Home » Alexander Gerndt, prime parole a Lugano

Alexander Gerndt, prime parole a Lugano

Copyright MondoSportivo.it/Silvano Pulga

Dal nostro inviato a Lugano (CH)

Tutti concordi, stamattina, nella sala stampa di Cornaredo: Alexander Gerndt è indubbiamente l’acquisto più importante a Lugano da diversi anni a questa parte. Il centravanti svedese, capocannoniere in Allsvenskan nel 2010 con l’Helsingborg, nell’anno in cui i rossoblù arrivarono secondi dopo un lungo duello con i rivali di sempre del Malmö, vanta anche 10 presenze e 2 gol nella nazionale maggiore Blågul.

Penalizzato da gravi infortuni nelle passate stagioni (nel più recente, si fece male con lo Shaktar nel preliminare di Champions lo scorso anno) è uno che i gol li fa, mettendo i compagni di reparto nella condizione di farne anche loro. “Adesso sto bene” ci dice, in ottimo inglese. “Potrei già fare tutti novanta minuti, se il mister lo vorrà. Il Lugano mi piace, lo scorso anno ci batterono a casa nostra. Certo, giocano in modo diverso da come ci schieravamo a Berna, dovrò abituarmi. L’allenatore è bravo, e penso a questa come un’ottima opzione per la mia carriera. Sono qui per divertirmi, facendo ciò che amo di più: giocare a calcio.” 

“Sono qua per essere uno degli undici: si vince insieme, undici sono sul foglio partita, non solo due o tre. Si lavora duramente in allenamento, tutti insieme: la mia esperienza è a disposizione della squadra. Ho voluto venire qua, fare questa esperienza: è vero, ho giocato in Nazionale maggiore, anche in partite importanti, ma non ho rimorsi per le scelte fatte. Non sono di quelli che pensano ‘sarebbe stato meglio andare lì’: sono sempre stato soddisfatto delle mie decisioni.”

Il vostro cronista, che segue con continuità anche l’Allsvenskan, ha quindi chiesto al calciatore svedese cosa pensa del calcio svizzero contrapposto a quello del suo Paese: “Credo che in Svizzera ci siano squadre più forti delle migliori svedesi: penso al Basilea, allo Young Boys, allo stesso Lugano. Inoltre, qua c’è più equilibrio: la differenza qualitativa che c’è tra le prime e le ultime in classifica in Super League è meno marcata rispetto a quella che c’è tra le prime e le ultime dell’Allsvenskan.”