Totti a mezz’asta
Qual è il ruolo più difficile nel calcio? Seguendo le diverse scuole di pensiero qualcuno potrebbe rispondere portiere al posto di attaccante, o il difensore rispetto a un centrocampista. In realtà, la domanda è un filo più profonda, anche se si parla di sport. Penso che il compito più arduo ce l’abbia il capitano di una squadra. Sì, quello con la fascia al braccio che può parlare col direttore di gara e scegliere testa o croce all’inizio di una partita. È lui che in campo deve dettare la linea guida, dire le cose giuste al momento giusto conoscendo i compagni addirittura meglio di chi siede in panchina.
Talvolta i capitani vengono scelti per il loro legame con il club. Uomini simbolo di una società nella quale militano da diverso tempo, che conoscono l’ambiente e la città dove vivono. Che parlano con la gente, che si sentono a casa propria, che hanno a cuore gli obiettivi della propria squadra. È capitato, nella storia di questo magnifico sport, che certi leader si trasformassero in bandiere, termine simbolico che rappresenta l’estrema unione tra un calciatore e una squadra. E sono le bandiere a far impazzire i tifosi. Ma, non è tutto oro quel che luccica e, da un punto di vista prettamente societario, possono diventare delle palle al piede.
Da Maldini a Del Piero, da Bergomi a… Totti. Eh sì, basta nascondersi dietro al Colosseo o al progetto del nuovo stadio. Il rapporto tra il campione del mondo e la Roma è logoro. E non perché ci si è amati troppo, ma perché è ora che uno dei due si faccia da parte. Ed è ovvio a chi si fa riferimento tra i due. Inesorabilmente, la questione apre un dibattito infuocato. Ne fa le spese Spalletti che esausto dai bombardamenti dei media, sbotta sempre più spesso di fronte alle telecamere. Interviene la società. Parla Monchi. che gli prepara la scrivania per il prossimo anno. Poi la soffiata di ieri dagli USA. Totti pronto per il Miami di Nesta.
Ora, la cosa che balza di più all’occhio in questo marasma inutile e deleterio per tutti è l’incapacità di comunicazione delle parti. In primis, perché manca quella del diretto interessato, e cioè la bandiera. Lui sta zitto, non si sbilancia e rimane a guardare pensando, forse, a che fare del proprio futuro. Passare una vita da idolo incontrastato a Roma e vedersi accompagnato all’uscio in una manciata di mesi non è piacevole. L’anno scorso, con la stessa classe che aveva vent’anni fa, portò i suoi compagni in Champions. È corretto attendere una sua dichiarazione, a patto che arrivi in fretta e sia definitiva.
L’ipotesi USA non è da scartare anche se sarebbe in contrasto con le parole di Monchi. Inoltre, Totti avrebbe la stessa età del suo allenatore, quarantun’anni: il talento non invecchia, le gambe sì. E per quanto la MLS possa essere un campionato inferiore al nostro, lì sono atleti e poi calciatori. Sarebbe un bel cambiamento per chi si ha comandato la Serie A degli anni ’90. Le spiagge di Miami rimangono tentatrici finché nessuno ammaina la bandiera definitivamente. È a mezz’asta, che si muove in base a dove tira al vento aggrappata a un palo che non arrugginisce. Quello rimarrà sempre, giallorosso, ma il drappo, un giorno, sarà costretto a staccarsi.