Premier League 2016/2017 – Il pagellone

Archiviata la stagione in Premier League con la vittoria del Chelsea di Antonio Conte, prosegue oggi il nostro viaggio attraverso i maggiori campionati europei. Dopo i verdetti di fine stagione della scorsa settimana e la TOP 11 di mercoledì, oggi è la volta del “pagellone” del campionato inglese.

Chelsea: 9.5

93 punti totali, record di vittorie in campionato (30, contro i 29 trionfi conquistati con Mourinho nel 2005/2006) e sfiorato anche quello di successi di fila appartenente da anni all’Arsenal. Il tutto, associato a un gioco preciso, tatticamente impeccabile in quel 3-4-3 così innovativo da essere diventato un modello anche per altre squadre in terra inglese. È questa la meraviglia calcistica compiuta da Conte nel suo primo anno al Chelsea: una stagione largamente dominata (e che si sarebbe potuta concludere ancora prima, se non ci fosse stato alle spalle un Tottenham altrettanto sorprendente), nonostante qualche difficoltà incontrata a inizio anno, quando ancora il gioco del tecnico azzurro non era ancora riuscito a ingranare. A partire dal 20 novembre, i Blues non hanno più perso la vetta della classifica, dando il via a una marcia trionfale che ha permesso dopo pochi mesi il ritorno della Premier League nella parte blu di Londra. Unico neo in una stagione perfetta rimane la sconfitta in finale di FA Cup contro l’Arsenal, che ha negato a Conte il sogno del “double” al primo colpo.

Tottenham: 9

Se il Chelsea non ha potuto festeggiare il titolo con un anticipo anche maggiore, il merito è soltanto del Tottenham. Altra stagione straordinaria per gli uomini di Pochettino, cresciuti ulteriormente dopo il terzo posto dello scorso anno: merito di un gruppo estremamente coeso, di una difesa quasi insuperabile (appena 26 le reti subite) e di alcuni fuoriclasse capaci di cambiare il volto di una partita da soli, come il fantasista Dele Alli e il bomber Kane, capocannoniere del campionato per il secondo anno di fila con 29 reti. Purtroppo, anche quest’anno è mancato quel qualcosa in più agli Spurs per poter essere davvero la squadra più forte e riportare il titolo a White Harte Lane per un’ultima volta dopo 56 anni. Ma la strada tracciata è quella corretta e con i giusti ritocchi sul mercato il Tottenham può diventare una seria candidata alla vittoria della Premier League del prossimo anno. Restano da migliorare, e anche di molto, le prestazioni in Europa: l’eliminazione ai gironi di Champions League pesa inevitabilmente sul bilancio finale di questa stagione.

Manchester City: 5.5

Per la prima volta in carriera, Pep Guardiola chiude una stagione senza vincere alcun trofeo. Non era certo questo l’esordio in Premier League che sognava il tecnico catalano, cercato per anni dai Citizens e per cui era stato messo a punto l’ennesimo mercato a cifre folli. I problemi della squadra sono rimasti gli stessi già visti con Pellegrini e Mancini negli scorsi anni: innesti che deludono le aspettative, il gruppo poco coeso e troppo dipendente dalle giocate del singolo campione, scarsa continuità di risultati. Il City, però, ha pagato soprattutto le pessime prestazioni del reparto difensivo, raramente così fragile nelle stagioni passate: malissimo i due portieri Bravi e Caballero, anche peggio la difesa (tra cui il costosissimo Stones), spesso reinventata per provare a dare solidità alla squadra. Alla fine, i Citizens sono riusciti a salvare il salvabile in una stagione complessivamente negativa, conquistando almeno la qualificazione diretta in Champions League. Restano tuttavia inaccettabili, visti gli elementi della rosa e il budget speso in estate, i 15 punti di distacco dalla cima della classifica.

Liverpool: 8

Dopo tre anni, il Liverpool può tornare a festeggiare la qualificazione alla Champions League. Ottimo quarto posto per i Reds, capaci di regalare in certi tratti della stagione anche il miglior calcio del campionato grazie alla notevole crescita del livello medio della rosa e, soprattutto, alla tanta qualità del gioco vista in campo grazie alla mano magica di Klopp. Un risultato da non sottovalutare, visti la concorrenza per l’Europa e i risultati disastrosi delle ultime stagioni. Da sottolineare il grande lavoro fatto soprattutto in attacco con la creazione di uno dei tridenti più belli, ma anche più prolifici, d’Europa, formato da un Coutinho sempre più leader, un Firmino finalmente esploso e dal devastante Mané (preso per l’importante cifra di 40 milioni di euro, ma ampiamente ripagati). Il grande limite della squadra di Anfield si conferma anche quest’anno la difesa, con il tecnico tedesco che si è spesso ritrovato a dover reinventare nuovi ruoli per alcuni giocatori per mettere una pezza a un reparto fin troppo fragile (Milner terzino sinistro ne è l’esempio più evidente). Anche per ovviare a queste difficoltà, Klopp ha dovuto fare della nota frase “la miglior difesa è l’attacco” una vera e propria filosofia tattica: e, a onor del vero, poche squadre in Europa sono riuscite a metterla in pratica così bene come i Reds di questa stagione.

Arsenal: 5.5

Dopo 21 anni con Wenger in panchina, l’Arsenal non è riuscito a qualificarsi in Champions League, chiudendo la stagione con un amaro quinto posto. Una delusione che, se associata alla pesante umiliazione subita contro il Bayern Monaco in Coppa dei Campioni e alle tante figuracce fatte in campionato, pesa ancora di più nella valutazione della stagione dei Gunners. Ma era un fallimento nell’aria già da anni e questa volta non è bastato il classico sprint di fine stagione per salvarsi: ai londinesi non resta che consolarsi con la tredicesima FA Cup della loro storia, la settima con l’alsaziano in panchina, vinta (e questo va riconosciuto) in maniera sontuosa contro il Chelsea a Wembley. Una coppa molto importante in Inghilterra e su cui Wenger ha potuto fare leva per dimostrare alla società di avere ancora in mano lo spogliatoio, guadagnandosi l’ennesimo rinnovo della carriera. Le stagioni dell’Arsenal sono una fotocopia ogni anno: prestazioni disastrose nelle prime giornate, poi grande cavalcata fino a gennaio, crollo nei mesi invernali e rinascita nell’ultima parte del campionato. La domanda allora è sempre la stessa: perché l’Arsenal non riesce a essere per un’intera stagione la squadra quasi perfetta che si vede negli ultimi mesi di campionato?

Manchester United: 7

Può una storica “big” del calcio inglese prendere un voto più che sufficiente e salvare la stagione nonostante un sesto posto in campionato? Evidentemente sì, se fai come il Manchester United nella prima stagione con Mourinho in panchina. Molto male in Premier League, con numeri tristemente in linea con quelli di queste ultime stagioni (fatta eccezione per la difesa, la seconda migliore del campionato), ma straordinario in tutte le altre competizioni: lo “Special One” chiude la sua prima annata a Old Trafford con ben tre trofei (Community Shield, League Cup ed Europa League), più che sufficienti per garantire alla sua squadra un incredibile ritorno nell’Europa dei grandi, inizialmente considerato l’obiettivo minimo di questa stagione. Si deve far meglio in campionato, soprattutto se si considerano i pesanti investimenti fatti la scorsa estate soltanto in parte ripagati, viste le prestazioni altalenanti di giocatori come Pogba o Mkhitaryan; così come non si può essere dipendenti dai gol di un fantastico, ma purtroppo non eterno, Ibrahimović.

Everton: 7.5

Se la parte rossa di Liverpool festeggia il ritorno in Champions League, quella blu può gioire allo stesso modo per il ritorno in Europa League. Stagione ricca di soddisfazioni quella dell’Everton, finalmente tornato ai livelli degni dei nomi della sua rosa: merito soprattutto del bravissimo Koeman, capace di replicare quanto di buono visto nelle sue due stagioni a Southampton e di confermarsi come uno dei tecnici più interessanti nel panorama europeo. A Goodison Park si è vista finalmente una squadra con personalità, smarrita nell’ultima stagione con Martínez, e ben costruita in tutti i reparti, grazie agli innesti oculati arrivati dal mercato e all’esplosione di Barkley e, soprattutto, Lukaku: grande stagione del belga, trascinatore dell’attacco dei Toffees con 25 reti e 6 assist in 37 presenze, ma purtroppo per i Toffees destinato a cambiare aria in estate. È ormai maturo e merita una seconda chance in una “big”. Ecco perché le sorti della prossima stagione dell’Everton gireranno anche attorno alle scelte del sostituto del bomber ex Chelsea e WBA.

Southampton: 5.5

Se ne va Koeman e a Southampton finisce la magia. Il ricordo della squadra delle ultime stagione pesa tanto nella valutazione del primo anno di Puel al St. Mary’s Stadium, dove purtroppo si è tornata a vedere una squadra “normale”. L’ottavo posto finale è anche un grande risultato se si considera che i Saints si sono guadagnati la salvezza matematica solo nelle ultime giornate, dopo una stagione che ha visto i biancorossi rimbalzare continuamente tra la parte alta e bassa della classifica. Gli addii di Mané prima e Fonte poi non sono stati adeguatamente sostituiti e il livello generale della squadra ne ha risentito, nella prima stagione in cui non sono emersi particolari talenti nella rosa (fatta eccezione per il già affermato van Dijk). Ancora peggio è andata in Europa League: eliminazione ai gironi assieme all’Inter in un gruppo tutt’altro che impossibile. Anche questo non aiuta a risollevare il morale di una tifoseria tornata con i piedi per terra dopo anni di grandi soddisfazioni.

Bournemouth: 6.5

Seconda salvezza consecutiva per il piccolo, ma sempre affascinante Bournemouth di Howe. Altra ottima stagione per i Cherries, capaci di migliorarsi ulteriormente rispetto allo scorso anno e di chiudere a uno storico nono posto in classifica, con una squadra che basa le sue prestazioni soprattutto sulla forte unione del gruppo e sul bel calcio insegnato dal giovane tecnico inglese. È uno dei progetti più interessanti d’Inghilterra e la linea seguita dalla società anche durante il mercato è stata premiata: nessuna necessità di nomi di spicco in rosa, si interviene poco e con i giusti innesti. Da segnalare la grande stagione di King, punta dai 16 gol in campionato e vero riferimento in attacco nel frizzante gioco dei rossoneri.

West Bromwich Albion: 7

Altra stagione molto solida per il West Bromwich Albion, che riesce a confermarsi in Premier League per il settimo anno di fila. Sono ormai lontani i tempi bui delle continue salite e discese tra Premier e Championship: quella di Pulis è oggi una squadra molto organizzata e ricca d’esperienza, capace ogni anno di aggiungere un tassello di rilievo in rosa per migliorarne la qualità (si pensi all’arrivo del colpo Chadli e di Livermore). I baggies si confermano anche quest’anno una delle maggiori forze del campionato sulle palle da fermo, storicamente uno dei punti di rilievo del gioco di Pulis: fa effetto, in questo senso, che il secondo miglior marcatore della squadra, dietro alla punta Rondòn, sia il centrale 36enne McAuley con 6 gol segnati.

West Ham: 5

È forse il West Ham la grande delusione di questa stagione. Dopo i segnali positivi visti lo scorso anno, gli Hammers sono inspiegabilmente tornati a un livello mediocre, non degno dei tanti soldi spesi sul mercato e dei nomi che compongono la rosa. Doveva essere l’anno del salto di qualità, anche grazie al nuovo, prestigioso palcoscenico dell’Olympic Stadium e, invece, la squadra di Bilić ha soltanto collezionato una lunga serie di prestazioni disastrose, molte di queste proprio nella nuova casa. Una striscia negativa cominciata già lo scorso agosto, con la clamorosa eliminazione dai preliminari di Europa League per mano dell’Astra Giurgiu. Londinesi da rivedere anche fuori dal campo: tanti gli innesti sbagliati dal mercato (da Zaza a Nordtveit, da Snodgrass a Calleri), pessima la gestione del caso Payet. Per molti, la conferma di Bilić è quasi una sorpresa, ma la società vorrebbe dare continuità al progetto, promettendo di migliorare ulteriormente la rosa.

Leicester City: 6

È stata una stagione ricca di emozioni contrastanti in casa del Leicester City campione d’Inghilterra nell’anno della prima, storica esperienza in Champions League. Campionato da quattro in pagella e forse destinato a una clamorosa retrocessione con Ranieri in panchina, ma da otto pieno nel finale, quando Shakespeare ha preso in mano la squadra portandola verso la salvezza con un tutto sommato positivo 12esimo posto e facendola sognare in Coppa dei Campioni fino all’eliminazione, pur sempre a testa alta, contro l’Atlético Madrid. Rimane piuttosto inspiegabile e rivedibile l’atteggiamento della squadra verso Ranieri, fatto letteralmente fuori dai senatori della squadra; gli stessi che, dopo neanche una settimana, hanno permesso alle Foxes di tornare a inanellare una striscia di risultati positivi con una media quasi da Champions League. Ora la curiosità verso questa squadra in vista della prossima stagione è tanta. Ma prima bisognerà riuscire a convincere i campioni della rosa a rimanere ancora al King Power Stadium.

Stoke City: 5.5

Dopo aver chiuso per tre anni di fila nella prima parte di classifica, lo Stoke City stavolta ha toppato. Poteva essere un campionato con risultati ben diversi, vista soprattutto la qualità della trequarti biancorossa con elementi come Arnautović, Allen e Shaqiri, ma la squadra ha faticato a ritrovare la solidità soprattutto difensiva degli ultimi anni. Detto questo, è difficile pensare di ottenere grandi risultati senza avere una punta davvero prolifica in avanti: non sorprende il fatto che Hughes, pur di non schierare i deludenti Diouf, Bony e Walters, si sia ritrovato a doversi affidare all’ormai anziano ma pur sempre efficace Crouch. L’acquisto di un attaccante di grande livello e almeno un paio di rinforzi tra difesa e centrocampo saranno le priorità del prossimo mercato.

Crystal Palace: 5.5

Da potenziale pretendente a un posto in Europa League al rischio retrocessione. Poteva e doveva essere una stagione totalmente diversa quella del Crystal Palace, una squadra su cui il proprietario Parish ha cominciato a investire tanto negli ultimi anni, fino a creare una rosa ricca di elementi potenzialmente a livello europeo: si pensi ai vari Zaha, Cabaye, Benteke, van Aanholt o Sakho. Invece, soltanto la drastica sostituzione di un Pardew ormai non più in controllo dello spogliatoio con l’esperto Allardyce (che si conferma vero e proprio mago nel garantire la salvezza a squadre a rischio) a metà campionato ha evitato quella che sarebbe stata una clamorosa retrocessione. La mano di “Big Sam” e i nuovi arrivi di gennaio hanno risollevato le sorti dei Glaziers, tornati a inanellare una serie di risultati utili consecutivi da record nel finale di stagione. Ma i londinesi hanno perso un’altra occasione per poter fare finalmente il salto di qualità.

Swansea: 6

Sarebbe bastato seguire gli sviluppi dello scorso mercato per capire che la stagione dello Swansea sarebbe stata tutt’altro che semplice. Privare all’improvviso una squadra dei maggiori leader della scorsa stagione (Williams in difesa e Ayew in avanti) senza trovare sostituti altrettanto di livello è stato un duro colpo alle ambizioni dei Cigni neri. Forse era difficile immaginarsi un campionato di così grande sofferenza, con Jenkins che si è ritrovato costretto a dover cambiare tre allenatori prima di poter trovare le giuste garanzie in Clement, bravo sia sulle scelte fatte sul mercato sia nel valorizzare gli elementi di maggiore qualità nella rosa. Alla fine, è arrivata una salvezza molto tirata, ma tutto sommato meritata per quanto visto nel finale di stagione. Ma lo Swansea sa che con altre avversarie in fondo alla classifica sarebbe potuta finire molto peggio.

Burnley: 6.5

Saper imparare dagli errori del passato è un passo fondamentale per qualsiasi squadra, a maggior ragione se sei una neopromossa tornata in Premier League dopo aver subìto una retrocessione soltanto due stagioni prima. Lo sa bene il Burnley, capace di ottenere una salvezza abbastanza agevole in un campionato sempre più difficile: a differenza di due anni fa, i Clarets hanno dimostrato maggiore esperienza in campo, potendo contare anche su elementi di miglior qualità in tutti i reparti. Dyche ha dovuto semplicemente aggiungere dal mercato qualche tassello indispensabile, confermando quasi in blocco il gruppo che si era già consolidato in Championship. Il risultato è stato quello di creare una squadra molto coesa e solida, soprattutto in casa, dove il Burnley è stato quasi inespugnabile in questa stagione: è stato questo quel “qualcosa in più” che ha permesso ai Clarets di compensare le prestazioni più altalenanti in trasferta e conquistare un’ottima salvezza.

Watford: 5.5

Mazzarri sa che in questa stagione il suo Watford avrebbe potuto fare molto di più. Certamente hanno pesato alcuni infortuni in momenti chiave della stagione, così com’è stata evidente la necessità del gruppo di doversi prendere del tempo per adattarsi al modo di giocare del tecnico ex Inter e Napoli. Ma con tutti gli innesti garantiti da Pozzo, gli Hornets sembravano poter competere almeno per la prima parte della classifica o per migliorare i risultati ottenuti lo scorso anno con Sánchez-Flores. A Mazzarri era stato richiesto di portare la squadra alla salvezza e l’obiettivo è stato effettivamente raggiunto: 40 punti guadagnati, con un tranquillo +6 dall’Hull City terzultimo. Ma l’impressione generale è che la squadra abbia fatto il compitino, senza dare qualcosa di più e far scoccare la scintilla d’amore con i tifosi: l’esonero di Mazzarri al termine della stagione ne è stata la conferma.

Hull City: 5

Fare più di così era obiettivamente impossibile per l’Hull City. Anzi, se i Tigers hanno potuto sognare almeno fino alla penultima giornata la salvezza, è stato soprattutto merito del grande lavoro fatto da Marco Silva, subentrato all’improvvisato Phelan nel corso della stagione, quando ormai la squadra sembrava essere già condannata. Nello scorso mercato estivo non ci sono stati innesti, oltre ad aver perso improvvisamente Steve Bruce, dimessosi poco dopo la promozione; a gennaio si è provato a rimediare con arrivi spesso più diretti a fare numero in una rosa molto corta che ad aumentare la qualità della squadra. Ma se nella prima parte di stagione i Tigers hanno provato evidentemente a salvare il salvabile, nella seconda si è vista con Silva una squadra ben più pratica e bella, ma che purtroppo non è riuscita a colmare in tempo il gap con le avversarie. Continua la maledizione dei gialloneri in Premier League, in cui da troppi anni non riescono a rimanere per più di una stagione.

Middlesbrough: 4.5

Peggior attacco della Premier League, ma con una difesa da big. Si potrebbe sintetizzare così il paradosso della stagione del Middlesbrough, costretto a lasciare la massima serie dopo soltanto una stagione: dopo essersi guadagnata un voto sufficiente nella prima parte di campionato, la squadra del Riverside Stadium è letteralmente crollata nel girone di ritorno, con appena una vittoria in 19 partite. Inutile l’esonero dell’eroe della promozione Karanka, sostituito dal suo assistente Agnew nella speranza di scuotere un ambiente incapace di reagire alla serie di risultati negativi. Penultimo posto piuttosto sorprendente per la neopromossa che aveva maggiormente investito sul mercato, portando tra le proprie mura nomi importanti come quelli di Negredo, Barragàn, Valdés, de Roon e Fischer: il Boro ha regalato poche emozioni, dimostrando un’insolita precisione in difesa (soprattutto grazie alla scoperta Gibson), ma troppa poco qualità in attacco.

Sunderland: 3

È stata una stagione da incubo su tutti i fronti per il Sunderland. La retrocessione in Championship dopo 10 anni di fila nella massima serie inglese sancisce il declino definitivo di un progetto ormai in bilico da anni, che ha portato i Black Cats a presentarsi all’inizio di questo campionato con una rosa obiettivamente non all’altezza e traghettata per tutto l’anno soltanto dai gol del sempreverde Defoe (capace di segnare comunque 15 reti) e dalle parate del giovane Pickford. Moyes ha provato a fare il massimo, ma era difficile fare di più con così pochi elementi di valore a disposizione e presi in mano così in ritardo ad agosto subito dopo l’addio inaspettato di Allardyce. I biancorossi salutano giustamente la Premier League all’ultimo posto e con solo 24 punti guadagnati: dal prossimo anno, dovranno cambiare molte cose fuori e dentro dal campo per sperare in un ritorno immediato tra le grandi d’Inghilterra.