Archiviata la fase a gruppi, non hanno deluso le aspettative gli Europei di calcio femminile. Parecchi i temi e le riflessioni al termine di queste prime 24 partite della manifestazione; resta il rammarico per l’eliminazione dell’Italia, che non è riuscita a dare continuità al quarto di finale raggiunto in Svezia nel 2013, ma non sarà ciò ad allontanarci dalla manifestazione.
Vogliamo bene alla Nazionale, in ogni sport. E non ce ne vergogniamo: è bello così ed è giusto così, perché ci rappresenta e scalda i cuori. Però non perdiamo interesse se, fosse una volta sola o capitasse tutte le volte, esce di scena: chi è rimasto in corsa merita spazio sulle cronache, probabilmente (anche) guardando chi è stato migliore di noi possiamo trarre spunti per migliorare.
Ora viene il bello e tra chi è rimasto, in primis, un plauso lo meritano le olandesi. Ottime come federazione e organizzazione; come livello sul campo, soprattutto: primo posto nel gruppo A, chiuso a punteggio pieno. È una rosa, quella del ct Sarina Wiegman, composta sia da elementi che militano nelle grandi potenze del calcio europeo (Arsenal, Liverpool, Montpellier, Barcellona, Bayern, ecc.) sia da calciatrici espressione della Eredivisie femminile, tornata in auge dopo il flop (finanziario) della BeNe League, la super lega unica dei club d’élite di Belgio e Olanda. Per una nazionale che sino al 2009 non aveva partecipato mai alla fase finale di un grande torneo estivo, il cammino è già importante ma l’appetito vien mangiando.
E a una tavola ricca e dal menu prelibati si siederanno oggi pomeriggio le olandesi a Doetinchem. L’avversario si chiama Svezia (18:00, diretta EuroSport) e stavolta il pedigree c’è: sempre presente alla FIFA Women’s World Cup, ha in bacheca un argento iridato (USA 2003) e olimpico (Rio de Janeiro 2016).
Per non parlare dei piazzamenti all’Europeo: un mare di secondi posti. Argenti prestigiosi, nell’era del dominio tedesco sul calcio femminile del Vecchio Continente, ma qualcosa si può smuovere. Anzi, si deve: i trofei mancano dal 1984 (Europei) e la finale continentale dal 2001. Il ritorno a casa di Pia Sundhage – autentica leggenda del calcio, 146 presente e 71 gol con le Blågult prima di una straordinaria carriera da allenatrice negli Stati Uniti – aveva autorizzato sogni di grandeur ma l’uscita ai gironi al mondiale canadese ha acceso qualche campanello d’allarme.
Nell’altra sfida dei quarti di finale, spazio alle conquistatrici. Al super team tedesco alla caccia, impressiona solo scriverlo, del settimo titoli di campionesse d’Europa consecutivo. Se si esclude la parentesi del 1993 (quarto posto, eliminate ai rigori a Rimini dall’Italia di Carolina Morace), quello del 2017 sarebbe il nono titolo nelle ultime 10 edizioni. Un dominio frutto e figlio dell’attenzione alla crescita del movimento, dalla voglia di aggiornarsi di continuo ma soprattutto di non dare nulla per scontato: siamo sicuri che l’oro di Rio non ha tolto alle tedesche il pallino e il rammarico del Mondiale che manca dal 2007 e proprio l’Europeo serve a preparare al meglio Francia 2019.
Apparentemente proibitivo il compito, stasera alle 20:45 (altra diretta EuroSport), della Danimarca. Autenticamente Davide contro Golia eppure autorizzata a sognare, facendosi scudo della semifinale raggiunta 4 anni fa. Grazie all’impresa su una big, guarda caso, ai quarti. Quella Francia all’epoca a detta di tutti la vera anti-Germania eppure eliminata dalle danesi ai calci di rigore.