Estero

A Lugano sanno fare il cioccolato, ma non i biscotti

La partita di ieri sera (anzi, le partite, tenendo conto anche di quella di Sion) dimostrano soprattutto una cosa: che in Svizzera saranno anche maestri cioccolatai ma, in quanto a cucinare biscotti, lasciano molto a desiderare. Lucerna e Grasshopper, infatti, che pur non avevano interessi particolari di classifica, hanno giocato due partite oneste: senza strafare, hanno lottato in campo, facendo risultato. E il gol dello zurighese Andersen al Tourbillon (una fucilata dal limite, che si è infilata là dove, probabilmente, non sarebbe arrivato neppure il portiere nostro connazionale, inventore della celebre frase “Meglio due feriti che un morto”) è stato il giusto epilogo di questo torneo, che ha premiato i ticinesi per i loro meriti, fermo restando che il bilancio, nei quattro confronti con il Sion (due vittorie per parte) è in perfetta parità.

La partita di ieri del Lugano è stata, tra l’altro, una delle peggiori della gestione Tramezzani. Costretto, per le assenze, a schierarsi con il vecchio 4-3-3, il tecnico ha visto la propria squadra andare in inferiorità numerica a centrocampo, contro un’avversaria disposta con la difesa a tre, un interditore davanti alla retroguardia e quattro centrocampisti. Il risultato è stato un maggiore possesso palla dei biancoblù, soprattutto nella prima frazione, e l’impossibilità di innescare le tre punte, abili soprattutto nelle ripartenze.

A questo deve inoltre aggiungersi una sorta di blocco mentale da parte un po’ di tutti: l’azione del gol decisivo, per esempio, non è stata la più rapida dell’anno. Tuttavia, nessun bianconero è andato a contrastare efficacemente i portatori di palla avversari, e i centrali difensivi hanno lasciato Juric libero di saltare, al limite dell’area piccola, in posizione centrale. La reazione c’è stata, veemente e, purtroppo per il Lugano, sfortunata (palo di Mariani, occasioni fallite da Sulmoni): poi, il grande spavento, e l’apoteosi finale.

Ci sarà tempo, per lo staff tecnico, di analizzare la partita. Certo, i bianconeri dovranno far loro lo slogan degli amatriciani, che abbiamo visto scritto ovunque durante la nostra recente permanenza in quei luoghi: “Non perdo mai: o vinco, o imparo.” Tramezzani (o chi per lui, a questo punto) dovrà lavorarci sopra. Ma ci sarà occasione, nei prossimi giorni, di scriverne.

Il resto, è calcio. Vero, e genuino. Da uomini di sport, ci porteremo nel cuore per lungo tempo il lungo e sincero abbraccio tra Babbel e Tramezzani, negli spogliatoi di Cornaredo: la sincerità, la condivisione della gioia dell’allenatore italiano da parte del tecnico del Lucerna che, facendo il suo dovere sportivo, aveva rischiato di frantumare i sogni del collega alla soglia del loro avverarsi, la dice lunga sulla bellezza e sulla pulizia di questo sport, a queste latitudini.

Intendiamoci: non siamo tifosi del FC Lugano. Non siamo neppure nati in Canton Ticino, anche se parliamo la stessa lingua, e lo stesso dialetto. Però, ieri sera, in quei lunghi e interminabili minuti che ci hanno separato dalla fine della partita di Cornaredo a quella di Sion, il pensiero non è potuto che correre a tanti anni prima, a un pomeriggio in Romagna, con un’altra posta in palio, la nostra squadra del cuore protagonista, e l’abbraccio stretto con un amico, compagno di innumerevoli avventure sui campi da calcio di tutta Europa, che ci ha lasciato troppo presto.

Siamo dell’idea che le imprese sportive appartengano a chi le realizza, e non a chi le racconta: non saliamo sul carro dei vincitori, ma lo vediamo passare e raccontiamo a tutti cos’è accaduto. Il nostro essere neutrali è garanzia di tutto questo. Però, seguire una squadra, settimana per settimana, raccoglierne sfoghi, dichiarazioni, confidenze a volte, non può lasciarti indifferente. E ti ritrovi, così, a gioire, e anche a raccogliere le lacrime di uno dei protagonisti di questa stagione. Del quale, ovviamente, non riveleremo il nome e i contenuti della nostra chiacchierata, neppure sotto tortura.

La Raiffeisen Super League, quindi, si congeda, fermo restando che non andremo in vacanza, ma continueremo a informarvi sulle novità provenienti da oltreconfine: tra sei settimane, infatti, si ricomincia. Arrivederci a presto!