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Giornata campale per i colori rossoneri. Oggi si chiude, e parliamo al presente, senza condizionali e/o frasi ipotetiche. Oggi, signore e signori, si chiude davvero! Lo strabenedetto “closing” si farà, la firma verrà apposta, il Milan cambierà proprietario. Finisce l’era Berlusconi, e per quanto si possa criticare il presidente rossonero, per quanto si possano avere idee politiche diverse e per quanto si possa dire riguardo alle sue vicende personali, l’unica cosa di cui, davvero, non è possibile dubitare neanche lontanamente è la sua capacità imprenditoriale. Nello sport e non solo.

Il suo Milan, in trent’anni, è stato per larghi tratti meraviglioso. Una storia lunga, iniziata nel marzo del 1986, e che si chiuderà in queste ore, seppur c’è da dire che già da qualche anno la situazione in casa rossonera sembrava già parecchio, diversa da quella a cui i tifosi erano abituati. Il punto di svolta, nel 2012: l’addio dei senatori (Inzaghi, Gattuso, Nesta, Seedorf, Zambrotta) e i tentativi (falliti) di trovare degni sostituti. Non c’erano più le forze, quelle mentali soprattutto. È la vita: i cicli si aprono, i cicli si chiudono. Quello di Berlusconi al Milan si chiude. Quello delle cordate cinesi-pigliatutto è appena iniziato.

È strana, in effetti, come cosa: sembra come seguire le mode. Prima l’avvento dei russi, poi gli arabi, ogni tanto gli americani, adesso i cinesi. Milano presa del tutto, quello di sabato sarà il primo derby meneghino totalmente cinese. Un derby che si giocherà a pranzo perché l’economia deve girare, ed è tempo di estendere il proprio marchio anche laggiù dove il denaro viaggia che è una meraviglia. È là che la comandano, adesso, e questa Italia che soffre la decennale famosissima crisi non può che adeguarsi. Questione di gerarchie. Già, gerarchie economiche: in Brasile, per esempio, si scelgono gli orari delle partite anche in base agli orari europei, così da poter vendere al meglio il prodotto nel continente più ricco, quello del calcio che costa milioni. Qui da noi, stiamo imparando a fare la stessa cosa. E per quanto possa sembrare strano, la mossa è giusta, e se per qualcuno può risultare poco affascinante giocare un derby all’ora di pranzo, beh: dovrà adeguarsi. Ubi maior….

Closing, dunque. Finalmente. Si chiude una telenovela che aveva iniziato, davvero, a stancare. Si è detto tutto e il contrario di tutto, si è ipotizzata qualsiasi cosa: soldi da far rientrare in Italia, imprenditori ciarlatani, dirigenze chiacchierone, giocatori fannulloni, allenatori capri espiatori pronti a partire in caso di accordo o costretti a rimanere in caso di fumata nera. Closing, ora, e tutto cambia. Panta rei, Milan: chapeau a Berlusconi per quanto fatto in questi trent’anni e oltre alla guida del club. Un grande in bocca al lupo a questa Cina venuta a investire tanti milioni qui da noi.