Tania forever
Può capitare, un sabato sera, di sgusciare tra le vie di una grande città guidando una macchinetta agile e scattante, nella frescura di una discreta serata di maggio, scoprendo ancora una volta che i vent’anni sono più un’attitudine che non un dato numerico. Tra le luci a macchia dei lampioni e l’aria che sfrega contro il giubbotto, capita di pensare che a volte succede semplicemente di dare per scontate fin troppe cose belle, nella vita. E lì realizzare all’improvviso che – forse – tra le cose più belle che abbiamo dato per scontate nello sport c’è anche Tania Cagnotto. La meravigliosa Tania Cagnotto, in realtà.
È paradossale ma è così: la più grande tuffatrice italiana di tutti i tempi – e onestamente una figura di livello tale che si può dire che esiste un pre e che esisterà sicuramente un post Tania Cagnotto, a livello di tradizione nazionale nella disciplina dei tuffi – è stata data per scontata fin troppo spesso. Certo, la carriera lunga e le decine di successi mietuti tra gli anni duemila e gli anni 10 hanno un po’ anestetizzato la nostra ammirazione, portandoci forse, addirittura, a borbottare che quella maledetta medaglia olimpica non sarebbe mai arrivata o che le inarrivabili cinesi non venivano impensierite abbastanza.
Gli allori a cinque cerchi poi sono finalmente arrivati, come ben sappiamo, e per quanto riguarda le cinesi… Beh, solo chi non ha mai visto una gara di tuffi o magari non conosce Tania può pensare che non fossero poi questo mito inscalfibile di cui si parla tanto. Perché la nostra ha fatto qualunque cosa per abbatterle e ci è riuscita sicuramente troppo poco, rispetto all’impegno profuso.
Quindi la morale è una sola: Tania Cagnotto è stata così grande che avremo bisogno di diverso tempo per metabolizzare fino in fondo la sua assenza e metterne a fuoco seriamente l’importanza, l’immensa importanza. Ha cambiato la percezione che avevamo di una disciplina complessa, articolata e affascinante ma sempre vista un po’ come remota, aliena, lontana nel tempo a livello di successi.
Può perciò capitare, un sabato sera primaverile, di guidare una macchina tenendo il gomito fuori dal finestrino e di pensare a Tania Cagnotto, di come ha fatto anche un po’ innamorare migliaia di italiani che, prima di lei, parlando di tuffi, immaginavano sempre e solo quello a bomba che si fa al mare, dal molo, e non come un’arte di cui abbiamo potuto ammirare una delle massime esponenti europee di sempre.
Dunque grazie, Tania, per averci dato tutto quel che avevi in questi lunghi anni passati a difendere la nostra bandiera in giro per il mondo. Speriamo di averti restituito almeno la metà dell’amore bruciante che hai speso per i tuffi e per l’Italia. Di sicuro ti promettiamo che renderemo vivo il ricordo della tua passione per piattaforme e trampolini tanto più a lungo quanto ci sarà concesso. E sarà un onore tutto nostro.
E in bocca al lupo per il resto della tua avventura di vita che, alla fine, è quello che conta di più.