Editoriali

Rimandate

Presentando Euro 2017, ci eravamo soffermati sulla necessità e anzi l’urgenza di evitare – nel lavoro sul calcio femminile – il continuo riferimento alla crescita del movimento, al livello della copertura dei media, alla propaganda e sensibilizzazione, ecc.
Come sopra, urgenza oltre che necessità: diventerebbe e diventeremmo noiosi altrimenti, al limite del piagnisteo. E poi le calciatrici meritano di essere raccontate per ciò che sono e ciò che fanno: partite, ammonizioni, gol, errori, gioie e delusioni.

Ecco, le delusioni: dopo il secondo ko in altrettante gare, siamo costretti a registrare già dalla mattina del 22 luglio l’eliminazione dell’Italia da questi Europei. Sfortunate al sorteggio (la Germania è una superpotenza, la Svezia quasi), le azzurre incappano in un’uscita figlia soprattutto dello scivolone di Rotterdam con la Russia, una nazionale non irresistibile, 25/a forza del ranking FIFA a fronte dell’Italia 18/a.
Parola al nostro Stefano Pellone, che in sede di commento ha parlato giustamente fuori dai denti:

Guardando il primo tempo contro la Russia non sono non potute venire a mente le scene della scorsa Cyprus Cup quando le nostre ragazze hanno perso in maniera incredibile contro Belgio e Svizzera. Con la Russia si è ripetuto lo stesso copione visto contro il Belgio: una squadra sulla carta a noi inferiore ma che ha usato tenacia, grinta e corsa mandando l’Italia in confusione soprattutto in difesa, dove Salvai e socie hanno giocato spesso troppo disinvolte in una zona del campo dove perdere palla può essere tragico. Almeno questa volta Cabrini non ha parlato di “stanchezza mentale e fisica“, visto che il campionato italiano è fermo da un mese e le calciatrici hanno avuto trenta giorni per preparare la sfida almeno sulla carta più appetibile per noi, come evidenziato da loro stesse nelle interviste post-gara.

C’è la sensazione, insomma, che qualcosa non torni. Che non si sia fatto tutto ciò che si doveva fare. E che, soprattutto, la gara con la Russia potesse (dovesse?) essere preparata diversamente:

Ai tempi della Cyprus Cup Cabrini disse che bisognava prepararsi al meglio per presentarsi all’Europeo in condizioni fisiche e mentali migliori e che bisognava saper affrontare e gestire le cose in una certa maniera e valutare gli errori che si erano fatti. Purtroppo pare che le ragazze siano ripartite da zero ripetendo gli stessi errori di qualche mese fa e addirittura regalando un tempo intero alle avversarie, un lusso che in campo internazionale non ti puoi assolutamente permettere. I numeri alla fine del torneo cipriota furono impietosi (zero punti, un gol fatto e ben tredici subiti) e sul banco degli imputati finì non solamente la difesa bensì la fase difensiva nel suo complesso, con il nostro centrocampo che resse solo nella prima gara e che dalla seconda partita in poi andò in pezzi con le giocatrici avversarie che facevano un po’ quello che volevano. Inutile dire che non vorremmo rivedere un identico tabellino.

Qui siamo allora, un po’ tutti sul banco degli imputati. E non esiste, in realtà, sconfitta onorevole: ci ha stancato parlarne a proposito dell’ItalRugby, non inizieremo a farlo ora per la nazionale femminile di calcio. Che ce l’ha messa tutta – nei suoi limiti: qui sì che si deve parlare di praticanti, movimento, esposizione – contro la Germania, cedendo dopo un’inferiorità numerica e un secondo giallo a Elisa Bartoli che lascia tuttora perplessi.

Amaro è affrontare la Svezia, martedì a Doetinchem, con le valigie già pronte. Come ‘power ranking’ e forze in campo, sulla carta, è un’eliminazione che era preventivabile ma non prevedibile e ci sia concessa la rabbia di esserci fatti male da soli, nella sfida d’esordio.

Oltre al ‘cuore’ delle ragazze (ma non c’erano dubbi), piace comunque che qualcosa si sia smosso, come copertura mediatica (EuroSport, Nuvola61, i social della Federcalcio, gli spot e gli sponsor) e per una volta è tutto il contorno – organizzazione, cura, ecc. – a dare fiducia e distoglierci un attimo dal campo. Il cui giudizio spezza il cuore e parla di una Nazionale che avrebbe potuto e dovuto fare di più.

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Matteo Portoghese