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Un mestiere infame. E vi spieghiamo il perché

Il calcio è una passione che porti con te da bambino, seguendolo allo stadio o alla TV, sognando di diventare, da grande, uno dei calciatori che calcano quei campi, acclamati e idolatrati.

Ma si sa, ce la fanno in pochi, per doti tecniche innate e vite che vanno nel verso giusto. E, allora, quel sogno pian piano si trasforma in altro, magari provando una carriera da arbitro o da addetto ai lavori. O, come fanno in molti, intraprendendo la carriera di giornalista sportivo.

Ormai non si contano gli aspiranti tali, coloro che pagherebbero pur di diventare cronisti di sport. Ma, come per il percorso del calciatore, per affermarsi come giornalista sportivo la strada è lunga e piena di ostacoli. Non ci si può improvvisare per diventare professionisti: alcuni ce la fanno, arrivano ai piani alti di questo splendido mestiere, spesso con pieno merito, senza dubbio con fatica.

Uno di questi è un amico e collaboratore di MondoSportivo (ex MondoPallone) da quasi cinque anni, Stefano Giovampietro. Adesso, è uno dei pilastri di Udinese TV, collaborando da qualche stagione con la società friulana. Non è stato facile arrivare a un certo livello: tanti i sacrifici, la distanza da casa, il doversi reinventare decine di volte, lavorare sugli errori per migliorare, fare di volta in volta attenzione ai particolari. E, come per i calciatori, con il dovere di mantenere un livello prestazionale altissimo, perché, essendo quello del giornalista un lavoro ambito da molti, al minimo calo c’è sempre qualcuno pronto a subentrare. Chi non è in grado giunge presto a fine corsa, magari dicendo “Tu ce l’hai nel sangue” a chi, invece, riesce nel coronamento del sogno. Non è così: le doti possono essere innate, certamente, ma non è mai semplice mantenere alti gli standard, non è mai facile “arrivare”.

Lungi da noi voler “beatificare” Stefano. Ma chi non fa questo mestiere non può capire, oggi, cosa sia diventato. Non ci sono attimi di sosta, specialmente se si lavora per una TV, figuriamoci un canale che lavora 24 ore al giorno, totalmente dedicato a una squadra di Serie A.

Ciò che è successo sabato sera, nel parcheggio riservato alla stampa dello stadio San Paolo, non ha giustificazioni. Stefano, dopo ore di diretta e la telecronaca dell’intero match Napoli-Udinese, ha trovato la propria macchina fatta praticamente a pezzi, tra centralina rubata e vetri in frantumi. E per questo, da napoletano (e perdonate il riferimento personale, che va oltre il nostro classico stile di scrittura), sento di esprimergli massima solidarietà, mista a un senso di vergogna.

La redazione tutta di MondoSportivo esprime così la propria vicinanza a Stefano. Perché noi giornalisti sportivi non siamo veline né tronisti. E uno sfregio del genere intacca notevolmente le nostre vite, sia dal punto di vista umano sia per l’aspetto puramente economico. Perché Stefano, sceso da Udine per passare la Pasqua nella sua Terracina (una domenica in famiglia: cosa rara nel corso dell’anno), si è ritrovato senza auto, quando da qualche minuto era cominciata la domenica di Pasqua. E poche ore dopo avrebbe avuto anche il ritorno immediato in Friuli.