In ogni favola che si rispetti il Protagonista, prima di raggiungere il proprio traguardo finale, incontra un’innumerevole serie di difficoltà e poi – ovviamente – trionfa. Ci sono momenti in cui l’obiettivo sembra sempre più lontano, in cui il nostro eroe pare voler gettare la spugna, finché rinasce come un’araba fenice spiazzando il lettore.
La favola di Tommy Haas non è diversa da quella del Protagonista con la P maiuscola. Solo che stavolta i lettori sono gli appassionati di Tennis, e non solo loro. Sono, ad esempio, tutti quelli che hanno versato una lacrima per l’ultima partita di Francesco Totti o che hanno sorriso con un pizzico di malinconia all’ultimo tuffo a bomba di Tania Cagnotto. Perché lo sport è così, ti emoziona in ogni sua piccola sfaccettatura.
E Haas che c’entra? C’entra, eccome. I motivi per amarlo – e per amare un tedesco (sportivamente parlando!) ce ne vuole – sono veramente tanti. Anche per il nostro Protagonista, l’ex numero due del ranking ATP, le soddisfazioni sono state parecchie: 15 tornei messi in cascina, una medaglia d’argento ai Giochi olimpici del 2000 e svariate semifinali agli Slam. E beh, che cosa lo rende diverso dagli altri campioni?
VECCHIO, MA NON SCADUTO – Intanto l’età anagrafica, soltanto un numero per quanto lo riguarda. 39 anni già compiuti, di cui 21 da professionista, e tanta tanta voglia ancora di dare nonostante l’annuncio del ritiro, che avverrà questa stagione. Le racchette lanciate sugli spalti del Foro Italico al torneo di Roma e quel torso nudo in bella vista – come a dire “guardate, che gallina vecchia fa buon brodo” – hanno commosso anche gli spettatori occasionali e hanno affievolito le speranze di chi desiderava vederlo giocare magari fino ai 40 suonati, come Totti. E qualcuno ha sperato persino in un colpo di scena a Wimbledon: Haas aveva esplicitamente chiesto la wild card – che alla fine gli è stata assegnata – come regalo per il suo ultimo anno di carriera.
BARCOLLA, MA NON MOLLA – Sono passati circa sei anni da quando i medici dissero chiaramente al veterano di Amburgo che non avrebbe probabilmente più giocato a tennis. E invece no, non è stato così. Dopo tanti, troppi infortuni, il corpo di cristallo di Tommy Haas sembrava voler dire basta, ma poi è tornato quasi più forte di prima: si è messo sotto e, complice l’indole da guerriero, si è tolto qualche piccola soddisfazione. Una carriera altalenante, è vero, in cui ha toccato le posizioni più disparate nel ranking. Ma non avrebbe potuto fare di più, almeno con quegli acciacchi.
LA VERA CARRIERA INIZIA ORA? – A chi si starà chiedendo quale sarà il futuro del nostro Protagonista, diciamo che potrebbe esserci qualche bella sorpresa, ma anche una certezza. La prima riguarda una delle passioni di Haas, la musica: l’improvvisata esibizione canora insieme a Dimitrov e a Federer – che tra l’altro ha battuto recentemente a Stoccarda – ha impressionato tutti per simpatia (anche se la performance in sé per sé non è stata delle più brillanti) e chissà che non nasca un progetto originale più avanti. Ma a parte questo, ciò che è chiaro, è che il tedesco vestirà i panni di direttore del torneo di Indian Wells. La decisione è stata presa un anno fa, dopo le dimissioni di Raymond Moore, causate da alcune dichiarazioni sulle differenze tra il circuito femminile e quello maschile.
FAMILY, FIRST – E dopo le tante vittorie, i troppi infortuni e il presagio di un futuro altrettanto allettante da dirigente, il Protagonista per chiudere la favola con “e vissero felici e contenti”, ha bisogno anche di qualcuno che voglia condividere l’epilogo con lui: Sara e Valentina, le biondissime donne della vita di Tommy Haas. La prima è la moglie americana, attrice, la seconda è la dolcissima figlia, nata nel 2010. Il tennista di Amburgo, complice anche il brutto incidente dei genitori proprio nel momento in cui la sua carriera era in ascesa, ha ben chiare le priorità della vita: la famiglia, prima di tutto. E non perde occasione per dimostrarlo anche durante le numerose interviste.
Ora vi è chiaro perché Tommy Haas è così special? Noi, un’idea ce la siamo fatta.
F. T.