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NCAA FOOTBALL – Ragazzo non vedente esordisce con i Trojans

Le storie sportive che quotidianamente giungono da oltreoceano fanno spesso riflettere; sono storie di passione, speranza, integrazione e forza di volontà. L’ultima in ordine cronologico a catalizzare l’attenzione dei media arriva dalla California e coincide con l’inizio della stagione di football collegiale 2017.

Al Memorial Coliseum di Los Angeles, nel campus della University of Southern California, i Trojans (per gli esperti quarta testa di serie del campionato) stanno affrontando l’Università di Western Michigan in una partita, sulla carta, a senso unico. Nonostante l’abisso tecnico fra le due squadre, gli ospiti giocano a viso aperto, senza patema d’animo, e l’equilibrio permane fino alla metà dell’ultimo quarto di gioco. Nel finale di gara, la formazione di casa, sospinta da oltre 60 mila tifosi, evita la figuraccia all’esordio, marcando tre volte nell’arco di quattro minuti (due touchdown su corsa e uno da intercetto difensivo). Per la trasformazione dell’ultimo field goal il capo allenatore di USC, Clay Helton, decide di gettare nella mischia il numero 61, un ragazzone biondo di un metro e novantaquattro, che si avvia, attorniato dai compagni, verso il raggruppamento sulle quindici iarde.

All’anagrafe è Jake Olson, di professione fa lo studente e nel tempo libero gioca a football. Il suo è uno di quei ruoli che passano sottotraccia: fare il long snapper, infatti, non è il sogno di molti, ma per farlo ci vuole una certa attitudine (nel gioco questa figura è incaricata di lanciare il pallone dalla linea di scrimmage verso il kicker o il punter). Ci vuole tatto per essere un buon long snapper, bisogna saper accarezzare l’ovale, sentire il cuoio fra le dita; in questo Jake è un vero campione.

Un retinoblastoma diagnosticato alla nascita ha privato Jake completamente della vista appena compiuti i dodici anni; l’acuizione dei sensi, la smisurata passione per il football e l’amore per i Trojans gli sono valsi comunque un posto in squadra. La grande emozione provata nel scendere per la prima volta in campo non ha offuscato la determinazione con cui Jake ha svolto il suo compito: lo snap è stato perfetto, il seguente calcio dritto in mezzo ai pali. Negli spogliatoi la gioia del ragazzo, del suo cane guida Quebec e dei compagni è stata incontenibile, ciliegina sulla torta di un pomeriggio, dal punto di vista sportivo, inaspettatamente complicato.

La prima vittoria in campionato per la University of Southern California non sarà stata merito di Jake Olson, ma il suo contributo, fatto di “cinque alti” e sincera devozione, è la copertina perfetta per una storia che ha tutto da insegnare.