Un cazzotto in pieno volto. Che ti manda al tappeto e dal quale rialzarsi è molto difficile. Un colpo che hanno subito tutti gli appassionati di ciclismo – e di sport in generale – una mezz’oretta fa. Quando le agenzie di stampa hanno cominciato a battere una notizia davvero dura da digerire.
Michele Scarponi, l'”Aquila” di Filottrano, ha spiccato il volo verso il Cielo. Lo ha fatto questa mattina verso le 8, quando è stato investito da un furgone mentre si allenava proprio sulle sue strade di casa. Avrebbe compiuto 38 anni a settembre. Michele spicca il volo, lasciando attoniti tutti quanti noi che, come spesso afferma il grande Eddy Merckx, “siamo nati con una bicicletta nella pancia e moriremo con una bicicletta nella pancia“. Irreale immaginare il gruppo alla partenza della 100/a edizione del Giro d’Italia, il prossimo 5 maggio dalla Sardegna, senza il suo sorriso e senza le sue battute che lo avevano reso protagonista nel plotone e praticamente uno di famiglia per tutti. Già, il Giro d’Italia. La corsa che ha fatto sua – sebbene a tavolino dopo la squalifica di Alberto Contador – nel 2011 e dove ha portato a casa 3 tappe, 2 nel 2009 e 1 nel 2010. La corsa dove avrebbe rivestito i gradi di capitano dell’Astana dopo la forzata rinuncia di Fabio Aru.
Incredibile solo pensare che lunedì scorso aveva interrotto un digiuno di vittorie che durava da quattro anni, imponendosi nella 1/a tappa del Tour of the Alps (il vecchio Giro del Trentino). Incredibile solo pensare che ieri, neanche 24 ore fa, scattava sul Monte Bondone nel tentare di far sua la corsa, vinta poi dall’inglese della Sky Geraint Thomas.
Ora non sta a noi chiarire il perché e il come è accaduto il tragico incidente. Spetterà alla Magistratura farlo. Noi possiamo solo stringerci alla moglie e ai suoi due figli, che hanno perso rispettivamente un marito e il padre. E possiamo, anzi dobbiamo, ricordarlo col sorriso. Le Aquile non scendono mai a terra, ma volano sempre più in alto, senza limiti. Così ha fatto Scarponi. Ciao Michele!