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Foto Antonio Cunazza - Per gentile concessione dell'autore

I profili social dell’AS Monaco postavano, prima della gara di ritorno, l’immagine di una bella reunion della leggendaria squadra che nel 2004 raggiunse la finale di Champions League. Foto evocative e gesto, se vogliamo, apotropaico. Ed efficace: 3-1 al Borussia Dortmund e, sulla scia del 2-3 dell’andata, semifinale conquistata.

Far parte del gruppo delle prime quattro del reale è un risultato straordinario per la formazione monegasca. Fondata 92 anni fa (il 23 agosto 1924), non ha uno straordinario palmarès: 7 campionati francesi (l’ultimo nel 1999-2000), 5 coppe di Francia (l’ultima nel 1990-91), 1 coppa di lega e 4 Trophée des Champions (la nostra Supercoppa). A livello europeo, il nulla; a parte piazzamenti importanti: la finale di Champions di cui sopra, un secondo posto in Coppa delle Coppe (1991-1992) e altre due semifinali continentali (UEFA e ancora Coppa Coppe).
Scendesse in campo la bacheca, in semifinale non ci sarebbe storia: Juventus superiore per titoli e blasone, a livello sia domestico che europeo.
In campo, si dirà, vanno i giocatori e anche qui la Signora pare favorita: Transfermarkt stima che la rosa della Juve valga 450.80 milioni di euro, contro i 197.80 de Monaco. Comunque non pochi: sono tantissimi i nomi interessanti e di prospettiva. Alcuni dei quali già ‘valgono’, mercato alla mano, una fortuna: quanto lo valutiamo Kylian Mbappé, che a 18 anni ha terrorizzato le difese di mezza Europa, oltre a quelle di tutta la Francia?
Chiamato già questo marzo a esordire in nazionale (per evitare la ‘concorrenza’ del Camerun, ma non solo), il ragazzo si è preso il palcoscenico tutto per sé, attirando le attenzioni di tante grandi. Eppure non è il solo elemento valido: ogni reparto alterna possibili (futuri?) crack mondiali a giocatori solidi e dalla provata esperienza, sino a nostre vecchie conoscenze come Glik e Raggi. Per l’ex capitano del Toro, in particolare, è la consacrazione: la mente va all’impresa in maglia granata con l’Athletic, ma qui sta alzando parecchio il tiro. Avrà, siamo sicuro, il ‘tifo’ della metà torinista di Torino: vuoi mettere vederlo arrivare in finale eliminando proprio la Juve?

Il valore del Monaco è noto e i panni di sorpresa li veste egregiamente. Sembra quasi che ci godano, i ragazzi di Leonardo Jardim, a sovvertire i pronostici. Lo stanno facendo in patria (altro che Ligue1 chiusa in partenza dai paperoni del PSG!) e anche in Champions League: sembrava l’anno giusto per il salto di qualità europeo del Manchester City di Guardiola (battuto grazie alla regola dei gol in trasferta, ma soprattutto bucato 6 volte) e lo stesso Dortmund veniva dal primo posto nel girone davanti addirittura al Real Madrid.
Per i bianconeri, la classica buccia di banana: paradosso quanto vuoi ma quasi quasi sarebbe stato meglio vestire i panni della sfavorita, quella con nulla da perdere.
Ma stavolta i bianconeri da perdere hanno tutto: il primo posto davanti a Siviglia e Lione, 5 anni (6?) di dominio in Italia e il doppio exploit sul Barcellona hanno fatto calare le quote per un suo trionfo europeo. Che manca da 21 anni (Vialli, Roma, i rigori, 1996) ed è l’unico trofeo sfuggito a Gigi Buffon; già una leggenda ma via, si vede tantissimo che gli manca questa Champions: tutto da perdere ma la ciliegina sulla torta da guadagnare, l’unica casella rimasta libera in una bacheca personale da eroe già di suo.

Una buccia di banana allora, dicevo. Anche perché questa Juve, per quanto strano possa sembrare, non sono sicuro sarebbe partita da sfavorita contro il Real. L’attuale Real: campione d’Europa, capolista in Spagna con 3 punti e 1 partita in meno nei confronti del Barça, eppure preoccupante nella doppia sfida al Bayern. Vuoi per l’arbitraggio (impossibile non parlarne, impossibile non pensarci), vuoi per le carenze della squadra di Ancelotti: la Juve ha dimostrato di potercela fare con chiunque e dalle parti del Bernabéu non avrebbero gioito di un accoppiamento coi bianconeri.

A prescindere da come andrà (ma questo deve essere l’anno buono), resta una Juventus solida, concreta, matura e vincente. Bella anzi bellissima: il capolavoro dell’andata col Barcellona i tifosi (anche avversari) non se lo scorderanno.
E ora, calo del livello della Serie A o meno, l’occasione di rincorrere la Juve di Trapattoni e quella di Lippi. Scrivere la storia e diventare ‘grande’ anche in Coppa Campioni/Champions League, dove effettivamente ha vinto meno di Real, Milan, Bayern, Barcellona, Liverpool, Ajax, Manchester United e anche Inter (vuoi mettere raggiungerla?).
Pensando al Monaco e poi eventualmente alla finale.

Perché se l’Europa League di tre anni fa ha insegnato qualcosa è che è meglio dire, come diceva proprio Trapattoni, “don’t say cat until you’ve got it in the bag”.
Il Monaco è anche più forte di quel Benfica ma, la verità è sotto gli occhi di tutti, la Juventus è cresciuta come non mai.