Estero

Lugano, avanti tutta: ora però serve il pubblico allo stadio

Innanzitutto, bisogna sgombrare il campo dagli equivoci che potrebbero nascere guardando il risultato (del tutto meritato, tra l’altro): non era facile, per il Lugano, superare il Thun con tanta autorevolezza. I bernesi, che sono scesi in campo con un punto in più in classifica dei sottocenerini, venivano da due vittorie consecutive (una sul campo dello Young Boys, superato 0-4), con un bottino di 9 gol segnati nelle ultime due giornate, con un Tosetti forte di 5 assist (suo anche quello di ieri) e uno Spielmann che, con la rete messa a segno ieri sera, è diventato capocannoniere provvisorio del torneo con 5 centri, seppure in coabitazione con van Wolfswinkel del Basilea, che scenderà in campo oggi a Sion.

Era soddisfatto Pierluigi Tami alla fine: lo abbiamo anche sentito parlare di “partita perfetta” nonostante il tecnico abbia trovato qualche difetto (del resto, è svizzero ticinese ma nativo di Clusone in Val Seriana, preciso e amante del lavoro ben fatto come sanno esserlo le persone originarie di quella zona) alla prestazione della sua squadra, che si è allungata un po’ a fine primo tempo, lasciando spazio a una delle coppie più micidiali della Super League (i sopra citati Tosetti e Spielmann), i quali non si sono certo fatti pregare. Poco male, comunque: soprattutto quando puoi contare su un Gerndt in grande spolvero, come quello ammirato ieri sera a Cornaredo. Lo svedese ha fatto movimento, dato profondità per favorire gli inserimenti dei compagni, nonché messo a segno due reti (delle quali una con una conclusione al volo da 30 metri davvero pregevole): difficile chiedere di più.

A fine partita, per la prima vittoria casalinga della stagione per i suoi, dopo le buone ma sfortunate prestazioni contro Zurigo e San Gallo, il presidente Renzetti era ovviamente soddisfatto (“Una grande prestazione, che dimostra il valore tecnico e agonistico di questa squadra”) e anche il grande protagonista della serata, Gerndt, è apparso felice davanti ai taccuini dei giornalisti: “No, non l’ho vissuto come un derby, visto che ho giocato diverse stagioni a Berna con lo Young Boys: ormai, sono a Lugano. Il gol? Sono colpi che provo ogni tanto, e sono contento di esserci riuscito questa sera, davanti al nostro pubblico.”

Una bella partita, insomma. Non è un caso, a nostro parere, che la compagine ticinese stia crescendo con il lievitare delle prestazioni di Jonathan Sabatini: ieri l’uruguagio ha giocato forse la miglior partita da inizio stagione, perdendo e sbagliando pochi palloni. La difesa (a parte la distrazione di Rouillet sul gol biancorosso) ha fatto bene, chiudendo gli spazi e rischiando poco, e il centrocampo ha fatto quantità e qualità, anche con Mariani (uscito per infortunio: si saprà qualcosa nei prossimio giorni) e Črnigoj. Tra l’altro, la squadra e il suo capitano sono apparsi in ottime condizioni fisiche; tanto che proprio il sudamericano, nei minuti di recupero, è andato a cercare l’affondo dal quale è derivato il fallo da rigore (poi trasformato dallo stesso capitano bianconero). Il tutto, nonostante i ticinesi fossero avanti nel punteggio con due reti di margine.

Quello che ci piace di più, di questo Lugano, è la capacità di imporre il proprio gioco: la squadra, eri sera, ha diviso il possesso palla con gli avversari (50% a testa): tuttavia, mentre lo scorso anno gli esterni si abbassavano, andando a formare una difesa a cinque che poi provava a ripartire, affidandosi sopratutto alle folate delle due punte Alioski e Sadiku, micidiali in fase di finalizzazione, quest’anno invece si tende a costruire, con la difesa che imposta, una volta riconquistata la sfera, e con gli inserimenti dei centrocampisti, i quali cercano le punte o si infilano essi stessi negli spazi che i due attaccanti creano con i loro movimenti su tutto il fronte offensivo. Ieri, tra l’altro, si sono visti un paio di schemi interessanti su palla ferma: lo scorso anno erano il patema del Lugano versione Manzo, oggi sono diventate una risorsa.

Tutto bene, insomma. Certo, da qua a dicembre, il calendario sarà serratissimo, e bisognerà vedere cosa saranno in grado di dare le seconde linee, che sono (per ora) un’incognita. Sotto questo aspetto, l’assist di Milosavljević nell’azione che ha poi portato al calcio di rigore fa ben sperare, così come i dieci minuti di Bottani, che hanno mostrato un giocatore con grande voglia di fare. Il Botta potrebbe diventare importantissimo, soprattutto se gli verrà chiesto di correre meno rispetto al periodo zemaniano, quando arrivava poco lucido alla conclusione. Ora c’è la sosta per le nazionali, durante la quale Tami farà lavorare molto la squadra sul piano fisico: c’è da mettere parecchia benzina nel serbatoio, perché da qua a dicembre sarà vietato sbagliare, soprattutto in campionato e in Coppa svizzera. Le trasferte di Europa League porteranno via infatti molto tempo, e ne rimarrà poco per allenarsi a dovere.

In cauda venenum, come dicevano gli antichi. È vero, ieri c’era in contemporanea la prima amichevole dell’HCL, è fine agosto, c’era caldo, e sullo spazio Gerra, di fianco allo stadio, in questi giorni c’è anche il circo. Aggiungiamoci il derby tra Bellinzona e Mendrisio, che ha allontanato diversi spettatori “neutrali” (o gufi, perché la rivalità calcistica in Ticino è una cosa seria) e la diretta televisiva del Chiasso in trasferta a Wholen. Però, meno di 3.500 persone (3.405, con precisione elvetica) allo stadio sono troppo poche. E anche le condizioni del manto erboso sono preoccupanti. Peccato, davvero. Perché la qualità del gioco offerto, gli sforzi della dirigenza per mettere in piedi tutto questo, meritano un’altra cornice. In attesa del nuovo stadio che verrà…