Si è parlato tanto, ieri, del tweet di Gabigol. Una frase in portoghese che secondo qualcuno è un chiaro messaggio ad Ausilio, reo di aver parlato un po’ troppo nei giorni scorsi; secondo qualcun altro, un’accusa nei confronti di qualche giornalista che ha avuto da ridire sul suo arrivo a Milano.
Forse, si è volati troppo in alto con la fantasia. Gabigol, quella frase, ce l’ha tatuata sul braccio, con un disegno eloquente: lui, sulle spalle del papà. La spiegazione di quel tweet, dunque, potrebbe non essere altro che un omaggio a ciò che il padre gli diceva sempre nei momenti difficili (come questo, in nerazzurro), dato che quella frase (tanti parlano, pochi sanno) il papà gliela ripeteva quando lo accompagnava agli allenamenti, da bambino, portandolo sulle spalle in quei giorni in cui, anche per problemi economici, non potevano permettersi un bus.
Gabi, dunque, ha probabilmente solo rispolverato una frase a sé cara. Come farebbe chiunque, nei momenti in cui vorresti dare tutto ma ti ritrovi a non poter fare altro che accontentarti di scampoli di minuti a partita.