Il bello di essere Gabi
Una standing ovation al suo ingresso in campo, contro il Sassuolo, nell’ennesima domenica da incubo per l’Inter. Un’ovazione incredibile, per un ragazzo che è entrato nel cuore dei tifosi nerazzurri nonostante un minutaggio non degno del suo talento, né del suo costo. Perché quella di Gabriel Barbosa all’Inter è stata un’operazione da oltre trenta milioni di euro, e per il momento tale spesa non è stata assolutamente ammortizzata.
Un gol contro il Bologna, scampoli di partita giocati qua e là, solo 111 minuti collezionati. Numeri alla mano, la media gol di Gabigol, paradossalmente, è pazzesca: quasi un gol a partita. Il suo problema? Le tattiche di Pioli, o per meglio dire le sue “strategie di potenziamento”: per l’ex tecnico dell’Inter, era meglio mettere in campo Palacio o Biabiany. Parliamone.
Al Santos, Gabriel ha messo a segno circa mille reti, tra settore giovanile e prima squadra: da qui, la desinanza “gol” che segue il suo soprannome, “Gabi”, e che lo hanno reso “Gabigol” in Brasile. Non qui in Italia, però, dove non sta riuscendo a esprimersi non per sua volontà. Deve ancora crescere, certamente, e capire i meccanismi del calcio italiano, ma guardate quello che succede sugli spalti di San Siro ogni volta che si alza dalla panchina e inizia il riscaldamento: la gente impazzisce. Cosa che a Milano succede una volta ogni cent’anni.
Preso in simpatia dalla tifoseria nerazzurra, a tal punto da chiedere il suo ingresso in campo in ogni occasione, Gabi è riuscito a diventare un beniamino praticamente senza giocare. Con impegno, dedizione, tanto affetto nei confronti dei tifosi interisti sui social, e una voglia matta di diventare un loro idolo: l’ex “Menino da Vila”, spera di diventare il genio di San Siro. Ha solo bisogno di minuti e fiducia: ha incantato in Brasile, la patria del futebol, può, davvero, farlo anche qui in Italia.