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Neymar al PSG. Ovvero la sfida del Qatar all’isolamento per salvare i Mondiali

Era il trasferimento più atteso dell’estate, quello destinato a entrare direttamente e in maniera impetuosa nella storia del calcio come l’affare più costoso di sempre: da ieri sera, Neymar al Paris Saint-Germain, per la cifra complessiva di 560 milioni di euro tra acquisto, ingaggio e bonus vari, non è più una facile indiscrezione di mercato che solletica il palato agli amanti del calciomercato estivo. Ora è diventato realtà. Ed è un affare che, oltre al piano prettamente calcistico, tocca inevitabilmente anche una dimensione politica internazionale, soprattutto a causa dei protagonisti che sono stati coinvolti in quella che è stata definita “l’operazione del secolo”: in primis, la famiglia Al Thani, di cui fa parte l’attuale Emiro del Qatar e fondatore del Qatar Investment Authority (che detiene la società parigina, ndrTamim bin Hamad Al Thani.

Stiamo parlando, dunque, dell’attuale sovrano del Qatar, salito al potere nel 2013 dopo l’abdicazione del padre Hamad bin Khalifa Al Thani. E proprio di quel paese che nel 2022 avrà l’arduo compito di ospitare i tanto discussi Mondiali di calcio, già da anni al centro di dure polemiche seguite dalla raccolta di dossier su sospetti movimenti di denaro, campagne di corruzione e la presunta compravendita illegale dell’assegnazione della competizione al ricco emirato. Ma l’organizzazione del torneo non è mai stata così a rischio come in questi mesi. Dallo scorso giugno, il Qatar si è ritrovato improvvisamente isolato nella regione del Golfo, dopo la decisione di Arabia Saudita in primis, assieme a Egitto, Emirati Arabi Uniti, Bahrein e, in seguito, Yemen di interrompere i rapporti diplomatici con l’espulsione del personale diplomatico qatariota dal proprio territorio.

La motivazione ufficiale addotta da questi paesi per la rottura di ogni rapporto diplomatico con il Qatar è quella di “sostegno al terrorismo“, una pesante accusa che già da tempo era stata rivolta a Tamim bin Hamad Al Thani per la sua vicinanza ai Fratelli Musulmani e ad Hamas a Gaza. In realtà, dietro la ragione presentata pubblicamente, si nascondono intrecci politici ben più complessi e potenzialmente pericolosi, che hanno portato a uno scontro senza precedenti: soprattutto, la tendenza del Qatar nel mantenere una politica estera autonoma rispetto a quella dell’Arabia Saudita (“benedetta” recentemente anche dal presidente degli Stati Uniti Trump) e, più in particolare, di quel fronte sunnita che da tempo si oppone alla crescita dell’influenza dell’Iran nella regione del Golfo.

Da qui, la decisione di isolare il Qatar con l’obiettivo di creare in parte un danno economico, ma sopratutto politico e di prestigio, un punto sul quale lo stesso Tamim Al Thani ha giocato molte delle sue carte per ottenere un importante riconoscimento internazionale. Perché l’azione degli avversari dell’emiro potrebbe non soltanto avere gravi conseguenze con il rincaro dei prezzi dei biglietti dei voli della compagnia nazionale Qatar Airways, costretta a non poter più volare in alcuni territori, o sull’impennata di costi e ritardi del materiale necessario per l’organizzazione dei Mondiali, in parte proveniente proprio dall’Arabia Saudita. Ma è l’immagine del paese che in futuro potrebbe essere fortemente compromessa, con il rischio di subire il passo indietro di una fin qui riluttante FIFA e di vedersi sottratta l’assegnazione della competizione. Con la conseguente e drammatica perdita di tutto il capitale politico ed economico finora investito da Doha.

Ecco perché il trasferimento di Neymar a Parigi è molto di più di un semplice affare di calciomercato. È il passaggio di uno dei calciatori più forti al mondo, dell’idolo indiscusso della Nazionale brasiliana e testimonial di numerosi sponsor di fama mondiale nella squadra diventata simbolo della ricchezza e della serietà dei progetti, anche nel mondo sportivo, della proprietà qatatariota attraverso la Qatar Sports Investments guidata da Nasser Al-Khelaïfi (attuale presidente del PSG, ndr). Un investimento che potrebbe ulteriormente testimoniare la credibilità delle intenzioni del Qatar nel voler portare avanti un proprio programma politico e calcistico, quasi a sfidare lo stesso isolamento diplomatico. Il messaggio degli Al Thani è chiaro: il Qatar è ancora forte, politicamente ed economicamente, ed è disposto a rispettare tutti gli impegni previsti per completare il progetto del Mondiale tra 5 anni. E Neymar, l’acquisto più costoso della storia del calcio, sarà anche il pezzo più pregiato da mostrare nella vetrina del club francese e, di conseguenza, della famiglia reale del piccolo emirato del Golfo. A testimoniare, una volta di più, lo stretto legame che collega calcio e politica.