Chi mi conosce, sa che non mi spaventa la modernità. Non prendetela per la solita captatio benevolentiae, no: ho scritto a favore della Serie B il giorno di Santo Stefano, del mondiale a 48 squadre e non solo.
Ci sono però casi in cui modernità e buonsenso scorrono proprio su strade diverse e questa è la sensazione che ho avuto oggi, dinnanzi al calendario di questo ultimo turno della Serie A: si gioca questo pomeriggio alle 18 (2 partite), domani alle 15 (che sarebbe l’orario classico, con 1 solo match…) e ancora domani alle 18 (Roma-Genoa, Samp-Napoli) e alle 20:45 (5 incontri).
Tutto questo nella 38/esima giornata, cioè l’ultima: un tempo si giocava tutti in religiosa contemporaneità, come avviene altrove (Premier League ma non solo) e come succede nelle grandi manifestazioni internazionali (dove, pure, gli interessi televisivi non mancherebbero).
Dominano le tv e va anche bene: il football allo stadio ha tutt’altro sapore ma andiamo avanti con un modus vivendi frenetico, ricco di impegni. Lavoro, famiglia ma anche amicizie, vita sociale, associazionismo: anche volendo, andare allo stadio a ogni partita in casa sta diventando un’impresa ed è perfetto così: uno quando può si organizza, altrimenti ci sono sempre poltrona, tv (digitale terrestre o satellite) e birra.
Ma sorgono alcuni dubbi. Su tutti: siamo sicuri che in tv un calcio con gli stadi semivuoti sia poi così bello? Non è colpa delle tv, ma lo spettacolo resta imbarazzante.
Si sforzeranno anche, le regie televisive, a non mostrarci quegli orrendi e desolanti deserti un tempo chiamati curve e tribune, eppure lo vediamo. Con la mente andiamo al ricordo di un match interno del Borussia Dortmund (81.226 spettatori in media nel 2015-2016), magari visto la sera prima e una cosa simile ce l’abbiamo nel canale vicino.
Peggiorerà ed è stato detto esplicitamente: dominano i diritti tv, o mangi la minestra…Solo che a volte è uno spezzatino indigesto. Anche all’ultima giornata di campionato.