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Europei Under 21: la Danimarca

Continua il nostro viaggio alla scoperta delle squadre che saranno protagoniste nel prossimo Europeo Under 21 che si svolgerà in Polonia: oggi sezioniamo e analizziamo la Danimarca, inserita nel Girone C con l’Italia, la Repubblica Ceca e la Germania.

PERCORSO DI QUALIFICAZIONE – Assieme al Portogallo, escludendo la Polonia ospitante, la Danimarca è stata la prima squadra a qualificarsi matematicamente agli Europei, il che la dice lunga sulla brillantezza mostrata in sede di ammissione alla rassegna continentale. Dieci partite canoniche, nove vittorie e un pareggio (tra l’altro nella gara d’esordio. Da lì in poi nove vittorie di fila). Come nel caso della Repubblica Ceca o della Germania, il girone non è stato il più duro di sempre – Bulgaria, Romania, Armenia, Lussemburgo e Galles non sono colossi del calcio mondiale, soprattutto in questo momento – ma il percorso degli scandinavi resta notevole, specie considerando il dato dei gol subiti: appena tre (per un totale di sette clean sheet). Tutto ciò ci dice che la Danimarca sta proseguendo sulla scia del buon europeo giocato due anni fa e che l’attuale gruppo è decisamente solido.

L’ALLENATORE – Classe 1970, con un passato da allenatore speso principalmente tra il Lyngby Boldklub (sette anni lì tra giovanili e prima squadra) e l’Esbjerg, Niels Frederiksen ha raccolto l’eredità di Jess Thorup sulla panchina dell’Under 21 due anni fa (era succeduto allo stesso Thorup anche all’Esbjerg, tra l’altro). Includendo anche l’ultimo biennio, Frederiksen può contare su ben quattordici anni d’esperienza come allenatore di formazioni giovanili su un totale di vent’anni totali di professione, il che lo rendo un espertissimo conoscitore della mentalità dei calciatori giovani e giovanissimi nonché un coltivatore di talenti di livello. Forse gli manca più di qualcosina in ottica agonistica e di voglia di vincere ma senz’altro sa tirare fuori il potenziale ai suoi ragazzi e quello è il compito che, prima di tutto, la federazione gli ha dato.

LE STELLE DELLA SQUADRA – Come diverse altre selezioni e più di altre selezioni, la Danimarca Under 21 deve rinunciare a diversi giocatori che sulla carta sarebbero pure convocabili e di indubbio spessore. Qualche esempio di giocatore a cui Frederiksen deve rinunciare? Riza Durmisi, Andreas Christensen, Pione Sisto, Yussuf Poulsen e soprattutto Kasper Dolberg. A livello Under 21 sono giocatori che spostano e nemmeno poco. Tra chi resta vanno evidenziati alcuni elementi, a cominciare dal capitano Lasse Vigen Christensen, quasi recordman assoluto di presenze con la selezione e colonna portante del gruppo fin dal 2013. In attacco Kenneth Zohore e Lucas Andersen sono sicuramente i nomi di spicco: il primo – vecchia conoscenza della Fiorentina – gioca nel Regno Unito (come lo stesso Vigen Christensen), il secondo è emigrato in Svizzera lo scorso anno dopo anni di Olanda in cui è stato più volte esaltato come next big thing senza però riuscire a mantenere fino in fondo le promesse. Tuttavia tutti e tre i succitati possono vantare un’esperienza di spessore che sicuramente li eleva rispetto al resto della rosa, all’interno della quale si possono citare anche altri prospetti interessanti partendo dal portiere, Jeppe Højbjerg, per poi arrivare a Banggaard, Maxsø, Holst, Blåbjerg e ovviamente  Andrew Hjulsager.

MODULO E TATTICA – Il 4-2-3-1 è da anni il modulo di riferimento dell’Under 21 danese, da prima che arrivasse Frederiksen; l’attuale CT lo ha ovviamente confermato ed è un impianto sostanzialmente dogmatico, per lui. Al limite, può decidere di rinforzare la mediana e mutarlo in un 4-3-3 a seconda delle esigenze ma l’assioma che vuole sempre in campo degli esterni offensivi viene puntualmente rispettato, ciò che cambia è l’uso del trequartista o no (Andersen diventa una pedina fondamentale grazie alla sua duttilità: può agire indifferentemente da esterno, trequartista o mezzala). La linea difensiva è sempre e comunque a quattro e il baricentro della squadra è quasi sempre basso, così come la modalità d’offesa è la ricerca della transizione offensiva in verticale passando più verso le fasce che non al centro.