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Lugano, i contratti da rispettare e le traduzioni affrettate

Ogni tanto, il calcio svizzero arriva anche sui grandi giornali della Penisola. Intendiamoci: la cosa fa piacere, oltreconfine. O meglio: lo farebbe di più se si parlasse di contenuti tecnici, di un movimento che ha sfornato, negli ultimi anni, un gruppo capace, in Nazionale, di vincere (sinora) tutte le partite del girone di qualificazione ai prossimi campionati mondiali. Purtroppo, invece, la nostra stampa, quando si occupa di Pedata rossocrociata, lo fa per segnalare curiosità, pettegolezzi e piccole cose “di costume”.

Intendiamoci: del mercato del Lugano abbiamo parlato, ovviamente, anche noi. Però, ci siamo astenuti dal commentare ciò che sta accadendo rispetto alla questione Lugano-Sion-Tramezzani, visti gli scarsi contenuti tecnici: preferiamo parlare di calcio. Tuttavia, visto che la Gazzetta dello Sport e altri ne hanno scritto proveremo, per i nostri lettori, ad approfondire la questione, ma rimanendo ben lontani dai toni scandalistici usati, soprattutto, dai grandi giornali della Svizzera tedesca e ripresi (ahinoi) anche oltreconfine.

La prima constatazione che ci viene da fare è che Tramezzani ha confermato di essere ancora (e ci sta: non dimentichiamo che ha fatto, sinora, il primo allenatore solamente tre mesi) inesperto, e con una visione abbastanza limitata del parco giocatori. Il Trame ha sicuramente una preparazione calcistica di ottimo livello, e ha dimostrato, in questi primi tre mesi di carriera, di essere un motivatore. Tuttavia (al di là di essersi voluto portare dietro lo staff: scelta legittima, anche se era quello del Lugano e non il suo…), questo suo voler a tutti i costi insistere nel prelevare i migliori dei suoi ex giocatori, ci lascia perplessi.

Intendiamoci: tutto lecito. Tramezzani stava preparando il Lugano della prossima stagione, e quindi aveva messo (per esempio) nel mirino un paio di giocatori (Marco Schneuwly del Lucerna e Dimarco dell’Inter). Approdato in Vallese, il tecnico emiliano non ha fatto niente altro che portarli a Sion, “impresa” facilitata dal diverso peso economico delle due compagini. Tutto, lo ribadiamo, ovviamente, lecito (anche se non bello dal punto di vista etico, se proprio vogliamo). Però, questa scelta fa pensare che l’allenatore, in fondo, conosca solamente i calciatori albanesi e quelli (pochi) che hanno giocato con lui, o che ha studiato in vista di un eventuale approdo in Ticino. Tanto per chiarire il concetto, ci sono blogger, in Rete, che sanno snocciolare caratteristiche tecniche, dati personali, fisici e statistiche di gioco dei giocatori di interi campionati stranieri. Con tanto di video di accompagnamento, a volte autoprodotti.

Esistono programmi informatici specializzati e professionali in tal senso. Abbiamo seguito anche noi il Lugano lo scorso anno e, pur avendo un ottimo giudizio di parecchi componenti dell’undici bianconero i quali (loro malgrado, tra l’altro) si trovano oggi al centro delle polemiche, in quanto (si dice) contattati direttamente da Tramezzani e dal suo staff per vestire la maglia biancorossa, saremmo in grado di suggerire, per ogni ruolo, almeno due o tre alternative valide, in Svizzera o all’estero. Non avendo altri motivi per giustificare questo comportamento della vecchia e nuova dirigenza del Sion, dobbiamo concludere che il problema riguarda esclusivamente la non conoscenza di altri giocatori per applicare il proprio modulo di gioco. Un po’ poco per le ambizioni di una società che, quest’anno, vuole lanciare il guanto di sfida al Basilea.

Questa, in soldoni, la situazione. In tutto questo, il Pres è, ovviamente, amareggiato. Però, non si dica (come ha fatto qualcuno) che si tratta di un peccato d’ingenuità: Renzetti aveva messo in conto questa possibilità (in tempi non sospetti aveva detto “i giocatori sono nostri: se qualcuno li vuole, li deve pagare”), ma si sentiva garantito dai contratti e dalle regole. Il suo sfogo è quindi da interpretare come un invito, forte, al rispetto di queste ultime.

Sappiamo, anche, che il massimo dirigente bianconero è un uomo istintivo, e abituato a sbottare. Però, nel contempo, è anche vero che il Blick ama giocare su titoli forti e provocazioni: la prova è che il tanto incriminato Drecksack (che non è complimento, ovviamente: però si può tradurre in tanti modi, e non solo nella sua versione più scurrile, la quale tanto ha colpito anche i cronisti della Penisola e che, guarda caso, è quella suggerita dai traduttori online…) è scomparso dalla versione online del quotidiano zurighese, dopo le secche smentite del Pres.

Insomma, il Lugano lavora, nell’unico modo che conosce: sudando, e in silenzio. La prima, tradizionale sgambata con la formazione di 2/a Lega del Sementina è andata bene (1-8 ma, soprattutto, diversi spunti tecnici), e domani i bianconeri incontreranno le Bianche Casacche del Locarno. Alla fine, contano i tre punti, come sempre: e al debutto in campionato, sul mai facile campo di Lucerna, mancano solo 20 giorni. E, quando il pallone ricomincerà a parlare, le polemiche di mercato (ne siamo sicuri) cesseranno come d’incanto.