Quando nel gennaio del 2015 Christian Pulisic ha lasciato la Pennsylvania per firmare il suo primo contratto col Borussia Dortmund, nessuno si sarebbe aspettato di trovarsi due anni e mezzo più tardi di forte a un ragazzo capace a diciott’anni di essere già tra i migliori di sempre nati negli USA. A meno di cataclismi, Pulisic diventerà il più grande giocatore nordamericano della storia e ora vedremo insieme il perché.
All’inizio del 2017 Pulisic ha firmato il rinnovo di contratto col Borussia, accordo che lo legherà alla società tedesca fino al 2020. Questo a poco più di un anno dal suo debutto tra i professionisti, arrivato a ottobre 2015 dopo aver impressionato nella seconda squadra del BVB con dieci gol e otto assist in quindici partite. Non male per un esterno. Un’esplosione incredibile per questo ragazzo, passato in pochissimo tempo da un accademia calcistica della Pennsylvania a giocare titolare in Champions League contro il Real Madrid (più giovane esordiente di sempre nella competizione per i gialloneri). Dopo essere diventato il più giovane marcatore straniero di sempre in Bundesliga con la rete segnata all’Amburgo nel marzo del 2016, anche in Nazionale Pulisic ha bruciato i tempi: è lui infatti il più precoce marcatore della storia degli USA dopo il gol nell’amichevole contro la Bolivia il 29 maggio 2016.
Questo ragazzo, figlio di due ex giocatori ora allenatori, ha chiaramente ancora tanti aspetti da migliorare sia dal punto di vista fisico che da quello tecnico-tattico. Quello che colpisce però di Pulisic è la consapevolezza che ha dei propri mezzi e dello spazio da occupare: non solo sa sempre quello che deve fare, ma sa anche i movimenti da fare per sfruttare al meglio la sua agilità.
Pulisic può ricoprire tutti e tre i ruoli della linea dei trequartisti nel 4-2-3-1 di Tuchel prima e di Bosz ora, ma può tranquillamente fare anche l’esterno in un 4-3-3 o in un 3-4-3. Sa infatti usare ottimamente anche il piede sinistro, pur essendo lui destro, e una delle sue grandi qualità è quella di saper portare il pallone con tecnica notevole anche ad alte velocità. Questo gli permette di creare superiorità numerica sulle fasce puntando e saltando i difensori avversari per poi convergere verso il centro o servire i terminali offensivi in area. Molti hanno detto di lui che non ha mai paura, e in effetti questo si nota durante le sue partite.
Nella Supercoppa di Germania, giocata e persa pochi giorni fa dal Borussia Dortmund contro il Bayern Monaco ai calci di rigore, il ragazzo americano è stato tra i migliori in campo a dimostrazione del fatto che ormai è pronto per la sua prima stagione da titolare. Tuchel l’anno scorso l’ha utilizzato spesso facendolo entrare a partita in corso nella prima parte di campionato per poi farlo giocare con più frequenza nel 2017. A diciott’anni ha chiuso la stagione da dodicesimo giocatore più utilizzato da Tuchel in Bundesliga. Con Bosz, in attesa di sapere se Dembélé andrà o no al Barcellona, questo dato è destinato ad alzarsi sicuramente.
Giocatore offensivo per caratteristiche, Pulisic riesce già ad avere anche una discreta fase difensiva andando sempre a pressare il portatore di palla avversario nella sua zona di campo. La fase in cui deve migliorare di più è quella di possesso, visto che a volte tende a infilarsi in scelte senza sbocco, soprattutto quando cerca in maniera eccessiva il dribbling. La dote migliore dello statunitense è invece sicuramente l’assist: sono tredici quelli forniti la scorsa stagione, alcuni grazie a una visione di gioco fuori dalla norma.
Grazie anche all’educazione sportiva dei genitori, Pulisic non si è mai montato la testa ma è sempre stato determinato nel diventare un giocatore professionista in Europa appena fosse stato pronto, indipendentemente dalla sua età.
Dopo i fallimenti di Freddy Adu, fenomeno a quattordici anni ma mai esploso successivamente, e di Landon Donovan, un mito negli USA ma incapace di convincere in Europa; Christian Pulisic è il talento che il calcio a stelle e strisce ha atteso per anni e anni. Il movimento americano, e con esso la MLS, sono sicuramente in grande crescita, ma la sensazione è che agli USA manchi sempre qualcosa per fare il salto di qualità definitivo a livello mondiale. Quel qualcosa che, nonostante la recente vittoria della Gold Cup (a cui però il Messico partecipava con una formazione rimaneggiata), solo un giocatore di livello superiore può dare.
Sicuramente l’ambiente del Borussia Dortmund è l’ideale per lui, con alle spalle una squadra e una società che negli ultimi anni è diventata un punto di riferimento nel lanciare giovani promettenti facendoli diventare tra i migliori giocatori in Europa. Solo il tempo ci dirà se ci avremo visto giusto, ma la strada imboccata da questo ragazzo di origini croate nato nel 1998 è sicuramente quella giusta.