Guantoni sul Pallone d’Oro
Bene o male, il prossimo 3 giugno si sapranno due cose. Una certa, e cioè la squadra campione d’Europa. L’altra, ancora in dubbio, è sul Pallone d’Oro: a chi andrà?
Juve-Real non è il Clásico, ma un grande classico. In Champions si sono affrontate per diciotto volte, portando sul rettangolo verde giocatori di fama internazionale. I Galácticos, così definiti agli inizi del 2000, si sono sempre distinti per i grandi colpi di mercato messi a segno, riuscendo a far dialogare assieme campioni come Zidane e Ronaldo, Figo e Beckham, senza dimenticare capitan Raúl. Col passare degli anni la linea di pensiero di Florentino Pérez non è cambiata e le Merengues, ad oggi, dispongono di un arsenale micidiale. Forse solo quello dei Blaugrana è allo stesso livello. Senza girarci troppo intorno, Cristiano Ronaldo sta per giocarsi la sua quarta Coppa dei Campioni oltre che il suo quinto Ballon d’Or. Al portoghese farebbe comodo: pareggerebbe il conto aperto con Messi e sarebbe il primo calciatore a vincere per due anni fila la Champions con la stessa squadra. Sull’altra sponda del fiume invece, silenzioso e saggio, medita un uomo. Un portiere che ha vinto tutto tranne che questa maledetta competizione. Un ragazzo di quasi quarant’anni che difende da quindici la rete della Juventus. Un’icona, un simbolo. Dopo il Mondiale vinto è stato vicinissimo ad agguantare, termine più che mai legittimo, il Pallone d’Oro poi finito a Cannavaro come massima rappresentazione di quella Nazionale tutta lavoro e palle quadre. Gigi potrebbe essere il secondo portiere della storia a vincere il premio, dopo che il russo Lev Yashin lo vinse nel ’63.
Per molte volte il trofeo istituito dal settimanale France Football è stato attribuito in base alle coppe alzate dai diversi giocatori nel corso della stagione. Il criterio con il quale viene assegnato è sempre stato criticato e messo in discussione dagli addetti ai lavori e non, accusato di essere troppo incline a pareri personali senza riscontri oggettivi. Le linee guida che il comitato di giornalisti deve seguire per definire il vincitore sono tracciate a matita e mettono in fila alcune banalità come il valore tecnico del professionista o il livello delle prestazioni individuali e di squadra raggiunto durante l’anno. Poi vengono presi in considerazione aspetti come la personalità, la leadership e la carriera del calciatore. Ma, in soldoni, chi vince la massima manifestazione europea o internazionale di turno si porta a casa il Pallone. E sta volta, in ogni caso, sarebbe sbagliato. Il Balon d’Or dovrebbe già essere assegnato senza aspettare giugno. Buffon ne è vincitore, punto e basta. Perché è stato il più bravo di tutti, sempre. Quest’anno, lo scorso, quelli prima e via discorrendo. Sul campo non ha avuto eguali. Dida, Júlio César, Casillas, Kahn, van der Saar, Barthez, Lehmann e chissà quanti altri che hanno giocato nello stesso periodo non hanno raggiunto lo stesso livello oppure sono durati la metà di Gigi. Ha, e si è emozionato più volte in nome di uno sport spesso bistrattato e infangato rimanendo da campione del mondo con gli stessi colori in una seria cadetta. È diventato una leggenda vincendo tanto e perdendo molto. Si è sempre rialzato con la testa alta e fiera di chi non ha paura di essere quello ha scelto di diventare.
Quest’anno si gioca una nuova finale di Champions, la sua terza. Alcuni pensavano che quella del 2015 dovesse essere l’ultima. Lui no, spallucce e sotto a parare di nuovo. Per me, il prossimo dicembre, nella busta, c’è già scritto Gianluigi Buffon.