Attaccati a ‘sta maglia
Il certificato medico. Roba da mal di pancia a scuola, o di pomeriggi a casa con i figli senza uscire di casa perché “viene il dottore a controllare”. Il certificato medico. Presentato perfino ai piani alti di una nobile del calcio italiano, la Fiorentina: la immagino, la faccia della segretaria, con gli occhiali e i capelli a caschetto, che riceve la lettera e legge “Io, dott. Tal de’ Tali, certifico la gastroenterite del sig. Federico Bernardeschi, e la sua impossibilità di presentarsi nel ritiro di Moena”. Poi, una corsa fino alla porta di un dirigente, la consegna, e la faccia di costui uguale a quella di qualcuno a cui hanno rubato i regali di Natale.
Quattro giorni di riposo, quelli prescritti dal dottore a Bernardeschi. Guarda caso, giusto il tempo per poter concludere la trattativa con la Juventus. Vie del mercato infinite, si sa, e colloqui già in corso tra le parti per definire il passaggio di uno dei migliori trequartisti italiani da Firenze a Torino. Carrarese di nascita, cresciuto nel vivaio della Fiorentina, dal 2003 è tinto di viola. Un toscano, numero dieci della principale squadra della Toscana. Tutto bellissimo, fin quando non entrano in gioco le ambizioni personali.
Perché, per quanto se ne dica, è attorno a ciò che ruota tutto il discorso. Anzi, attorno a due punti cardine, strettamente connessi: l’incapacità della Fiorentina di diventare grande, e la mancanza di bandiere, o potenziali tali, nel calcio moderno. Tutto ciò, produce una conseguenza ovvia: la voglia di cambiare aria. È roba matematica: metti il poco attaccamento alla maglia + la poca competitività della Viola + l’ambizione personale di un ragazzo di 23 anni, tracci una linea e tiri le somme. Il risultato è una clamorosa voglia di salutare la Fiesole.
Non bastasse, a tutto ciò aggiungi il paradosso che a volerti è l’acerrima nemica, la rivale storica, l’avversaria di sempre, e ti ritrovi in un attimo non più solo con la voglia di andartene, ma anche con la preoccupazione che forse potresti anche rimanere. I tuoi tifosi, un atteggiamento simile, non te lo perdoneranno mai. Mai. La voglia di Juventus di un toscano nato e cresciuto calcisticamente a Firenze, non è perdonabile. Per tal motivo conviene, a tutti, una cessione. Alla faccia dell’attaccamento alla maglia, roba di pochissimi ormai. Roba chiaramente, pericolosamente, in via d’estinzione.