Alla fine, ciò che chiunque riteneva impossibile fino a qualche mese fa è successo per davvero: Crotone salvo con una vittoria contro la Lazio e ancora in Serie A il prossimo anno, Empoli sconfitto a Palermo e malamente retrocesso in Serie B dopo tre stagioni nel massimo campionato italiano. Mancava soltanto un verdetto nell’ultima giornata della stagione e il triplice fischio quasi in contemporanea di Rocchi e Rizzoli ha sancito quello più clamoroso di questo campionato. Sempre più percepito nell’aria nelle ultime settimane, vero, ma pur sempre imprevedibile, anche alla luce dei calendari di questo finale di annata dei calabresi e dei toscani.
Chiariamolo sin da subito: lungi da noi dal mettere sull’altare una squadra che per mesi sembrava trovarsi in Serie A quasi per caso e che grazie a un finale a ritmi spaventosi (20 punti su 30 disponibili nelle ultime 10 partite, contro i 14 conquistati in 28 gare) è riuscita a tagliare il traguardo salvezza solo all’ultimo istante, approfittando dell’assopimento generale delle avversarie in basso alla classifica. Niente paragoni con “favole” del passato o con altre squadre, niente facili esaltazioni da tifosi che vanno dove tira il vento del momento. Il Crotone sa che la salvezza è arrivata in parte per caso e in parte per l’entusiasmo creato dal clima festoso e quasi folle di questo scatto finale, più che per meriti veri e propri dovuti all’organico. Fino ad aprile, la squadra era riuscita a mostrare soltanto un discreto gioco, ma senza quel carattere necessario per portare a casa punti in momenti delicati. Resta difficile da capire, insomma, dove comincino esattamente i meriti dei calabresi e dove inizino i demeriti dell’Empoli: il fattore in più è stata la fame che gli Squali hanno avuto rispetto alle avversarie proprio quando queste si erano fatalmente convinte di essere ormai al sicuro.
Ora è giusto che allo Scida si festeggi, perché conquistare una salvezza dopo aver tanto sofferto è un piacere doppio. Tifosi e giocatori possono e devono godersi questo momento di gloria insperata, il giusto premio per una società che ha saputo mantenere il timone saldamente tra le mani anche quando si era nel mezzo della tempesta. Ma prima o poi (anzi, più prima che poi) Nicola e la dirigenza dovranno tornare a fare i conti con la realtà e sedersi a un tavolo per parlare, analizzando a mente fredda una stagione di cui in fondo non si può essere così soddisfatti. Quest’anno è andata di lusso, ma ripetersi è spesso anche più complicato e per sperare di rimanere ancora in Serie A e costruire un progetto solido serviranno ben altri elementi, dentro e fuori dal campo. Le basi ci sono: l’entusiasmo dei tifosi è febbrile e il gruppo ha dimostrato grande unità, fattore non di poco conto per riuscire a volte a compensare lacune tecnico-tattiche di una rosa. Ma sarà necessario lavorare tanto e in maniera oculata, precisa per migliorare nei punti in cui questa squadra ha peccato per tre quarti di campionato.
Si prendano come modello, adesso sì, altre squadre dall’estero. Si guardi, per esempio, al progetto del Bournemouth in Premier League, una società che, senza spendere cifre folli sul mercato, è stata capace di salvarsi con tranquillità per due anni di fila con una rosa formata per metà da giocatori che fino a qualche anno fa giocavano in terza serie con i Cherries solo grazie all’unione del gruppo e alla bravura del loro manager Howe: bravo sia in campo, ma anche dietro alla scrivania nello scegliere i giocatori giusti per il posto giusto, senza cadere nella facile tentazione dell’acquisto del “nome importante”.
Sono tutti suggerimenti, spunti, quasi degli auspici che gli addetti ai lavori di Crotone sapranno trasformare in pratica meglio di tutti. Un augurio per rivedere ancora a lungo i rossoblù in Serie A senza dover più ricorrere a corse disperate dell’ultimo minuto e sentire ancora cantare i tifosi, in un clima ubriacante come quello di ieri sera, che “il cielo è sempre più blu”.