Era (anche) importante stare attenti.
All’effetto Sardegna Arena e al rischio – sempre lì – della buccia di banana.
Ti fai distrarre dall’aria di festa e la frittata è fatta: magari ti bucano, la difesa si distrae come più o meno sempre nel 2017-2018, e poi è dura davvero.
Nulla di tutto questo a Cagliari e al Cagliari, nella prima stagionale in casa. Una squadra ora davvero capace di innescare dialogo e inserimenti anche contro avversari chiusi, anche contro le (fastidiosissime) difese di chi viene in trasferta in cerca di 1 punto da cicala.
Il Cagliari è stato sul pezzo, si è dato da fare. Senza perdersi d’animo quando i pitagorici – invero non ermetici là dietro – si chiudevano baricentro basso, anzi giocandosi la carta di una superiorità tecnica certificata dalle giocate di Barella. Che attira raddoppi, salta l’uomo, crea vantaggio e superiorità; per non parlare di Padoin a destra, dei palloni invitanti di Joao Pedro, un Pavoletti cattivo il giusto, il guizzo di Sau.
Il Crotone, per ora, è poca roba e là davanti manca il Falcinelli dell’anno scorso, ma il Cagliari ha finalmente detto la sua.
In barba al calendario (pronti via Juventus e Milan) e al contorno della festa di domenica.
O forse proprio per quello.