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Once a Blue, Always a Blue

Quando durante la finale di FA Cup giovanile del 2002 tra Everton e Aston Villa Wayne Rooney segnò mostrando subito dopo una maglia con la scritta “Once a Blue, Always a Blue”, entrò a soli diciassette anni nei cuori dei tifosi dei Toffees. Nella stagione successiva, il giovane attaccante “collezionò” trentatré presenze e sei reti alla sua prima stagione in Premier League, numeri da predestinato. Appena due anni dopo però, nell’estate del 2004, il Manchester United si presentò a Liverpool con trentasette milioni di sterline riuscendo a convincere l’Everton a far partire il giocatore e Rooney a lasciare l’amata Gwladys Street End (settore dei sostenitori più accaniti dei Blues). Per la gente di Goodison Park questa sarà un’infamia che non verrà digerita, soprattuto dopo che Rooney aveva mostrato quella maglia due anni prima. I tifosi dell’Everton si sentirono traditi profondamente da quello che sarebbe dovuto diventare il loro più grande idolo e invece si era appena trasformato nel peggior traditore. Nonostante la sempre proclamata fede, Rooney si è spesso beccato dei fischi nei suoi tanti ritorni a casa da avversario, con i suoi tifosi che ormai non lo consideravano più un “True Blue”.

La scelta di Rooney, che disse che non avrebbe mai indossato maglie diverse da quelle di Everton e Manchester United in Premier League (e così effettivamente è stato), era però comprensibile. Dopo aver giocato due anni in un Everton non certo ai livelli di quello odierno, gli si presenta l’opportunità di diventare l’attaccante titolare di una delle squadre più forti d’Inghilterra e d’Europa e di essere uno dei giocatori più pagati. Difficile dire di no a una proposta così; e a tredici anni di distanza sembra difficile dargli torto. Questi i suoi impressionanti numeri e i suoi tanti successi con il Manchester United: 559 presenze, 253 gol (record assoluto nella storia dei Red Devils), 5 Premier League, 4 Coppe di Lega, 1 FA Cuo, 6 Community Shield, 1 Champions League, 1 Mondiale per Club e 1 Europa League.

Ecco ora, il ragazzo diventato uomo che ha voluto far nascere i propri figli a tutti i costi a Liverpool e non a Manchester, ha scelto di tornare a Goodison Park per indossare nuovamente la maglia blu. E lo ha fatto con queste parole: “Non sono tornato solo perché questa è la squadra per cui tifo e in cui ho iniziato a giocare. Sono tornato anche perché sento che questa squadra può avere successo e voglio farne parte. Non vedo l’ora di lavorare con Koeman e con i miei nuovi compagni, sono orgoglioso di tornare a Goodison Park”. L’Everton, che l’anno prossimo giocherà l’Europa League, sta costruendo un‘ottima squadra. Sono già arrivati Michael Keane, Jordan Pickford, Davy Klaassen, Henry Onyekuru, e Sandro Ramírez alla corte di Ronald Koeman. La partenza di Romelu Lukaku, curiosamente anche lui come fu per Rooney in direzione Manchester United, per la cifra record di 75 milioni di sterline ha “costretto” i Toffees a dover pensare a come rinforzare il proprio attacco dopo la cessione del belga. Rooney e Giroud sono gli obiettivi individuati da Koeman, che crede fortemente in questa possibile coppia per far sognare i tifosi.

Il percorso di Rooney al Manchester United era ormai giunto al capolinea, ma a quasi trentadue anni (li compirà a ottobre), all’Everton potrebbe rilanciarsi alla grande (anche in ottica Mondiali 2018). Uscito dal radar di José Mourinho, che l’ha impiegato molto poco nell’ultima stagione per la difficoltà di inserirlo nel gioco come attaccante (praticamente mai) o come numero dieci arretrato. Koeman potrebbe schierarlo in un tandem offensivo con Ramírez o Giroud o alle spalle di uno dei sue insieme o alternativamente a Barkley.

Nelle ultime stagioni molti giocatori sono passati dal Manchester United all’Everton: prima Phil Neville e Tim Howard, più recentemente Tom Cleverley e Morgan Schneiderlin. In tutti questi casi non è comunque stato un fine carriera e giocatori che avevano dato molto alla causa dello United hanno disputato ottime stagioni anche nel Mesrseyside. Ovviamente la storia di Rooney è completamente diversa, ma anche lui potrebbe aver ancora molto da dare alla causa della squadra tifate sin da bambino; e siamo sicuri che se Koeman lo ha voluto insistentemente è perché pensa che sia così. Queste a tal proposito le parole dell’allenatore olandese dopo l’annuncio ufficiale: “Wayne ha solo trentun anni e non ho alcun dubbio sulle sue qualità. Mi ha dimostrato di avere le ambizioni di cui abbiamo bisogno. Lui sa come si vincono i titoli“. E sotto sotto anche noi lo speriamo, perché sarebbe bello poter raccontare il ritorno a casa glorioso di Wayne rivedendolo in blu dopo aver rifiutato le offerte dalla Cina e dagli USA.

Inoltre, tornando così a Goodison Park siamo sicuri che i tifosi gli perdoneranno il “tradimento” di tredici anni fa tributando un grande “Welcome Home” a Wayne. Anche loro infatti sanno ormai come funziona il mondo del calcio e comprenderanno che quel trasferimento fu per quel ragazzo la possibilità di coronare l’obiettivo agonistico di vincere dei trofei e dei titoli.

La frase “Once a Blue, Always a Blue” torna così protagonista, e chissà che Rooney non decida di rispolverarla definitivamente indossando e mostrando quella vecchia maglietta di quando aveva sedici anni quando tornerà al gol con l’Everton. Intanto, per non rischiare di perderci quel momento, segniamoci sul calendario il 12 agosto, giorno in cui l’Everton farà il suo esordio nella Premier League 2017/2018 a Goodison Park contro lo Stoke City.