Aria di smobilitazione o monchilandia?
Anche se il calciomercato vero probabilmente deve ancora iniziare, alla Roma si sono già portati avanti. E non poco. Nuovo DS, nuovo allenatore, tanti giocatori già venduti e altrettanti acquistati (o rientrati). Insomma, un ricambio netto, vigoroso, che testimonia la fine dell’anno e mezzo di regno spallettiano ma, soprattutto, la conclusione dell’intero periodo più recente, il quadriennio iniziato con Rudi Garcia e conclusosi due mesi fa con Luciano da Certaldo al posto di comando. Un’epoca che ha avuto, al netto delle evoluzioni fisiologiche dovute al mercato e al cambio tecnico tra il francese e il toscano, una fisionomia chiara e una costanza di risultati encomiabile, al netto dello strapotere bianconero, ma che adesso è davvero terminata per sempre. E per ultimare la transizione dal vecchio al nuovo, dal passato al futuro, sicuramente serviranno diversi altri cambiamenti ancora.
Attenzione, non è che la Roma mutasse poco anche sotto l’egida di Sabatini: è sempre cambiato un pezzo grosso (almeno) a stagione. Ma ora è proprio diversa la regia, la ratio che sta dietro alle decisioni in sede di mercato. Monchi è diverso dall’attuale plenipotenziario di Suning e, senza alcun dubbio, ha persino meno paura di cedere nomi altisonanti rispetto al suo predecessore. Paredes, Salah, a breve Rüdiger, per poco anche Manolas (che adesso non si sa cosa farà, forse rinnoverà) e magari persino Nainggolan: sono tutti giocatori che farebbero le fortune di più di una squadra, non solo in Italia ma anche in Europa. Ora è chiaro che bisognerà aspettare settembre per vedere quanti giocatori tra questi verranno effettivamente venduti ma, di sicuro, per ora ai tifosi sembra di respirare una certa aria di smobilitazione in casa Roma e non ne paiono particolarmente entusiasti (delicato eufemismo).
Ma siamo sicuri che sia davvero una smobilitazione?
Monchi è più che abituato a salutare i suoi gioielli trovandone altri – magari persino più forti – in giro per il continente e non solo; la sua storia al Siviglia insegna proprio che non c’è da preoccuparsi troppo perché l’iberico ha sempre in testa il miglioramento dei risultati sportivi e non il bilancio (del quale, peraltro, tocca sempre tenere conto vista la situazione non proprio idilliaca). L’ex portiere andaluso non vende mai per vincere il trofeo delle plusvalenze né, tanto meno, svende, bensì vede un’opportunità di crescita in ogni cessione, per quanto dolorosa possa sembrare a prima vista. Del resto, il cambiamento – specie se massiccio e molto veloce – è sempre traumatico ma, probabilmente, se non ti chiami Real Madrid, Manchester United o Bayern Monaco trattenere ogni bravo giocatore e acquisirne altri ogni anno non è semplice. Anzi, è praticamente impossibile.
Dunque qualche cessione per le più disparate ragioni va messa in conto ma bisogna tenere duro e non lasciarsi intimorire perché l’assicurazione col destino che la Roma ha stipulato si chiama Ramón Rodríguez Verdejo detto Monchi. Bisogna aver fede in lui perché, se tutto andrà secondo i suoi piani, tra qualche mese il tifoso giallorosso attualmente preoccupato, perplesso e magari arrabbiato, avrà di che sorridere a trentadue denti. Non è una previsione random da chiromante bensì una proiezione basata sui dati dell’operato monchista degli ultimi cinque anni. Vedere per credere.