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Julian Nagelsmann, il Prescelto

L’allenatore rimasto più a lungo imbattuto questa stagione nei più importanti campionati europei nasce il 23 luglio 1987 a Landsberg am Lech, in Alta Baviera. Stiamo parlando di Julian Nagelsmann, colui che ha stregato prima l’Hoffenheim, poi la Bundesliga e infine tutta l’Europa.

Nagelsmann inizia a giocare nelle giovanili dell’Augsburg, poi passa al Monaco 1860, in cui nel 2006 subisce un infortunio cartilagineo al ginocchio che lo porterà al ritiro. Julian infatti torna all’Augsburg nel biennio 2006-2008, ma il problema si rivelerà cronico costringendolo al ritiro dal calcio giocato a soli ventun anni. In queste due stagioni però, Nagelsmann incontrerà una persona che si rivelerà importantissima per lui: Thomas Tuchel. L’ormai ex allenatore del Borussia Dortmund, in quel momento tecnico della squadra riserve dei bavaresi, gli fa iniziare a vedere il calcio con gli occhi dell’allenatore affidandogli il ruolo di osservatore degli avversari. Nonostante questo, Julian non si da pace e decide di chiudere col pallone per studiare economia all’università, non volendone più sapere per la delusione post infortunio. Il Monaco 1860 però si ricorda di lui e lo contatta per affidargli il ruolo di allenatore in una delle squadre giovanili. Il giovane bavarese non ci pensa due volte e cambia nuovamente idea per lanciarsi in questa nuova avventura. Dopo due anni da assistente della squadra under 17, sceglie di rischiare: lascia tutto per assumere il ruolo di allenatore dei pari età dell’Hoffenheim per la stagione 2010/2011.

Due anni più tardi viene nominato tecnico dell’under 19 e Tim Wiese, in quel periodo portiere della prima squadra biancoblù, lo soprannomina il “Mini Mourinho” (anche se Julian rivelerà di essere un grandissimo ammiratore di Guardiola). Pronti-via e Nagelsmann vince al primo anno le finali nazionali (allenatore più giovane a imporsi nella categoria) e perde l’anno successivo in finale contro lo Schalke 04 dopo aver nuovamente vinto il suo girone. Nell’ottobre del 2015, visti i risultati ottenuti, la dirigenza dell’Hoffenheim gli comunica di volergli affidare il ruolo di allenatore della prima squadra per il 2016/2017. Stevens, allenatore in quel momento, però si dimette per problemi di salute e la società è così costretta ad accelerare i tempi. L’11 febbraio 2016 Julian fa il suo esordio in Bundesliga prendendo in mano a ventinove anni una squadra a un passo dalla retrocessione. Tutti pensano che la scelta dell’Hoffenheim sia una pazzia vista la situazione. Tutti si sbagliano: Nagelsmann esordisce pareggiando contro il Werder Brema e metterà in fila sette vittorie e due pareggi in quattordici partite. Numeri che valgono la salvezza senza neanche dover giocare i playout.

La conferma per la stagione successiva è ovviamente fuori discussione. Ed è qua che Julian fa il suo capolavoro. Una squadra che di fatto resta quella della stagione precedente (arrivano Kramarić, Wagner, Rupp e Demirbay, ma parte la stella Volland), ma che Nagelsmann forgia a sua immagine e somiglianza. L’Hoffenheim resta imbattuto fino alla sconfitta di Lipsia del 28 gennaio 2017, record tra tutti i maggiori campionati europei di questa stagione, e chiude il campionato con uno storico quarto posto che vale l’accesso ai preliminari della prossima Champions League.

Vista la crescita esponenziale delle prestazioni e dei risultati è impossibile non dare a Nagelsmann il merito di questo cambiamento. Il tecnico ha messo a frutto le sue conoscenze tattiche, ma è soprattuto la parte sociale che ha fatto la differenza. Julian ha infatti sempre affermato, come fosse un suo vero e proprio mantra, che la tattica non conta più del 30%, mentre il 70% dei risultati ottenuti è rappresentato dalle proprie competenze relazionali con i giocatori: ogni elemento della squadra deve essere stimolato in maniera differente per rendere al suo meglio.

I giocatori dell’Hoffenheim stravedono per lui e il fatto di essere praticamente un loro coetaneo aiuta. Süle, ex capitano ora passato al Bayern Monaco, ha dichiarato che Nagelsmann p geniale nel preparare le partite a leggerle in corso d’opera. Dopo aver iniziato la stagione col 4-3-3, l’allenatore  passa al 3-1-4-2. I numeri sono comunque marginali (infatti il modulo può tranquillamente diventare un 5-1-2-2 a seconda delle situazioni) in un gioco dove fase difensiva e offensiva si fondono lavorando all’unisono armoniosamente. Il gegenpressing, reso famoso da Klopp nel Borussia Dortmund, è portato a un livello ancora più alto. I giocatori dell’Hoffenheim infatti pressano alti per recuperare palla nella metà campo altrui costringendo gli avversari a fare scelte rischiose e difficili in impostazione e poi, una volta rubata la sfera, verticalizzare lanciando le punte (Kramarić, Wagner e Uth), brave a difendere il pallone anche grazie al fisico imponente. Questo porta anche alla possibilità di scambiare i giocatori nei diversi ruoli come pedine all’interno di una scacchiera, con il pressing portato costantemente con tanti uomini nella zona dov’è il portatore di palla avversario. In questo il suo modello è stato Ralph Rangnick, ora direttore sportivo del RB Lipsia, che ha da sempre adottato questa filosofia nelle sue squadre. E come vedremo tra poco, la tattica di Nagelsmann è una perfetta sintesi tra il pressing alto e mirato di Rangnick e il gioco di posizione di Pep Guardiola, in cui c’è una ricerca della superiorità inserendo giocatori liberi tra le linee avversarie. Tutti devono sapere come muoversi e quando muoversi per generare questa superiorità numerica tra le linee di pressione della squadra avversaria.

Il difensori possono diventare cinque a seconda del posizionamento di Zuber (Bičakčić) e Kadeřábek (Toljan), mentre restano fissi i tre centrali che col mediano formano un rombo da cui parte pazientemente l’azione in fase di possesso di palla. Proprio qua Nagelsmann dovrà essere bravo a reinventare la squadra, visto che la prossima stagione dovrà fare a meno di Süle e di Rudy (i due giocatori che lanciavano maggiormente gli attaccanti in fase di ripartenza), passati al Bayern Monaco ed elementi fondamentali nel raggiungimento del quarto posto. Vogt (preso dal Colonia quando era centrocampista e trasformato da Nagelsmann in difensore centrale per avere più qualità tecnica in quel reparto) e Hübner dovranno dimostrare di sapersela cavare anche con altri giocatori accanto. Le mezzali Amiri, gioiellino classe 1996, e Demirbay si inseriscono costantemente tra le maglie avversarie. E lo fanno alla grande, come dimostrano anche gli otto gol e i quattordici assist in due. Davanti le trenta reti segnate da Wagner e Kramarić non dicono tutto sul lavoro fantastico fatto da questi due attaccanti, capaci di intendersi a meraviglia e di giocare sia spalle alla porta ricevendo il pallone dalla difesa, sia di prendersi il tempo e lo spazio sui calci piazzati. Tante sono state infatti le reti segnate dai biancoblù da fermo.

Certamente ora non sarà facile migliorarsi per una squadra forse arrivata oltre i propri limiti. L’obiettivo a questo punto è entrare nella fase a giorni della Champions League e siamo sicuri che Nagelsmann studierà tutta l’estate per farsi trovare pronto all’appuntamento di agosto con qualche altra interessante novità per la sua squadra alla ricerca del perfezionismo che l’ha portato a diventare ad appena trent’anni allenatore dell’anno in Germania. Julian ha infatti dichiarato di considerare il progetto Hoffenheim a lungo termine e di voler vincere un titolo a Sinsheim. Chissà però se “The Chosen One” (“Il Prescelto”, come venne chiamato LeBron James quando fu selezionato nel 2003 dai Cleveland Cavaliers con la prima scelta assoluta al Draft NBA) riuscirà a resistere alle tante chiamate che inevitabilmente arriveranno prima o poi dalle grandi squadre europee (una su tutte potrebbe essere quella del Bayern Monaco per il post Ancelotti). Per questo ci sarà tempo però, intanto godiamoci quello che ci regalerà la prossima stagione in Germania e in Europa, qualunque essa sia, questo giovanissimo allenatore bavarese.