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Cannavaro non merita alcuna critica

Al triplice fischio della gara contro il Sassuolo, in casa napoletana si potrà parlare di tutto. Di un punto guadagnato o di due punti persi, di cosa si poteva fare e non si è fatto, dell’arbitraggio di Damato, degli errori di Hamšík, della difesa azzurra e di cosa poteva o non poteva fare Sarri. Tanti gli argomenti utili ad analizzare una gara dai tanti risvolti. Eppure il dito puntato di una minoranza del tifo azzurro (per fortuna, una minoranza) va a Paolo Cannavaro, reo di essere stato troppo… professionista. E meno male che al 92’ le telecamere hanno mostrato che il tocco è stato di testa e non di mano, altrimenti per l’ex capitano partenopeo si sarebbe preannunciato un lunedì ancor più infuocato.

Che il mondo social sia padre di tanti mali (a qualcuno davvero è sfuggito di mano) lo si sapeva già da tempo. Non di certo e soltanto perché si accusa in maniera gratuita un Cannavaro di turno. Ma nonostante siano tematiche leggere, ancora una volta va ammesso che (a malincuore perché da napoletano ndr) un velato provincialismo traspare da coloro che, prima di pretendere l’impeccabilità alla propria squadra, pensano a puntare il dito contro l’ex di turno. Oggi l’ex centrale e capitano azzurro difende la retroguardia del Sassuolo. Lo fa con onestà e professionalità. La stessa che ha messo a disposizione per sette stagioni e mezzo, rinunciando alla Serie A a 25 anni, per accettare il Napoli e la cadetteria. Paolo Cannavaro ha sempre sostenuto i colori azzurri e lo fa ancora oggi. Anzi possiamo dire che siano stati gli stessi tifosi partenopei a non essergli stati grati, quando tra mille voci extracalcistiche (si parlava di alcuni screzi con la società) lo “costrinsero” ad andare al Sassuolo. E permettete che dopotutto questo qualche sassolino negli scarpini Cannavaro vorrebbe toglierseli, al di là della fede calcistica?

Ma ciò non toglie che tra le tante argomentazioni, l’accusa a Cannavaro è la più deleteria, oltre che la più inutile, per l’intelligenza e la sportività della gran parte dei sostenitori napoletani. Un grande popolo, con una storia alle spalle da non essere considerati secondi a nessuno. Calcisticamente tra le piazze più passionali del globo, con un ottimistico sguardo al futuro in tema di risultati da raggiungere. Perché sporcarsi di un provincialismo gratuito, pretendendo un gentil omaggio da un ex di turno, comunque figlio orgoglioso della sua terra, invece che incavolarsi per un retropassaggio di Hamsik che all’improvviso ha visto Berardi in maglia azzurra? Per carità, nessuna critica allo slovacco, anche i migliori sbagliano. Ma quantomeno, ne guadagnerebbe l’onestà intellettuale.

Il Napoli a Sassuolo non ha vinto perché la lucidità si è presa qualche pausa. Ormai è una costante per l’undici azzurro. La fortuna non ha teso, di certo, una mano. Un rigore negato, forse due, come il numero di legni colpiti. Il Sassuolo ha fatto poco, e quel poco lo deve alle solite amnesie difensive azzurre. Quindi invece di prendersela con Cannavaro, professionista integerrimo, si analizzi il resto. Oppure ci si lasci andare a imprecazioni di qualsiasi genere, fanno anche bene per sfogare l’amarezza. Perché scandalizzarsi per l’impegno di un professionista sembra l’ennesima grande contraddizione del nostro paese.