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Calciomercato, una sacrosanta rivoluzione ancora da completare

Il grande cambiamento che in molti, nel mondo del calcio, chiamano da tempo immemore si sta finalmente realizzando. Qualcuno, in realtà, lo invocava a gran voce anche da prima che cominciasse questo spettacolo quasi carnevalesco che è il calciomercato estivo, pronto ad accompagnarci ogni stagione per almeno tre mesi (ma persino a maggio, ormai, si iniziano a fare affari da qualche anno a questa parte) con maschere sempre più lussuose e attori pronti a darsi battaglia a suon di milioni per assicurarsi il personaggio del momento. Ma è una possibile rivoluzione che, non casualmente, arriva al termine del mercato più folle e lungo di sempre, in un’estate che non ha potuto nemmeno avere “distrazioni” dagli affari e dalle indiscrezioni con qualche evento sportivo di grande portata, se non la scialba Confederations Cup o gli Europei Under 21.

La nuova idea di un calciomercato ridotto nei tempi e destinato a concludersi prima dell’inizio dei campionati arriva simbolicamente dalla Premier League, il torneo di calcio più ricco al mondo in cui circolano miliardi di sterline ogni anno. Ma anche la competizione in cui tanti addetti ai lavori, in primis gli allenatori, hanno fatto sentire la propria voce negli ultimi mesi, facendo capire ai vertici la necessità di un cambiamento. L’incertezza delle prime settimane di campionato, tra giocatori che arrivano e partono proprio allo scadere della sessione, ha solo creato grande confusione nelle società di tutta Europa, finendo quasi per falsare le prime gare della stagione. E così, nella giornata di ieri la Premier League ha sancito con la maggioranza dei due terzi una storica riduzione della durata del calciomercato: dal prossimo anno, la sessione estiva si concluderà alle ore 17 del giovedì precedente all’inizio del campionato.

Una scelta che ha accomunato “big” e piccole della massima competizione inglese, contrastata soltanto da Crystal Palace, Swansea, Watford e le due di Manchester, in disaccordo, tra l’altro, con quanto ripetuto più volte da Mourinho e Guardiola negli ultimi tempi. Per il momento, però, è ancora presto per lasciarsi andare a facili entusiasmi. Perché questa rivoluzione è ancora incompleta e se nei prossimi mesi non dovesse essere accompagnata da cambiamenti paralleli anche a livello europeo, potrebbe davvero rivelarsi un buco nell’acqua. Se non addirittura un danno maggiore per le società.

Un termine comune del calciomercato europeo – Innanzitutto, servirà un piano comune tra tutte le altre competizioni europee (o almeno le più importanti) per coordinare il calciomercato. L’idea di una sessione estiva più ridotta piace anche da altre parti, Italia compresa, e per questo la prospettiva di una fine comune del mercato potrebbe accontentare le esigenze di tutte le squadre, anche in considerazione delle differenti date di inizio stagione. Se a terminare il mercato in anticipo fossero poche competizioni o addirittura soltanto in Premier League, il problema che fa tanto preoccupare gli allenatori di avere una rosa incerta fino al termine di agosto rimarrebbe in ogni caso. Senza avere la possibilità, a quel punto, di rimediare a possibili cessioni dell’ultimo momento.

Mercato più breve non significa niente affari folli – Seconda questione: una sessione più breve non garantirà necessariamente un mercato meno folle e con grandi giri di soldi come quello appena terminato. Anzi, secondo Mark Schwarzer e Stuart Pearce, il rischio è proprio quello di far nascere un calciomercato ancora più caotico e con i prezzi dei giocatori destinati a salire alle stelle. A maggior ragione il prossimo anno, quando la Coppa del Mondo occuperà numerosi calciatori fino a fine giugno/inizi di luglio, costringendo le società a concludere gli affari entro tre settimane: un’occasione assai ghiotta per alzare i valori dei calciatori e costringere le altre società a spendere di più per poter assicurarsi il proprio oggetto di desiderio in così poco tempo. Anche in questo caso, un piano da parte degli organi internazionali, magari anche più stringente del Financial Fair-Play, potrebbe risultare necessario per porre un limite ai capricci di club e giocatori, anche se difficile da far digerire alle “big”. Ma, forse, i tempi non sono ancora maturi per un passo così importante: permettere agli allenatori di poter avere la stessa rosa dalla prima giornata fino ad almeno gennaio sarebbe già un buon successo.

Nessun test della rosa in gare ufficiali – Infine, va considerato anche l’inevitabile lato negativo di questo calciomercato chiuso anticipatamente rispetto alla prima giornata di campionato: le squadre non potranno testare le proprie rose con partite ufficiali, con il rischio di accorgersi dei limiti a mercato finito e di poter rimediare solo a metà stagione. È un discorso che vale soprattutto per i nuovi allenatori che spesso non conoscono il nuovo ambiente e le caratteristiche precise della propria squadra. Un rischio ben calcolato, tuttavia, dagli allenatori ed evidentemente considerato non sufficiente per bilanciare la grande incertezza delle ultime settimane di calciomercato. Dopo un mercato sfiancante come quello appena trascorso, i tecnici hanno solo voglia di tornare a dirigere i propri giocatori nei centri sportivi, lavorando sul materiale messo a disposizione per la nuova stagione. Con l’obiettivo di dare più spazio al calcio, quello vero, fatto di allenamenti e tattica, e meno all’ingombrante cornice di un calciomercato sempre più lungo, imprevedibile e incontrollabile.