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Brescia e lo strano caso delle trasferte vietate

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La tifoseria del Brescia è giunta, con la decisione di oggi dell’Osservatorio e del CASMS, alla quarta trasferta vietata consecutivamente. Il motivo di questi impedimenti non sta certamente nel livello di alto rischio, ma una sorta di punizione per i fatti antecedenti alla partita di Vicenza.

In quel caso alcuni ultras lombardi hanno creato dei tafferugli fuori dallo stadio Menti ferendo due agenti: si tratta di un atto gravissimo da condannare a mani basse, ma individuando i soggetti e punendo singolarmente questi teppisti e non impedendo a dei sani tifosi di seguire la propria squadra.

Oltre l’impossibilità di seguire i propri beniamini lontano dal Rigamonti che va a danno della tifoseria (encomiabile il suo sostegno nelle partite casalinghe), la stessa squadra risente di questo deficit soprattutto sottolineando il fatto che in stadi come quello di Novara o Vercelli l’apporto dei supporter locali è esiguo e la carichi dei biancoblu potrebbe fare la differenza in questo delicatissimo momento della stagione.

Oltre il danno, la beffa con la non contemporaneità delle partite nella penultima giornata di campionato: Trapani, Cesena, Bari e Ascoli giocheranno infatti conoscendo i risultati delle altre squadre e fare calcoli nelle zone calde della classifica può essere un gran vantaggio.

La società per ora non si è fatta sentire, ma questo accanimento nei confronti del Brescia pare essere esagerato: punire i singoli facinorosi va fatto nei tempi più brevi possibili (sono già in arrivo daspo per Brescia-Verona), ma impedire a una tifoseria intera di sostenere i proprio colori va contro il principio della tanto decantata tessera del tifoso.

La sola speranza è che sia il campo a decretare quali squadre si salveranno e quali retrocederanno, senza polemiche esterne e provando ad immaginare che la legge sia uguale per tutti.