Estero

Sion, aria di rifondazione dopo la sconfitta di ieri

I circa 18.000 vallesani che, ieri, hanno invaso Ginevra, avevano probabilmente messo in conto che si sarebbe anche potuto uscire sconfitti. Certo, è sempre bello vedere famiglie intere, con genitori e bambini piccoli, andare allo stadio per una grande festa di sport: e questo spettacolo, che la Coppa svizzera ci regala ogni anno, è una gioia per gli occhi, nonostante le intemperanze di qualcuno. Cosa sarà della finale, nei prossimi anni, nessuno lo sa: la sede dell’epilogo della futura edizione non è ancora stata fissata. Di sicuro, c’è che, in Svizzera, ci sono solo 4 sedi possibili (Berna, Basilea, Zurigo, Ginevra). La logica, come hanno fatto simpaticamente presente i tifosi del Basilea, dice Berna: vedremo cosa ne penserà la municipalità della Capitale federale.

Parlando della partita di ieri, ha vinto chi ha sbagliato di meno. Sul piano fisico, le due compagini, infatti, si equivalgono; di falli gravi non se ne sono visti tantissimi, tanto è vero che, di cartellini gialli, l’arbitro Klossner (proprio lui, quello di Lugano-San Gallo dell’andata…) ne ha estratti pochi. Fournier ha pensato, prima di tutto, di impedire ai temibili avanti avversari di fare gioco e tirare. E la cosa ha funzionato, visto che il Basilea, nella prima frazione, ha fatto solo 4 conclusioni verso la porta avversaria: spazi chiusi, massima attenzione dietro, con difesa e mediani a mordere tutto quello che capitava loro a tiro. Il problema, però, è che il Sion, di conclusioni, nei primi 45′, non ne ha fatta neppure una: e nel calcio, se tiri poco in porta hai poche probabilità di segnare, ma senza tirare, non ne hai nessuna.

Serviva un cambio di marcia, nella ripresa, a entrambe le squadre: i renani avrebbero dovuto alzare il ritmo, provando a battere gli avversari sulla velocità (un po’ come avevano fatto, ma non per tutti i 90′, a Lugano, dove avevano però subito il ritorno dei ticinesi nel finale), mentre i vallesani dovevano provare a metterci un po’ di fantasia e creatività anche davanti. E Fournier, la fantasia ce l’aveva: Carlitos e Bia, non in perfette condizioni, e tenuti precauzionalmente in panchina. Poi, c’è l’imponderabile, l’errore: e ieri, la frittata ha preso il nome di Pa Modou, scivolato inopinatamente mentre controllava un pallone facile facile, sulla fascia di sinistra, e nonostante non stesse subendo alcuna pressione da parte degli avversari: un’autostrada per Elyounoussi, che ha dato il via all’azione che ha portato al gol di Delgado. Poi, mentre Carlitos stava per entrare e Bia ultimando il riscaldamento, l’altro pasticcio della retroguardia vallesana, che ha permesso a Traoré di segnare e ha chiuso, virtualmente, la partita.

Una sconfitta pesante, anche se, a fine partita, un provato Fournier ha detto che, adesso, serve concentrarsi sul campionato per riacciuffare quel terzo posto che vale, a questo punto, la fase a gironi di Europa League. “CC”, il presidente Constantin, ai microfoni di Nicolò Casolini della RSI è sembrato più rassegnato“Per vincere, bisognava segnare per primi: noi non lo abbiamo fatto, e loro sono stati bravi a capitalizzare i nostri errori, dimostrando di essere una grande squadra. Il Lugano? Merita la sua posizione in classifica, ora è padrone del suo destino: con due risultati positivi guadagnerà un meritatissimo terzo posto.”

Che ne sarà del Sion? Bisogna attendere il 2 giugno,e vedere dove si troveranno, in graduatoria, i vallesani, che ieri hanno comunque dato la sensazione di essere in riserva di carburante. Probabilmente, Sébastien Fournier chiuderà la sua breve stagione alla guida dei biancorossi, e ci saranno diverse partenze: molti protagonisti sembrano essere, ormai, a fine corsa. Da queste parti, comunque, sono abituati alle rivoluzioni: le magliette con la “quattordicesima”, per ora, vanno negli armadi. Tuttavia, siamo certi che non ci staranno molto tempo: “Le Président”, da ieri, sta già studiando cosa creare per la prossima stagione, e come fare per asciugare le lacrime dei bambini vallesani. Non ci stupiremmo, insomma, di vedere ancora il popolo biancorosso in viaggio per la Svizzera, il prossimo anno, di questi tempi. Berna? Chissà: quella della Coppa svizzera è una pagina di calcio che non si vorrebbe mai smettere di raccontare, e che merita un palcoscenico adeguato. Ci auguriamo che venga fatta la scelta giusta, più logica, e che accontenterebbe tutti. O quasi, insomma.