Editoriali

Operazione Pacifico

Messo in archivio, non senza magone, un 6 Nazioni da ultimo posto, cucchiaio di legno e ‘Whitewash’, l’Italia del rugby ha ripreso a lavorare con gli impegni a livello di club di Treviso e Zebre, il campionato nazionale e soprattutto la programmazione dei prossimi eventi internazionali.
Se c’è una cosa che piace, del rugby union attuale, è che il calendario è ben noto con largo anticipo e ti puoi organizzare. Come dire che Suva non è dietro l’angolo, sì, ma puoi risparmiare un gruzzolo (se ce l’hai) e seguire gli azzurri pure lì; è come un paradiso terrestre, del resto, e oltre all’ovale hai in bonus la bellezza mozzafiato della natura.

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Ora, oltre alla comodità per i tifosi e agli accordi presi con largo anticipo con World Rugby e le altre federazioni, sappiamo ufficialmente da ieri il programma degli azzurri nei test match di giugno. Formula ufficiale: 2017 mid-year rugby union internationals, perché dire ‘fine stagione’ suonerebbe partigiano visto che mezzo mondo rugbistico (l’Emisfero Sud) segue un calendario di club diverso dal nostro.
Tre tappe, tre nazioni e un fuso orario che va capito prima di iniziare, se si vorranno seguire le partite. Interessante il primo match, programmato per sabato 10 giugno a Singapore. Non una roccaforte del rugby ma certo luogo strategico a livello commerciale, di scambi, visibilità e opportunità: scendiamo in campo allo Stadium Nasional Singapura (55 mila posti di capienza, usato anche per calcio e cricket) contro la Scozia, nostra vecchia conoscenza. Ci confrontiamo col ‘cardo’ ogni anno nel 6 Nazioni; ultimamente prendendole: fanalini di cosa negli ultimi due tornei, i nostri ragazzi avranno voglia di rivalsa. Scozia non sorpresa dell’ultimo torneo (ce lo ha confermato Vittorio Munari in tempo non sospetti) ma esempio di programmazione ben fatta e (ben) riuscita: guardiamoli, imitiamoli, cospargiamoci il capo di cenere e mettiamoci in gioco. Saremo a Singapore non solo per questioni commerciali, o per pubblicizzare lo sport: c’è da difendere il nostro status di appartenente all’élite dopo le (comprensibili, e motivate) provocazioni della stampa anglo-sassone, o del management georgiano. Bussano alle porte del 6 Nazioni, chiedono un’espansione e/o un cambiamento, e per ora ci salvano la bellezza della città di Roma, la comodità – per i tifosi delle Home Nations e della Francia – della trasferta nell’Urbe e questioni strategico commerciali: Scozia-Italia del 10 giugno è anche un modo di rifarci il look (e il ranking).

Una settimana dopo, eccoci a Suva contro le Isole Figi. Una vera e propria trasferta e stavolta non in campo neutro. Gli amici di Rugby Data ci dicono di 10 precedenti, con 5 successi a testa: non che ci sia una vera e propria rivalità coi Flying Ryan, ma sistemarci le statistiche gioverebbe all’autostima.
Chiuderemo infine il 24 giugno a Brisbane, al Suncorp Stadium. Esempio di tipico impianto multifunzionale, usato da svariati sport australiani (e da entrambi i ‘codici’ del rugby), è un vero e proprio gioiello. Lo è meno la nazionale australiana in questo momento storico, eppure resta una delle top del mondo e, soprattutto, una di quelle contro cui non abbiamo mai vinto: come All Blacks e Inghilterra.

La storica vittoria contro il Sudafrica ha dimostrato che anche a un’Italia in crisi d’identità e di gioco possono riuscire i colpacci e il test contro questi Wallabies malconci e iper-criticati pare l’occasione ideale; anche per strappare un sorriso alla comunità italo-australiana locale, che non manca mai di sostenere le proprie radici familiari (non si smette di essere italiani in una-due generazioni, o sì?) e sarà presente: andiamo a vincere e andiamo avanti. Forza azzurri.

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Matteo Portoghese