Critic”Aru” Fabio? Pensiero da teste di ca…lcio
“Avevate dei dubbi? Il Tour non è ancora finito, manca la crono di oggi che parte e arriva nello stadio di Marsiglia, il Velodrome, e Aru è già diventato quello che non vincerà mai un Tour. Saremo pure un popolo di allenatori di pallone ma il ciclismo lasciatelo a chi lo ama“. Così Alessandra Giardini attaccava il suo pezzo sul «Corriere dello Sport – Stadio» del 22 luglio scorso. 92 minuti di applausi.
Il Tour de France ha un grande pregio. Che, per assurdo, è contemporaneamente anche il suo più grande difetto. Dopo Giochi Olimpici e Mondiali di calcio è il terzo evento sportivo più importante dal punto di vista mediatico (con la non banale differenza rispetto agli altri due che è una manifestazione annuale e non quadriennale). Ragion per cui attira anche chi normalmente segue il ciclismo in maniera marginale. E tra questi, purtroppo, rientrano anche quelli dell'”esiste solo il calcio, il resto avanza“. Li riconosci subito. Sono quelli che puntualmente sbandierano ai quattro venti l’equazione ciclismo = doping (inutile spiegare loro di reperibilità obbligatoria e di passaporto biologico, non capirebbero) e che si permettono, guardando spezzoni di corsa con una malcelata e ingiustificata supponenza, di sputare sentenze tecniche.
Inconsapevole vittima di questo tritacarne è stato Fabio Aru. Il sardo dell’Astana ha concluso il Tour de France al quinto posto a 3’05” dal vincitore Chris Froome. Con una splendida vittoria a La Planche des Belles Filles – l’unica conquistata da un corridore arrivato nella top 5 arrivando da solo in salita – e la soddisfazione di aver indossato per due giorni la Maglia Gialla. Migliorato nettamente il 13/o posto a 19’20” dell’edizione scorsa. Sottolineando, particolare non di seconda importanza, che Aru aveva in programma di disputare il Giro d’Italia quest’anno, ma a causa di un infortunio al ginocchio ha dirottato le sue ambizioni sulla Grande Boucle.
Numeri e fatti oggettivi e indiscutibili. Eppure, non tali da convincere i “soliti noti” a evitare di attaccare Aru. “Soliti noti” che contestano al sardo l’essersi staccato sia sul Galibier che sull’Izoard. Vai a spiegare loro come Fabio abbia purtroppo affrontato le tappe decisive del Tour con una bronchite. E salire ai 2500 metri di altitudine con i bronchi intasati rende ogni pedalata una vera e propria coltellata. Ragion per cui, chi sa veramente di ciclismo capisce senza ombra di dubbio che perdere appena 20″ (divenuti poi 50″ in discesa) sul Galibier e un minuto sull’Izoard equivale a un’impresa. Un’impresa da campione, sic et simpliciter. Il tutto praticamente senza una squadra a supportarlo.
Perciò, lasciali parlare, Fabio. Il popolo dei veri appassionati di ciclismo sa bene che il tuo Tour de France è stato molto positivo. Così come sa che in alcuni punti devi ancora migliorare (siamo sicuri che tu sei il primo che ancora si sta chiedendo come sia stato possibile perdere la Maglia Gialla in quel modo a Rodez). Quelli del “c’è solo il pallone” stanno già cambiando obiettivo. Ci sono i Mondiali di nuoto in corso. Attenta, Federica…