Editoriali

Tripletinho

Dopo sette anni, altri tre trofei vinti in una sola stagione per José Mourinho. Di importanza ovviamente diversa, minore, però: sempre trofei sono, sudati, e conquistati contro avversarie di livello. Coppa di Lega, Community Shield, e adesso anche Europa League. Dicevano fosse finito il suo tempo di gloria: non è così, evidentemente.

In novanta minuti, la stagione del Manchester United ha cambiato volto. La vittoria sull’Ajax ha capovolto la situazione. Perché se non avesse vinto in Europa, l’annata dei Red Devils sarebbe stata, incredibilmente, non soddisfacente. Dopotutto è lo United: è la sua storia che gli impone di vincere. Chiudere il bilancio con due coppe alzate in patria, possiamo asserirlo senza dubbio alcuno: non sarebbe stato sufficiente per archiviare la stagione come “positiva” (soprattutto considerando il sesto posto in Premier League).

Comunque, il fatto che sia la prima Europa League del club, è significativo: come se fosse destino. Come se fosse scritto da qualche parte che le cose fatte da Mourinho debbano, vuoi o non vuoi, avere un “che” di particolare; ed è anche bizzarro che sia la prima coppa europea per Ibrahimović, finalmente riuscito a esultare nel Vecchio Continente pur uscendo, però, sconfitto dalle inesorabili leggi di Murphy. Infortunato, non l’ha giocata la finale. Non è sceso in campo. Sì, ci mancherebbe, è assolutamente anche sua la coppa, però…. pensate a un maratoneta che, primo in una faticosa 40 chilometri, si fa male a una manciata di metri dalla fine e chiude la gara portato in braccio fino al traguardo. Con i dovuti limiti e le dovute proporzioni e differenze, così è andata, suvvia, ma non conta: lo svedese ha vinto anche lui, e ora vuole puntare alla Champions. Il trofeo che davvero spera di alzare prima di appendere le scarpe al chiodo.

In sintesi, Mourinho: bravo a prendersi le pacche sulle spalle dei suoi dirigenti per una Europa League da appendere in bacheca, e consapevole che non c’è così tanto tempo per elogiare se e i suoi ragazzi. È ora che viene il bello: c’è da risollevare l’orgoglio, lo spirito dello United. Questa squadra è lontanissima dai fasti di un tempo, è tutto fuorché temibile come un decennio fa. È questa l’impresa veramente difficile, quella che Mou dovrà saper affrontare riversando tra campo e spogliatoio e scrivania tutto il carisma e l’esperienza accumulate in questi anni di luci e ombre. Un’impresa da vincere. Come sa fare lui. Per dimostrare di essere ancora, seppur non più unico, perlomeno Speciale.

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Alex Milone