.
Cavalcando il momento di Belinelli, quello di un ct tra i più brillanti e apprezzati del pianeta, pronto a passare il testimone magari con una medaglia al collo.
Appuntamento per le 20.30 di domani (mercoledì) 13 settembre.
Al Sinan Erdem Dome di Istanbul: Djordjevic e Danilović, vi vogliamo bene ma scusate.
Pensiamo al 1999.