Svizzera, siamo alla resa dei conti
7 e (soprattutto) 10 ottobre: sono le date cerchiate sul calendario di Vlado Petković e di tutti gli appassionati di calcio in Svizzera. Il 10, infatti, dopo la partita casalinga con l’Ungheria, che verrà disputata nella stupenda cornice del St Jacob-Park di Basilea, la Nati si giocherà, a Lisbona, contro il Portogallo campione d’Europa, l’accesso diretto a Russia 2018. Se i ragazzi di Vlado si presenteranno davanti a Cristiano Ronaldo e soci ancora davanti in classifica (basterà anche solo un pareggio casalingo con l’Ungheria), avranno due risultati a disposizione su tre, visto il vantaggio in classifica ottenuto nel primo scontro diretto a Basilea, quando i rossocrociati, con una partita perfetta, superarono per 2-0 i lusitani, orfani (va detto), quella sera, del fuoriclasse del Real Madrid.
Dopo lo scontro diretto, entrambe le squadre non hanno più fallito un colpo, vincendo tutte le successive partite: per i rossocrociati, una serie da nove affermazioni consecutive (compresa un’amichevole con la Bielorussia), unica nella sua storia, che ha proiettato la Nati al quarto posto nel ranking internazionale. Intendiamoci: tutto quanto va contestualizzato, e a questo filotto va dato il giusto valore. Si può dire, infatti, che (a parte l’Ungheria, la quale è comunque una spanna sotto le nazionali europee di prima fascia) il girone non fosse dei più impegnativi, e che entrambe le compagini hanno avuto vita facile. Tuttavia, è giusto dare anche qualche merito a Vlado e ai suoi ragazzi, i quali erano reduci da un Europeo sfortunato, e che si sono davvero ben disimpegnati in questo girone.
L’avevamo già scritto parecchio tempo fa: la Svizzera è diventata grande. L’atteggiamento dei rossocrociati non è più quello della squadra di seconda fascia, espressione di un movimento calcistico antico, ma tradizionalmente debole e perdente. Al contrario, l’undici di Vlado è un gruppo coeso (nonostante le diverse origini dei propri componenti, e la babele di lingue parlate al suo interno, come se non bastassero le tre nazionali), con una forte identità e, soprattutto, convinto della propria forza. Non era facile mantenere la concentrazione e non sbagliare neppure un colpo: gli svizzeri hanno colto, con bravura e cinismo, la possibilità loro regalata dal poter giocare contro un Portogallo orfano di CR7, e poi sono andati a vincere ovunque, e contro tutti. Magari non con punteggi eclatanti (i portoghesi, infatti, vantano una differenza reti decisamente migliore, che consentirà loro di qualificarsi in caso di arrivo a pari punti); però sempre facendo valere esperienza e maggiore classe, anche in serate non sempre positive (Andorra, per esempio, dove i rossocrociati passarono di misura).
Cosa manca alla Svizzera? Forse qualcosa in fase di finalizzazione. Vlado non ha del tutto risolto i problemi di coabitazione tra Shaqiri e Xhaka, e non ha a disposizione il cecchino implacabile, quello che il collega Armando Ceroni (storico telecronista della RSI) ha definito, con felice intuizione tutta ticinese, “El brocch ch’el segna”. L’ex allenatore della Lazio, però, è uomo di calcio di fine intelligenza e, dopo le ultime due prove dei suoi, ha rimarcato qual è l’aspetto importante per la crescita della sua nazionale: il fatto che i suoi giocatori possano avere un utilizzo costante nei propri club, che ne garantisca la crescita. Seferović è l’esempio: col passaggio al Benfica, il centravanti ha cambiato atteggiamento. Ora, anziché restare al limite dell’area, cerca la profondità, si è avvicinato alla porta, e risultati si vedono. Certo, bisognerà misurarsi con avversari più forti di Andorra e Lituania: ma l’attaccante è cresciuto, e tanto.
Sulla fascia di destra, si è affinata l’intesa tra Shaqiri e Lichtsteiner: i due non si volevano troppo bene (memorabile una conferenza stampa, agli Europei di Francia, dove lo juventino si tolse l’auricolare, mentre il compagno di squadra rispondeva in albanese a un giornalista balcanico); però in campo si trovano, nonostante una certa insofferenza del difensore di Allegri ai vincoli tattici (chissà che questa non sia la causa della sua esclusione dalla lista Champions dei torinesi). Ieri sera, il primo gol è venuto proprio da una percussione dei due, che hanno trovato poi Seferović puntuale in mezzo (e la complicità del portiere Vanins, attualmente in forza allo Zurigo).
Emerge anche un punto debole dal punto di vista tattico: la squadra di Vlado si esprime con fraseggi precisi palla a terra, ma ha problemi a trovare alternative. A San Gallo, giovedì sera, su un campo ai limiti (e forse oltre) della praticabilità, gli elvetici, costretti a provare a fare dei lanci lunghi, hanno incontrato delle difficoltà. Vero che il campo ci ha messo del suo, ma l’avversario era Andorra. La scarsa duttilità, alla lunga, contro squadre tecnicamente più attrezzate, in grado di scombinare i piani dei rossocrociati, potrebbe creare non pochi ostacoli.
Insomma, quella di oggi è una Svizzera diversa da quella che conoscevamo. In ogni caso, qualunque sia la seconda che uscirà dalla sfida tra gli elvetici e i lusitani, sarà un brutto cliente per gli spareggi. Per fortuna di Ventura, considerato il ranking di Svizzera e Portogallo, l’urna sia clemente, quando sarà il momento.