Continua il nostro viaggio alla scoperta delle squadre che saranno protagoniste nel prossimo Europeo Under 21 che si svolgerà in Polonia: oggi tocca al Portogallo essere analizzato. La selezione lusitana è inserita nel Girone B con la Serbia, la Spagna e la Macedonia.
PERCORSO DI QUALIFICAZIONE – Il Portogallo è una delle favorite alla vittoria finale e, in quanto tale, ha ovviamente delle credenziali che consentono di affermarlo. Al di là del talento dei singoli, che è la prima e la più ovvia, c’è infatti il discorso del percorso di qualificazione: dieci partite, otto vittorie e un pareggio con 34 gol fatti e 5 subiti nonché una striscia iniziale da sei partite vinte consecutivamente. Ora, il raggruppamento non era il più difficile della storia (Israele, Grecia, Albania, Liechtenstein e Ungheria le rivali) ma il ruolino di marcia resta eccellente. Particolarmente notevoli i successi – tutti in trasferta – con Albania, Grecia e Israele, sulla carta le principali antagoniste dei lusitani e tutte regolate con almeno tre gol di scarto. Più significativo degli altri lo 0-3 inflitto agli israeliani a domicilio: la selezione guidata da Marco Balbul ha infatti incassato appena quattro reti in tutto l’iter di qualificazione agli Europei, quindi vanta una difesa efficace che, però, ha finito per essere spappolata da Bruno Fernandes e compagni. Assieme alla Danimarca, per il resto, il Portogallo è stato la prima squadra a qualificarsi matematicamente per gli Europei, Polonia ovviamente esclusa.
L’ALLENATORE – Chi è in possesso di una buona memoria ed era appassionato di calcio europeo già negli anni 90 e primi 2000 senz’altro ricorda il buon Rui Jorge quando ancora giocava: è stato il terzino sinistro soprattutto dello Sporting Lisbona per tanti anni e, spesso e volentieri, anche della Nazionale, con cui ha partecipato a due spedizioni europee e ai Mondiali del 2002. Ritirato nel 2006, da allora allena e, salvo che per un paio di partite ad interim col Belenenses, ha sostanzialmente passato l’ultimo decennio come tecnico di formazioni giovanili. Dal 2010 è il CT del Portogallo Under 21 e, due anni fa, ha portato i giovani lusitani di allora fino alla finale degli Europei, poi persa ai rigori con la sorprendente Svezia. Anche stavolta ha messo assieme quello che si può serenamente definire “squadrone” nonché uno dei candidati più seri al successo finale (traguardo che mancò anche da giocatore nel 1994, quand’era in squadra coi mostri sacri Figo e Rui Costa).
LE STELLE DELLA SQUADRA – Forse nemmeno il Portogallo eguaglia la Spagna come quantità di talento ammassata nell’Under 21 però anche qui c’è onestamente l’imbarazzo della scelta. Partiamo dal capitano e dal giocatore che conosciamo meglio, il numero 10 (anche della Sampdoria) Bruno Fernandes: probabilmente uno dei più esperti non solo della sua Nazionale ma di tutta la manifestazione, Fernandes conta più di 150 apparizioni e già cinque stagioni intere da professionista, di cui quattro in massima serie. Menzione obbligatoria anche per João Cancelo, terzino destro titolare del Valencia ormai da anni e già stabilmente nel giro della nazionale maggiore, così come per la coppia di centrali composta da Rúben Semedo ed Edgar Ié.
In mezzo – oltre al succitato Fernandes – non si possono ignorare Rúben Neves e Renato Sanches autentiche superstar per quello che è il livello della competizione anche se entrambi sono reduci da una stagione con più chiaroscuri di quanto non si potesse pensare esattamente un anno fa. Sarà interessante osservare come il centrocampista del Bayern si inserirà in squadra in quanto completamente a digiuno di Under 21 (è passato direttamente coi grandi dall’Under 19) e, nonostante ciò, per lui, Rui Jorge ha lasciato a casa Rony Lopes che, invece, si era sciroppato tutta la trafila delle qualificazioni.
Anche davanti il Portogallo può contare su tanto, tanto, tanto talento. Abbiamo soprattutto: Gonçalo Paciência, Gonçalo Guedes, Diogo Jota, Ricardo Horta (il capocannoniere della rosa) e Bruma a litigarsi tre posti in squadra. Val la pena sottolineare che anche anche Gelson Martins e André Silva sarebbero stati convocabili (ma sono stati precettati per la Confederations Cup, così come Bernardo Silva – e a maggior ragione) e che è stato lasciato a casa Carlos Mané, reduce da sei mesi più che dignitosi allo Stoccarda. Questo per dire che scelta avrebbe potuto avere Rui Jorge e che, se non ci fosse stata la Confederations Cup, il Portogallo avrebbe schierato un autentico dream team.
MODULO E TATTICA – Il gioco di Rui Jorge si innesta su una difesa a quattro che è la base marmorea di ogni suo credo tattico e ha sostanzialmente due varianti principali: la ricerca dell’ampiezza e la ricerca della verticalità. Quando il Portogallo è chiamato a distendersi per il lungo, il CT sceglie di solito un 4-3-1-2 o rombo che dir si voglia, nel quale è importantissima la connessione tra il mediano (quasi sempre Rúben Neves) e il trequartista (Bruno Fernandes, di solito). A completare la questione, poi, di solito Rui Jorge può anche scegliere di giocarsela con due attaccanti più pesanti ma di norma opta per un centravanti e una seconda punta più agile. Se invece i lusitani intendono percorrere la via dell’ampiezza, ecco il modulo diventare subito un 4-3-3 dove, di norma, il trequartista si abbassa sulla linea dei centrocampisti, una mezzala sparisce in funzione di un esterno dal passo veloce e anche la seconda punta viene sostituita da un’ala (o, in alternativa e se ne è in grado, si sposta direttamente sull’out). Qualunque sia la strada scelta per offendere, in fase di costruzione bassa i portoghesi normalmente partono sempre con una gestione di palla affidata ai due centrali e Rúben Neves ma non disdegnano nemmeno il chiudersi e ripartire, specie se si schierano con gli esterni rapidi.