Il gelato. È assurdo quanto sia difficile scegliere il gusto del gelato. Quanti soldi ho in tasca? Quante palline posso prendermi? Da piccolo copiavo sempre la mamma e prendevo la liquirizia, anche se mi faceva schifo, ma avevo bisogno di un aiuto. Fusco, tu che gusto prendi? Faccia Lei direttore, io non so nemmeno se lo volevo il gelato. Eppure non ricordo di aver mai chiesto scusa al gelataio dopo averlo fatto aspettare un quarto d’ora.
Neanche due settimane fa Cassano firmava il suo nuovo contratto per l’Hellas Verona, ma in una notte di ritiro ha uno sconvolgimento emotivo. Un buio lacerante dentro di lui, l’insonnia e i tanti pensieri, ma alla mattina vede la luce: scrive il suo Canticus Creaturarum.
Io mi ritiro. Sia ben chiaro: non sto lasciando Verona, sto lasciando il calcio. Da un giorno all’altro e nel pieno di un ritiro, lo fanno tutti. Il problema è che mi manca la famiglia, mia moglie e i bambini. Le facce in ritiro devono essersi fatte tutte molto seriose. Certamente è un problema grave.
In una qualunque mattina di luglio i Cassano preparano le valigie e vanno in villeggiatura a Primiero, sede del ritiro del Verona. Probabilmente riescono a farlo ragionare, o quantomeno a limitare i danni di quella notte turbolenta. La Gazzetta dello Sport intanto dà la notizia del suo ritiro, cogliendo di sorpresa più o meno tutti. I tifosi chiaramente la prendono la bene.
Negli stessi minuti la macchia d’olio dell’informazione giornalistica si espande: urge comunicazione. Viene programmata una conferenza stampa alle 16:00, probabilmente per comunicare l’avvenuta separazione fra Cassano e il Verona e spiegarne le motivazioni, ma si rivela in realtà il momento della catarsi.
“Solo un momento di debolezza”. Tutto nella norma, gioco ancora. “Lasciare sarebbe stata una…“, specie una settimana dopo aver firmato un contratto, aggiungerei io. Nessuno mette in dubbio l’esistenza di un cuore tenero, ma una rescissione simile sarebbe stata alquanto imbarazzante anche per la Società. Cassano parla poco, ma dice una cosa importante:“Quella di mollare sarebbe stata una scelta di pancia, questa invece è di cuore“, mentre proseguono le ricerche per quella di testa.
Sono in due: Fusco e Cassano. Il primo risponde a qualsiasi suono si propaghi nella sala, il secondo si limita a qualche battuta. Rispondo io, ripete il direttore sportivo del Verona, poi Antonio ci dirà se condivide il mio pensiero. Lo condivide sempre e per farlo capire a tutti dice:“condivido”. Dalla conferenza si capisce in fretta che Cassano è una sorta di eroe, ha deciso di unirsi al gruppo del Verona per una vera e propria sfida. La preparazione faticosa, i dubbi notturni, la scelta di pancia, poi i contro-dubbi, la scelta di cuore: tutto parte di un piano da cui solo un professionista può districarsi, specie dopo un anno trascorso a casa con la famiglia.
Poi un giornalista di Hellas Live crea un attimo di necessario imbarazzo:“Te la sentiresti di chiedere scusa ai tifosi?“. Perché è proprio questo il nocciolo della questione, è proprio su questo che verte la vicenda. L’imbarazzo si scioglie nelle scuse, che arriveranno anche a suon di buone prestazioni, promette Cassano.
È certamente questa la speranza del Verona. Nessuno mette in dubbio che Cassano possa fare bene quest’anno, nessuno può negare che il distacco da moglie e figli sia sempre piacevole, né certamente nessuno gli avrà detto che la preparazione atletica sarebbe stata una vacanza, ma tutto questo arriva dopo aver firmato un contratto, dopo una presentazione ufficiale, dopo tante parole spese per la squadra. Avrebbe dovuto pensarci prima, credo. O almeno prima di dirsi “eccitato”.
Nessuno si è arrabbiato o si è ritirato veramente. Un momento di debolezza può capitare a tutti. È bello quando usiamo momento di debolezza per dipingerci vulnerabili alle difficoltà del mondo e intenerire i nostri interlocutori. Credo abbia funzionato per stavolta, passerà in fretta l’arrabbiatura e l’imbarazzo, ma non è certo un buon inizio.