Editoriali

Il club dei giganti

Il consigliere passa il bicchiere nella mano sinistra, dove già alloggia la sigaretta, mi tende la destra e dice: “Grandissimo”

Per intenderci, il Mondo del football americano in Italia è fatto del seguente tipo di personaggio: giocatore, vince 24 partite consecutive e dopo ognuna di esse posa il casco, prende il PC e scrive un articolo, poi infila le cuffie e partecipa a un podcast. Il multitasking è comune, c’è chi ha figli piccoli ma trova il tempo di fondare la prima TV in streaming dedicata unicamente al football, a esempio, per poi dirigerla ogni santo giorno da gennaio a luglio.
Un club del sudore. Quello versato sul campo, principalmente, ma anche con il puro e semplice lavoro.

L’area di ristoro approntata al di fuori del Romeo Menti di Vicenza in occasione dell’ultimo Italian Bowl, la finale del campionato italiano, sembra un villaggio medievale di quelli che si vedono nei film fantasy. Un passaggio della telecamera ben organizzato potrebbe rendere tutti partecipi dell’incredibile familiarità di quell’ambiente. Il presidente della squadra vincente ha il trofeo sul tavolo, attorniato dalla sua famiglia mentre l’allenatore capo concede un’intervista a due sconosciuti blogger vicentini. I giocatori stessi sono in coda per prendere il panino, si abbracciano e parlano con ex giocatori, vecchi leoni giunti sul luogo da ogni parte d’Europa per poter essere ancora parte di quello sport. Una tavolata di vincenti, una di perdenti, a volte una mista, con qualche giornalista sparso nel mezzo.

A leggere queste parole, quindi, sembrerebbe che il football italiano sia uno scherzo, un gruppo di amici, per quanto affiatati, che “se la raccontano” tra di loro. Niente di più falso. L’eccellenza vista sul terreno di gioco veneto è reale: atleti incredibili, soluzioni tattiche avanzate, tecnica debordante. L’Italian Bowl 2017 è stato uno dei migliori di ogni tempo in questa nazione. Il livello di professionalità non dovete metterlo in dubbio, le due squadre non solo hanno dato tutto, ma hanno anche offerto uno spettacolo per palati fini, che darà da scrivere ai cronisti per mesi.

Troppo bello per essere vero? Un ambiente genuino e uno spettacolo sublime? In tutta franchezza, . Io sono l’ultimo arrivato, e sinceramente esiste chi sappia più cose di me sul football; anzi, mi metterei negli ultimi posti della classifica senza eccedere in modestia. E il consigliere federale mi tratta come enunciato nel curioso incipit di questo editoriale.
Alla fine di questo sproloquio insensato vi starete chiedendo se l’editoriale stesso abbia una conclusione.

Ce l’ha. Il 2017 è stato per il football italiano un anno importante. Due squadre si sono affacciate in modo decisivo al palcoscenico europeo, dove si reputava tedeschi, austriaci e francesi la facessero da padroni. È ancora vero, ma forse come mai in questa stagione il divario è stato sottile. Il 2018 si preannuncia quindi ricco di soddisfazioni, con la nazionale italiana impegnata nell’europeo di luglio e un campionato italiano di prima divisione che si preannuncia ancora ricco di qualità.
La conclusione è quindi servita se pensate che a questo sport manca il pubblico. Se state leggendo avete visto il pallone nell’immagine di copertina, e se siete arrivati a questo punto il ritratto del Italian Bowl di Vicenza vi ha quantomeno incuriositi. È tempo, però, di venire negli stadi perché i duemila paganti del Menti sono pochissimi, da qualsiasi angolazione si guardino.
Avete tutte le carte in regola per divertirvi. L’accoglienza, l’avrete capito, è di primo livello per tutti così come lo spettacolo. Magari l’anno prossimo vi troverete anche voi a parlare con i vertici della federazione o con l’allenatore della squadra vincente, a far parte di un movimento in sicura espansione ma che ha bisogno, oggi come non mai, di numeri.

Di voi.

Published by
Dario Alfredo Michielini