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Rinascita o definitivo declino?

Facendo un tuffo nel passato e tornando indietro di qualche stagione, pensando a quella 2014/2015, ci viene subito in mente una delle rivelazioni di quella annata calcistica, il Genoa di Gian Piero Gasperini: i rossoblù, dopo un avvio piuttosto altalenante, seppero trovare un’incredibile continuità di risultati che, a maggio, li permise di chiudere al sesto posto in classifica, raggiungendo di fatto la qualificazione per la successiva Europa League, competizione che non li vide poi partecipare a causa della negata licenza UEFA.

Diverse furono le sorprese in quella squadra, capaci poi di affermarsi anche nelle stagioni successive: il terzino Antonelli è finito al Milan, gli esterni Iago Falque e Perotti sono stati acquistati dalla Roma, col primo poi girato al Torino, il centravanti Pavoletti si è confermato tra le fila dei liguri per poi passare lo scorso gennaio al Napoli, in attesa di una definitiva consacrazione che con la maglia azzurra finora non è mai arrivata e che potrebbe arrivare, stando così le cose, solo con un eventuale addio – o un arrivederci – ai partenopei.

Ci si aspettava il definitivo salto di qualità pure da Andrea Bertolacci, mezzala dotata di ottima tecnica e buoni tempi di inserimento che, nelle sue esperienze al Lecce prima e al Genoa poi, gli avevano permesso di ritagliarsi uno spazio importante e di essere preso in considerazione come uno dei migliori interpreti del suo ruolo.

I presupposti c’erano tutti, considerando che la stagione 2014/2015 era stata la migliore della sua carriera, con 35 presenze collezionate tra campionato e Coppa Italia e ben sei reti messe a referto, senza dimenticare l’esordio in Nazionale sotto la guida di Antonio Conte.

In estate è poi arrivata la chiamata del Milan, che per ben 20 milioni di euro si è assicurato dalla Roma il cartellino del calciatore: nonostante i galloni da titolare e la fiducia di Siniša Mihajlović, a causa di numerosi problemi fisici le presenze stagionali sono state solo 30, con un gol segnato, al netto della delusione di tifosi e addetti ai lavori che, in considerazione dell’investimento fatto dai rossoneri, si aspettavano qualcosa in più.

Il netto calo di rendimento è stata una costante anche la scorsa stagione e sotto la guida di Montella, nonostante l’auspicio di un calcio più tecnico che potesse favorirlo, le cose non sono andate affatto bene: le 18 presenze e l’unica rete, segnata al Torino, non sono bastate a salvare un’annata costellata da tanti infortuni.

Poche ore fa, poi, è arrivato l’addio al Milan che ha sancito il ritorno a Genova, sempre tra le fila del Genoa: per Bertolacci questa non è altro che una delle ultime chiamate per cercare di risollevare una carriera che un paio di anni fa sembrava promettere bene, prima di essere pregiudicata da quella precarietà fisica che gli ha impedito di giocare con continuità ad alto livello, senza raggiungere quel rendimento che aveva caratterizzato la sua prima esperienza in Liguria.

Il contesto in cui è appena approdato è tutt’altro che simile a quello che aveva lasciato due anni fa, poichè la squadra, che è stata smantellata durante lo scorso mercato di gennaio, non ha un elevato tasso tecnico e le lacune difensive, nonostante i recenti arrivi di Spolli e Zukanović, per ora non sono state risolte.

D’altro canto, la sua fortuna è forse quella di essere allenato da Ivan Jurić, “allievo” di Gasperini e integralista del 3-4-3: il modo di stare in campo delle squadre dei due tecnici sono simili, pertanto l’ex Lecce potrebbe non avere eccessive difficoltà ad ambientarsi in uno schema tattico quasi uguale a quello che lo ha visto affermarsi ad alti livelli nel corso della stagione 2014/2015.

Al campo dunque l’ardua sentenza, con l’auspicio di ritrovare uno dei centrocampisti più promettenti del panorama italiano…