Un gradito ritorno
“Voglio congratularmi con i giocatori dell’Argentinos Juniors, con Gringo Heinze, con i suoi collaboratori e con la dirigenza per aver riportato il Bicho dove merita. Un grande abbraccio a tutti i suoi tifosi!”. Con queste parole Diego Armando Maradona ha voluto celebrare il ritorno dell’Argentinos Juniors nella Primera División argentina, un anno dopo la retrocessione. Quando si parala del Bicho bisogna tenere conta che si parla di uno dei vivai più floridi di tutta l’Argentina. Maradona ha mosso proprio alla Paternal i primi passi da calciatore, facendo tutte le giovanili in biancorosso per esordire poi in prima squadra nel 1970. Chiamato non a caso Semillero del Mundo, il vivaio dell’Argentinos ha prodotto giocatori del calibro di Diego Armando Maradona, José Pékerman, Claudio Borghi (unico a vincere il campionato sia da giocatore che da allenatore), Sergio Batista, Fernando Redondo, Juan Román Riquelme, Esteban Cambiasso, Lucas Biglia e Néstor Ortigoza (solo per citarne alcuni).
Quando nel 2010, con Borghi allenatore, l’Argentinos vinse sorprendentemente il Clausura quindici anni dopo l’ultima volta (nel 1985 ci fu la storica accoppiata campionato-cola Libertadores), alla Paternal nessuno si sarebbe immaginato di retrocedere in B Nacional qualche anno dopo. Tra cessioni, devastanti quelle della coppia di centrocampo formata da Juan Mercier e Néstor Ortigoza, e gestioni scellerate però nel 2014 la squadra salutò la massima serie dopo dieci anni di permanenza a termine di un Apertura in cui riuscì a totalizzare la miseria di quindici punti.
La Rifundación fu così solo di nome, di fatto invece furono richiamate “vecchie glorie” e giocatori inadatti a tornare subito in Primera. A partire dall’allenatore, col terzo ciclo di Borghi che si rivelerà un fallimento. L’Argentinos resta sempre lontano dalle prime posizioni, fino a quando il 25 ottobre Borghi decide di lasciare l’incarico. Al suo posto Néstor Gorosito, che, al terzo ciclo anch’esso con il Semillero, riuscirà a conquistare la promozione all’ultima giornata. Alla vigilia dell’inizio della nuova stagione, viene eletto presidente Cristian Malaspina, che a soli trentasette anni diventa così il più giovane presidente della storia della società. L’inizio del suo “mandato” non è però certamente dei migliori: il 21 maggio 2016 infatti, la squadra retrocede nuovamente dopo un campionato pessimo con appena due vittorie all’attivo.
A questo punto però il presidente fa la scelta giusta. Decide veramente di ripartire con un nuovo progetto e affida la squadra a Gabriel Heinze. La partenza non è delle migliori, con il rapporto tra l’ex giocatore dell’Albiceleste e il presidente che è ai minimi termini dopo le prime cinque partite. Contestato duramente anche dai tifosi, il Gringo reagisce però sul campo. L’Argentinos infatti cambia marcia e già a metà campionato i tifosi iniziano ad apprezzare seriamente il gioco fatto di passaggi in velocità e di tanti giocatori in fase offensiva; a tal punto che i giornali iniziano a chiamare la squadra “La Gringoneta”. Il Bicho conquista la promozione con quattro giornate d’anticipo e con un dominio certificato anche dai numeri: miglior attacco (cinquantasette gol fatti), miglior difesa (ventidue gol subiti), squadra con più vittorie (ventitré) e con meno sconfitte (sei). Heinze, diventato così un idolo dopo essere stato a un passo dall’esonero, celebra così il successo: “Al di là degli elogi, quello che mi fa più piacere è l’essermi guadagnato il rispetto della gente. È stato un anno molto duro, la dirigenza mi ha scelto quando il club era incendiato. Abbiamo fatto un lavoro pazzesco e con questa società i tifosi possono stare tranquilli. I giocatori e i tifosi si meritavano questa allegria”.
Queste invece le parole del presidente Malaspina: “La chiave è stata credere in un progetto. Dovevamo fare una rivoluzione e diventare tutti più professionali. Di Heinze ci è piaciuta la sua serietà e la sua proposta di lavorare con i giovani. Da quando è arrivato Heinze tutto è migliorato: la professionalità dei giocatori e anche quella dei dirigenti”.
Il campionato fatto dall’Argentinos Juniors è la dimostrazione che la programmazione paga e, in questo senso, la dirigenza è stata brava a far continuare a lavorare Heinze nonostante le avversità e le difficoltà iniziali. Il progetto infatti era essere promossi a fine campionato e la seconda parte di stagione del Bicho, coronata con il raggiungimento dell’obiettivo domenica scorsa, è stata entusiasmante anche grazie al lavoro fatto inizialmente dall’allenatore. Costruire un sistema di gioco sia divertente che efficace non è infatti cosa assolutamente facile.
Una delle squadre storiche dell’Argentina torna così a occupare il posto che merita, sperando che possa ora tornare ad avere una certa stabilità nella massima serie. Intanto chissà che Maradona non possa essere presente quando ad agosto il Bicho tornerà a giocare la Primera División nello stadio che, anche se conosciuto come La Paternal (dal nome del quartiere di Buenos Aires dove ha sede l’Argentinos Juniors), porta come nome ufficiale quello di “Estadio Diego Armando Maradona”.