Primo Piano

Una scelta umana e incomprensibile

Da un lato, la comprensione nei confronti di un pater familias che sente nostalgia di casa. Dall’altro, l’inspiegabile e paradossale capacità di uno dei talenti più puri del calcio italiano di sciupare un’altra occasione della sua vita. Certo, l’opportunità Hellas Verona non era di quelle che ti fanno svoltare la vita, e Cassano ha evidentemente una tranquillità economica che gli consente di poter scegliere senza pressioni come vivere la propria vita, però…

Però, per un classe 1982 che di sbagli ne ha fatti, nella vita, a livello professionale, questa era una chance da cogliere al volo. A trentacinque anni, nonostante fuori dal giro da un po’ di tempo, arriva la chiamata da una squadra di Serie A italiana: una persona mediamente istintiva e ragionevole non si sarebbe mai (mai) tirata indietro. E se lo avesse fatto, magari, la prima volta, in una notte di disagio e follia, non ne sarebbe mai capitata una seconda.

Giocare a calcio ed essere profumatamente pagati: c’è qualcosa di meglio, al mondo? Cassano ha dimostrato, da un lato, un’umanità incredibile: voler stare accanto alla propria famiglia è qualcosa di assolutamente meraviglioso. Dall’altro lato, ha palesato un’evidente immaturità: mica era un esilio forzato, mica l’esperienza veronese sarebbe durata in eterno.

Un anno lontano da casa, per deliziare gli amanti del calcio italiano con le sue giocate e incassare bei soldi, gli avrebbe solo giovato. Ma FantAntonio non l’ha compreso davvero. Hanno tentato di farlo ragionare, sembravano esserci riusciti, poi però son tornati i dubbi e i pensieri. Amen. Forse, se ne pentirà in futuro, ripensando all’ennesima cassanata di una vita calcistica fatta di alti (pochi) e bassi (troppi) che poteva avere nuovi colori nonostante l’età. O forse non se ne pentirà mai, né di ciò, né di tutto il resto. E questo è senza dubbio il grande limite di uno dei giocatori più forti, e inespressi, che il nostro calcio abbia mai regalato.