L’importante è che giochi
Come due anni fa esplose la malattia collettiva per Dybala, quest’anno tocca a Patrik Schick far impazzire tutti gli appassionati di Serie A. Il lungagnone della Sampdoria ha appena messo la parola fine ai due mesi più belli della sua carriera con l’ennesimo gol, l’undicesimo in stagione, che va ad aggiungersi agli altri quattro fatti registrare da inizio marzo ad adesso; da quando Muriel si è fatto seriamente male – prima della partita di San Siro con l’Inter – e Schick è stato promosso titolare, l’attaccante ceco ha segnato quattro gol in cinque partite. Tra l’altro quasi tutti gol bellissimi, quasi sempre. Not bad per un rookie del campionato che, a tutt’oggi, ha messo a referto solo dieci partite da titolare. Dieci. Meno dei gol.
La media è fantastica: un gol ogni 110’ circa e ieri sera il numero 14 si è preso il trono di giocatore blucerchiato più prolifico in Serie A. Tutto questo ben di Dio, a volte addirittura sciorinato con apparente facilità, ha prima chiamato in causa paragoni altisonanti (Ibrahimović prima, Bergkamp poi ma, probabilmente, il nome più adatto come termine di paragone potrebbe essere quello di Robin van Persie) e poi suscitato l’interesse di tante, tante squadre. Si sono fatti i nomi di Inter, Juventus, Milan, Napoli e Roma ma anche di qualche superpotenza estera; dove vada il pennellone ceco non ha alcuna importanza. La priorità è che trovi un posto dove giocare sempre, in che contesto è relativamente importante.
Perché è fondamentale ricordare ancora una volta che il motivo per cui il ragazzo s’è preso i galloni da titolare a Genova è l’infortunio di Muriel un mese fa e che quindi ha sostanzialmente giocato tre quarti di stagione da riserva (o meglio, da super riserva). Per quanto si veda a occhio nudo il talento dell’ex Sparta Praga, vanno capite meglio le reali proporzioni del suo livello globale e quindi l’opzione migliore per la sua carriera, per quanto adesso meno diffusa di un tempo, potrebbe essere l’acquisto del suo cartellino da parte di una big già tra qualche mese ma lasciandolo un anno in prestito alla Samp e a Giampaolo, che al momento è senz’altro il massimo esperto in Italia di schickismo. O se proprio non dovesse restare in Liguria, andrebbe bene una qualsiasi altra piazza italiana di dimensioni comparabili che possa garantirgli la titolarità assoluta perché vederlo subito in una grande ma ancora in panchina, panchina e panchina sarebbe un discreto delitto.
La speranza è che il buon Patrik tenga decisamente da conto che il suo scopo principale, nei prossimi anni, deve essere quello di affermarsi come titolare inamovibile a prescindere da quello che sarà il contesto. Un po’ perché ha margini di crescita ancora talmente grandi da essere virtualmente sconosciuti, un po’ perché sarebbe veramente criminale privare gli appassionati di Serie A del piacere di vederlo in campo.