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Juan Martín del Potro, il gigante buono

Niente da fare: la semifinale tanto attesa che valeva da spareggio per il primo posto mondiale tra Nadal e Federer non andrà in scena. A “rovinare” i piani dei newyorkesi ci ha pensato Juan Martín del Potro che ha sconfitto lo svizzero nei quarti di finale garantendosi lui la semifinale con lo spagnolo.

L’argentino qui ha già vinto nel 2009 (in finale proprio contro Federer) e, dopo un lungo periodo di rientro dai troppi infortuni, pare essere definitivamente tornato sui suoi alti livelli. Il diritto è probabilmente il migliore del circuito, mentre il rovescio è il suo punto debole che prova sempre a mascherare girando intorno alla pallina per andare a colpire con il diritto.

Nato a Tandil nel settembre 1988, l’argentino comincia a mettersi in mostra all’età di 15 quando vince il Torneo Avvenire a Milano, rampa di lancio di molti futuri campioni come Federer e Djokovic. Nel 2007 è già numero 44 del mondo, ma è l’anno successivo che comincia a portare a casa tornei ATP e, nonostante i primi infortuni, raggiunge i quarti di finale dello US Open concludendo la stagione da numero nove.

Il 2009 è l’anno della consacrazione ed è ancora a New York che attira su di sé le luci della ribalta sconfiggendo Nadal in semifinale con un triplice 6-2 e Federer in finale dopo una battaglia di oltre quattro ore. Proprio sul più bello però, cominciano i guai: l’infortunio al polso destro lo costringe a uno stop di otto mesi e, non partecipando allo US Open, perde i 2000 punti che difendeva precipitando alla posizione numero 34 del ranking.

Nel 2012 del Potro continua il suo sali-scendi di forma, ma si regala la seconda gioia della carriera aggiudicandosi la medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Londra perdendo la semifinale contro Federer al termine di una partita da consegnare agli annali di questo sport (6-3 6-7 17-19). Sulla cresta alta di questo ottimo risultato, l’argentino porta a casa altri quattro tornei e si issa fino alla posizione numero cinque ATP.

Il biennio successivo lo passa più tra ospedali e riabilitazione piuttosto che sui campi da tennis e questi suoi infortuni lo fanno avvicinare ancora più al pubblico che si prende a cuore la sua vicenda sperando che possa rientrare presto in campo a farci ammirare il suo fragile talento. Del Potro rientra nel 2016 e vince un’altra medaglia olimpica, questa volta l’argento, perdendo in finale contro Andy Murray. Chiude l’anno trascinando la sua amata Argentina alla Coppa Davis e, nonostante la sua classifica sia ancora deficitaria, può vantarsi di aver battuto durante la stagione Djokovic, Murray, Nadal e Wawrinka.

Arriviamo così al 2017; quest’anno del Potro non è finora stato protagonista di un anno memorabile complice ancora uno stato di forma non al top. Ma in questo US Open, suo torneo preferito, è tornato il solito vecchio leone protagonista di grandi lotte in campo su ogni pallina senza mollare mai un centimetro. Emblematico l’ottavo di finale contro Thiem: l’austriaco domina i primi due set con delPo nettamente in giornata no complice anche la febbre; ma non vuole mollare, non si perde d’animo e comincia a ributtare nel campo dell’avversario ogni pallina con tutta la potenza (e ne ha tanta quando è in giornata) che ha in corpo riuscendo incredibilmente a rimontare una partita che pareva già persa.

Il quarto di finale con Federer, anch’esso non al meglio, è una partita stranamente più comoda per l’argentino che, passata la febbre, chiude il primo set a suo favore prima di cedere il secondo allo svizzero. Il terzo parziale è il momento chiave dell’incontro: nel tie-break Federer fallisce tre set point (uno soprattutto non impossibile per uno del suo livello) e il gigante di Tandil incamera a suo favore il parziale. Qui il match gira, Federer perde le solite certezze e del Potro trova ancora più coraggio per chiudere anche il quarto set che significa semifinale contro Nadal.

Ne siamo certi: anche i tifosi di Federer, seppur tristi per la sconfitta del loro campione, avranno comunque sorriso davanti a questa bella favola chiamata del Potro; perché si, comunque vada, non puoi non amare un giocatore come Juan Martín del Potro, il gigante buono che lotta con il cuore contro un talento troppo fragile. E ora, non ce ne vogliano i nadaliani, speriamo che l’argentino possa scrivere l’ennesima favola sportiva che farà nuovamente commuovere una città come New York.