Cinque vittorie consecutive: non succedeva da due stagioni ma, all’epoca, il Lugano era in Challenge League. Per trovare un risultato del genere, nella massima serie, bisogna andare indietro nel tempo, a quando non esistevano gli archivi informatici, e si facevano le fotografie in bianco e nero. Al di là delle curiosità statistiche, che lasciamo agli appassionati del genere, oggi contano la classifica e le prestazioni. Ed entrambe danno ragione a Tramezzani e Renzetti.
Ieri, i sottocenerini, a Zurigo, hanno ripetuto la gara di Berna, contro una squadra forse meno forte a livello di individualità, ma senz’altro più motivata. Le Cavallette hanno fatto un 54% di possesso palla, hanno pressato, sovente, in diverse parti del campo. Il fatto di non avere creato occasioni particolarmente importanti (se si escludono un’incursione di Caio, frenato da un’uscita di Salvi, e un paio di mischie e di conclusioni da fuori area) è più un merito dei ragazzi in bianconero i quali, ancora una volta, hanno offerto un’ottima prestazione in fase difensiva.
La rete di Mariani, poi, è stata un gioiellino: al di là della conclusione del centrocampista ex Sciaffusa, precisa e potente, che ha letteralmente incenerito il portiere avversario, il quale non ha neppure tentato l’intervento, è stata la fase di preparazione a essere da applausi: sei tocchi di palla sino all’affondo, con il passaggio all’indietro di Sadiku per il compagno meglio piazzato, che ha poi concluso a rete. Un’azione, insomma, dove si è visto il livello di affiatamento e di preparazione tattica raggiunto dalla squadra. Certo, domenica con il Basilea, a Cornaredo, sarà durissima: ma è altrettanto vero che anche i renani dovranno scendere in campo in Ticino con la giusta determinazione, se vorranno fare risultato.
La classifica dice che, con la vittoria di ieri, il GCZ, al 6° posto, è stato ricacciato a 10 lunghezze: la squadra bianconera è ancora quinta, per effetto della differenza reti. Tuttavia, ha raggiunto il Lucerna, ed è a soli due punti dal Sion al terzo posto, con entrambi gli scontri diretti (in Vallese e a Cornaredo) ancora da disputare. Ma al di là della classifica, quello che salta all’occhio è la determinazione e la concretezza dei ticinesi i quali, ieri, hanno vinto con Sabbatini in tribuna per squalifica (nelle 7 partite senza il capitano, finora, avevano raccolto la miseria di due pareggi). Segnale, questo, di forza del collettivo, e di capacità dei singoli di inserirsi con facilità negli schemi.
Quando gioca, il Lugano fa cose semplici: passaggi corti o cambi di gioco sull’uomo libero, pallone che corre veloce rasoterra per evitare il pressing degli avversari. L’affondo, o la giocata più temeraria, è riservata normalmente ai piedi buoni come Alioski, soprattutto, e Sadiku. Tuttavia, anche Mariani e Črnigoj sanno affondare quando serve, provando anche la conclusione in prima persona. Sull’altra fascia, Mihajlović si disimpegna sempre meglio e, in difesa, i centrali Sulmoni e Golemić concedono sempre poco, anche se qualche sbavatura, a volte, può ancora accadere.
L’Europa, insomma, è ormai davvero un’ipotesi concreta. Le combinazioni sono tante, e molto dipenderà dal risultato della finale di Coppa svizzera: se dovesse prevalere il Basilea, alla squadra che conquisterà il terzo posto (in teoria anche il Sion stesso, avversario dei renani a Ginevra, che occupa attualmente questa posizione in graduatoria), sarà garantito l’accesso diretto alla fase a gironi: si tratta di una cifra importante, ed è il motivo per il quale il presidente dei vallesani, Constantin, ha agito con determinazione, la settimana scorsa, mettendo il tecnico Peter Zeidler a “riposo”, e cercando, così, di motivare i suoi.
In conclusione, la squadra ticinese è, in questo momento, la più in forma del campionato. Certo, adesso la sfida sarà mantenere questo livello così elevato di concentrazione e freschezza fisica sino al 2 giugno. E, soprattutto, di lasciare l’ambiente coi piedi per terra, ricordando da dove si è partiti, dopo Natale. La cosa più ingiusta, nei confronti del gruppo, sarebbe infatti, secondo noi, considerare deludente un risultato al di sotto del 4° posto.
Renzetti lo ha sempre detto, a onor del vero: questa è una rosa da centro classifica, e non da lotta per non retrocedere. Poi, chissà cos’avrebbe fatto Andrea Manzo, con Sadiku in squadra; e, alla fine, parte del merito della salvezza (e di ciò che verrà in più), sarà anche del suo stupendo mese di settembre. Però, la quadratura del cerchio, questo 3-5-2 che sta diventando “mitico” come la celebre difesa 1-3-1 dell’Olimpia Milano dei tempi d’oro, è venuto dopo. E, forse, il “Pres” ha avuto, ancora una volta, l’intuizione giusta. Anche se “A fine stagione, tireremo la riga”, come ama spesso dire il Presidente bianconero.